44 - Loss

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Tornai fuori quasi subito, senza neanche scambiare una parola con Maddie. Piombai dritta di fronte a Peter e lo indicai, per poi fargli cenno di andare direttamente in casa e trovare Maddie per parlarle. Quella volta non c'era niente che potessi che fare per calmare le acque. Era diventata una questione fra loro due soltanto ed erano gli unici a poterla risolvere.

«Stai scherzando, spero.» rispose Peter.

Scossi il capo e ripetei il cenno di seguirla, con più decisione.

«Mi stai mandando in pasto ad una iena, sappilo.» sbuffò.

«Se ti sforzassi di vederla per come realmente è, non perderesti tutto questo tempo. Ti ho già detto che non ne hai molto prima di distruggere tutto, no?» chiarii.

Peter non fiatò oltre ed entrò in casa, per poi fare retromarcia qualche minuto dopo.

«Ho paura che il mio tempo sia scaduto.» mi disse, col respiro corto.

Inspirai lentamente.

«Starà tornando a casa a piedi. Segui la strada e, probabilmente, la troverai ferma da qualche parte, troppo stanca per continuare. Non perdere altro tempo, corri.» gli intimai.

Lui lanciò un'occhiata ai nostri libri aperti, combattuto.

«Peter, conosci a memoria questi libri e tutti gli approfondimenti che noi non ci siamo mai dati la pena di notare. Adesso metti da parte la ragione e segui il tuo cuore, non puoi fingere di non averlo in eterno.» osservai, seccata.

Io e gli altri cominciammo, effettivamente, a ripassare argomenti vari e disparati di tutti i campi, finché l'ora di cena non ci costrinse a tornare a casa. Avevamo disturbato abbastanza Steve e la sua famiglia.

Non mi sfuggì la malinconia nel suo sguardo, quando mi congedai. Dalla sua bocca non uscì una parola, ma i suoi occhi mi stavano implorando di rimanere, ripensare alle mie decisioni e tornare da lui. Mi salì un groppo in gola, che mi costrinse a dischiudere le labbra per prendere aria. Interruppi il contatto visivo prima di scoppiare a piangere e me ne andai, più provata che mai.

Vicino a casa mia, riconobbi l'auto di Eric.

«Il funerale di mia nonna si terrà lunedì e so che non ci sarai, ma volevo che lo sapessi. Oggi ho aggiornato il mio testamento, dal momento che ho ereditato tutto quello che è mai stato sotto il nome della mia famiglia. C'è un interessante appartamento, a New York, dove sono stato soltanto per poco tempo, un annetto fa. Come vedrai al tuo arrivo, non è molto arredato e non c'è niente di personale lì, a parte un album di foto ricordo. Spero che, quando lo trasformerai in uno spazio tuo, conservi quell'album. Non lascerò molte tracce su questo pianeta, ma tu ti prenderai cura di quel mucchio di carta e inchiostro colorato, vero?» mi comunicò.

«Certo che me ne prenderò cura.» sorrisi, un po' triste all'idea che, nuovamente, il nostro tempo fosse contato.

Eric mi abbracciò.

«Lunedì vengo a prenderti io dopo l'SAT. Ti porto in un posticino grazioso a mangiare.»

Il mio sorriso si allargò e cancellò ogni ombra di tristezza.

«Non riesco a crederci... Davvero ci comporteremo da normali fidanzati in pubblico?» esplosi di gioia.

«So che l'hai desiderato per tanto tempo e, se questi miei ultimi giorni di vita non servono a renderti felice, allora posso farla finita e basta.» scherzò lui.

Rimasi aggrappata alle sue braccia per un po', finché non mi squillò il cellulare.

Lessi il nome di mia madre sullo schermo.

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