16 - Sharp

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La sera stessa dopo la litigata per telefono con Maddie, Eric si presentò sotto casa mia. Mia madre era uscita fuori a cena con Matthew, perciò andai ad aprire in prima persona.

«Eric... Che sorpresa. Cosa ci fai qui?» lo salutai.

«Mi stavo chiedendo la stessa cosa.» fece Steve, comparendo dalla penombra.

Fui percorsa da un brivido di paura, ma mi ripresi subito. Era solo Steve, mi convinsi. Nessuno di cui doversi spaventare.

Mi strinsi nella blusa leggera, accusando lievemente il venticello fresco che proveniva dall'esterno.

«Ah, ciao. Tu devi essere...» salutò Eric, rivolgendosi al mio amico.

«Steve. Piacere.»

«Il piacere è tutto mio...» ricambiò, direzionando dunque il suo sguardo verso di me. «... Oppure no?»

L'espressione di Steve era astio allo stato puro. Pur non essendo mai stato in compagnia di Eric, sapeva perfettamente chi fosse e non gli aveva mai riservato particolare simpatia.

Dal canto suo, nemmeno Eric assunse un'aria amichevole. Cominciai a sentire puzza di battaglia per il livello di testosterone più alto.

«Comunque, volevo soltanto scambiare due parole pacifiche con te, Chloe.» riprese il mio ex fidanzato segreto.

«Certo. Steve, riesci ad aspettare un paio di minuti? Eric non si tratterrà molto.» contrattai.

Il mio ormai nuovo fidanzato segreto si mise in disparte, lanciandomi un'occhiata che stava per "lo faccio solo perché me lo stai chiedendo tu".

Eric mi trasse più in là, di modo da creare la distanza necessaria ad impedire qualsiasi tentativo di spionaggio uditivo della nostra conversazione. Frugò nella tasca interna della giacca di pelle (sì, un classico che aveva contribuito alla mia stupida cotta che si era trasformata in una ancor più stupida relazione nascosta) e ne cavò fuori un bigliettino da porgermi.

«Questo è l'indirizzo di mia nonna. Domani passerò da lei e... Mi piacerebbe che ci fossi anche tu. Forse, posso farti ricredere su tutta la storia della fiducia e...»

«No, Eric. Non basterà giocare la carta di tua nonna per vincere la partita. Spero che tu non mi creda così scarsa come avversaria.» lo interruppi.

Lui fece un sospiro scocciato.

«Infatti non dovremmo essere avversari, ma alleati, Chloe. E, se la smettessi di dare retta ad un giocatore di football qualunque, magari, renderesti la situazione meno complicata.» replicò, infiammato.

«Ah, adesso sono io quella che complica la situazione? Non sei tu con tutti i tuoi segreti e le tue false promesse? Ormai non ti credo più, Eric, e non c'è nonna che tu possa usare per convincermi del contrario.» ribattei. «E poi... Steve è mio amico da anni. Ed è il quarterback della squadr-»

A quel punto, sniffò una risata amara.

«E come poteva non esserlo? Cliché a tutti i costi, eh?» mi derise.

«Parla quello che esercita i suoi segreti come attrattiva sulle ragazze, serviti su una gloriosa giacca di pelle da bello e dannato ed una lingua biforc-»

«Era ancora biforcuta quando ti confessava di amarti? Quando ti faceva perdere la testa con dei baci che potrai solo sognare, con quello lì? Avanti, Chloe, non prendiamoci in giro: io sono meglio di lui e lo sai.»

Fu il mio turno di assumere una risatina di scherno.

«Quindi è a questo che vuoi ridurre la nostra mini-conversazione privata? A chi è il migliore fra voi due? Cos'è, una competizione? Posso partecipare? Ah no, io sono il premio. Scherzavo, mi ritiro.» lo accusai, parlando velocemente.

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