|we are for ever|

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Ollie si è svegliato nel pomeriggio quasi verso cena, era ridotto a uno straccio, restò a letto per il resto della giornata. Quella notte non riuscivo a dormire, ero sopraffatto dall'emozione non sapevo quale, mi alzai così com ero, uscito dalla stanza entrai in quella di Ollie, era adorabile quando dormiva, attraversai la cucina per uscire nel balcone, guardavo New York al chiaro di luna, era tutto così bello, stavo con Oliver, pochi anni prima lo avevo scelto con una foto per quell'estate e ora eravamo una cosa sola. Sentivo dei piccoli passi, silenziosi, come se non volessero farsi sentire da orecchie indiscrete, sentivo respiri quasi impercettibili, si avvicinava sempre di più ma lentamente come un bambino che si avvicinava al pallone finito nell'erba alta, era Oliver mi sfiorò la mano come per salutare -Non riesci a dormire vero?- -Già- -Oggi mi sono dimenticato di dirti che mi ha chiamato mia madre, dice che papà è andato via e che ha scoperto cosa ha fatto, tutte le percosse e questo tipo di cose, mi padre prima di andarsene le ha detto che il motivo di tutto era perché sono gay, e lei mi ha chiamato anche per invitarci a cena quando vogliamo- -È fantastico, sono felicissimo- -Non ho confermato nulla perché non sapevo se ti piacesse l'idea, ma se per te va bene, quando vuoi andare?- -Fra qualche giorno, Ollie starà meglio, e io avrò il tempo di elaborare la scena- -Mi mancava vederti al chiaro di luna- guardai l'orologio in cucina, la luna lo  illuminava e l'orario si vedeva benissimo -Guarda che ora è- dissi -Uh è mezzanotte- misi la faccia fra la sua spalla -Andiamo a dormire, se non ci riesci ti faccio dormire io- mi prese la mano e facemmo il giro a ritroso, non riuscivo ad addormentarmi, mi mise la mano sulla spalla e caddi fra le braccia di Morfeus. Il mattino dopo, quando mi sono svegliato, Oliver era già andato via, percepivo comunque il suo tocco sul mio viso, mi alzai era tardi, andai da Ollie, che si svegliò sentendomi entrare -Posso non andare a scuola oggi?- -Resti a casa finché non ti riprendi- gli baciai la fronte, era fresco come una rosa -Cosa vuoi per colazione?- -La cosa più semplice da fare, so che non sei proprio uno chef- -Va bene pane e burro d'arachidi?- -Perfetto- -Ce la fai ad alzarti?- -Posso provare- lo aiutai ad alzarsi, stava bene, riusciva pure a camminare -Sai, ti ho sempre voluto chiedere una cosa, come ti sei fatto la cicatrice, quella sul petto- il mio cervello torno indietro di circa dieci anni e tornò al giorno dello sparo -Stavano sparando a Oliver e mi sono messo in mezzo- -Ma saresti potuto morire- -Sarebbe potuto morire Oliver- -Come vi siete conosciuti voi due? siete così diversi- -Si parla di circa undici anni fa, io avevo diciassette anni, lui è venuto a casa nostra per l'estate, o meglio, solo sei settimane, ti avevo raccontato che papà insegnava ad aspiranti dottori- -Forte, e poi ti sei perdutamente innamorato, chi è Marzia? Scusa ma ho un po' origliato il tuo discorso dell'altro giorno- -Una ragazza francese, l'hai pure conosciuta quando siamo stati in Italia per tua madre- -Ah, me la ricordo quella ragazza, era carina- -Lo pensavo anche io ma non la amavo davvero- Dopo colazione misi un film in tv e ci rilassammo sul divano, ma guardavo la porta ogni cinque secondi, è una cosa davvero stupida, sapevo perfettamente che era presto perché Oliver tornasse, ma continuavo a guardare. Oliver tornò qualche ora più tardi e ormai io e Ollie avevamo già ridotto la cucina ad un groviglio di farina, uova e cioccolato provando a fare una torta -Cosa avete combinato voi due?- -È una sorpresa- dicemmo all'unisono io e Ollie -Ah, una sorpresa, e quando scoprirò cos'è?- -Devi aspettare ancora un pochino- gli sporcai il naso di farina -Tanto prima o poi lo scoprirò cos'è, siete tutti sporchi, andatevi a cambiare, che vi ho portato anche io una sorpresa- andai in camera, i pantaloni erano salvi, ma la maglia era completamente da lavare, la levai e aprendo l'armadio ho trovato svolazzina, l'ho messa, e sono corso in cucina, c'era tutto apparecchiato: bicchieri, forchette, tovaglioli, acqua e tre piatti di tortelli cremaschi. Abbracciai forte Oliver -Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta la sorpresa- -Ma come hai fatto? È impossibile trovarli qui a New York- -Difficile non impossibile- mi arruffò i capelli -Questi Ollie sono tortelli cremaschi e sono la cosa più buona che tu abbia mai mangiato, dopo la pizza, quella non la batte nulla- Oliver amava la pizza quasi quanto amasse me, ma per sua fortuna la amavo anche io -Wow, sono bellissimi- -Aspetta di assaggiarli- lo avvisai io, Ollie li ha adorati, erano buonissimi.
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𝚂𝚎 𝚗𝚘𝚗 adesso , 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘? E+ODove le storie prendono vita. Scoprilo ora