|You was there|

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Oliver si è alzato, si è girato verso di me, lo guardai negli occhi, in quegli occhi mi ci persi, era il posto migliore dove stare, in mezzo all'azzurro, ma in quel momento erano occhi spaventati, agitati, che non mi trasmettevano la sicurezza che avrebbero dovuto, diventai insicuro, se non c'era niente di cui preoccuparsi... allora perché avere quello sguardo, Oliver era un dottore, se avesse subodorato qualcosa che io non riuscivo a percepire? Gli presi la mano e cominciammo a camminare verso la stanza, ogni passo sembrava pesare infinitamente, ci sedemmo -Signori, temo di non avere buone notizie, purtroppo il signor Perlman ha un cancro, lo abbiamo preso in tempo ed è abbastanza piccolo, si può provare a curare con la chemio, ma non c'è nulla di certo. Inizieremo le sedute al più presto - mi svuotai del tutto, per qualche secondo nessun tipo di emozione, sembravo morto, Oliver mi toccò la spalla e con quel piccolo gesto aveva avuto il potere di riportarmi alla realtà -Non c'è altro da aggiungere, a meno che voi non abbiate domande direi che è arrivato il momento di salutarci- -Arrivederci- disse Oliver -Arrivederci- dissi anche io. Siamo usciti dalla stanza, mi sentivo esplodere ma ho deciso di resistere un po' per poi crollare nel retro, Oliver era la spalla su cui stavo piangendo, lui c'era sempre stato, lui era lì quando non c'era nessuno -Hai superato cose peggiori- -Del tipo tutte le cene imbarazzanti con i cugini?- -Si, tipo quelle- sorrisi anche se non c'era niente da sorridere -Morirò vero?- -Tutti moriamo- mi fece un sorriso triste, quel sorriso sembrava quasi un ossimoro, anzi lo era, un ossimoro è una frase che si contradice, quello è un sorriso che si fa non perché si sta bene ma per fare stare meglio le persone che si ha attorno -Oliver, voglio che tu sia felice, mi sembra chiaro che da morto non potrò renderti felice, devi trovare qualcun altro quando sarò sotto una lapide- non riuscivo a credere che quelle fossero le mie parole, ma era quello che volevo -Ma noi saremo per sempre Oliver e Elio, io non...- -Non devi dire o fare niente, non devi per forza restare- -Io resto perché ti amo, sarei io quello morto adesso se oggi non avessi fermato quelli, poi il tuo cancro si può curare, torniamo dai ragazzi- durante il viaggio Oliver mi raccontava aneddoti divertenti, barzellette mi voleva fare ridere, io ridevo per lui. Percorremmo il viale alberato poi la macchina si fermò, Marzia corse verso di me -Oh Elio, come stai? cosa avevi?- Oliver capì, fece entrare i bambini -Ho il cancro Marzia- -Stai scherzando- -Magari- -Passerà, vado, mi aspetta mia madre- corse via, restai a guardare il vuoto per qualche secondo, poi entrai in casa -Avete saputo che oggi sono stato male, in effetti sono stato male ma dicono che posso guarire- non mi era per niente facile dirlo, ma la mia famiglia doveva saperlo, Ollie mi abbracciò e Giada guardava stranita -Ma cos'è un cancro?- chiese, aveva sentito quando ho parlato a Marzia -È una cosa brutta, a volte può fare tanto male- rispose Oliver -Mi dispiace, non te lo meritavi, ma passerà vero?- -Dicono così, è okay- Giada mi diede un bacino -Ollie, ti va se oggi provo a leggere io?- -Fammi vedere cosa sai fare- se ne andarono, erano così piccoli, pensare che magari non li vedrò andare al college, non vederli crescere, non potere stare al loro matrimonio era straziante, Oliver si avvicinò e mi prese in braccio riempiendomi di baci, non smettevo di ridere.
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𝚂𝚎 𝚗𝚘𝚗 adesso , 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘? E+ODove le storie prendono vita. Scoprilo ora