-Come erano gli anni ottanta?- chiese Ollie, ho guardato Oliver, mi fece un cenno con la testa come per dire dai racconta -Gli anni ottanta, erano come adesso più o meno, ma in realtà la gente era molto più stupida, non dico che ora non ci siano persone senza cervello perché c'è ne sono, forse abbiamo, ho imparato ad accettarlo, ho avuto tempi di buio, la persona che mi ha migliorato la vita, ha anche dovuto rovinarmela per un po', distruggendo le serate di entrambi, a causa di persone ottuse- -Mi dispiace...- Oliver si stava scusando -No, non è stata colpa tua, hai avuto ragione ad andartene, capisco ora il motivo, là fuori ci sono delle bestie, grazie di avermi protetto- Ollie sorrideva guardandoci -Siete così belli- disse Giada. Squillò il telefono -Vado io- dissi alzandomi, risposi -Oliver?- -Si?- risposi facendo una voce più profonda -È solo una chiamata di controllo per ricordarti che ci vediamo alle cinque tu sai dove, sei fottuto bastardo, non avresti dovuto sacrificarti per la tua famigliola felice, ricorda di dargli l'ultimo addio- non riuscì a respirare per qualche secondo, ma appena diventai più lucido riattaccai, non mi sentivo bene, andai in cucina e presi un bicchiere d'acqua, Oliver mi abbracciò da dietro -Chi era?- -Non lo so, non ha parlato nessuno- -Ti và di andare a prendere il gelato dopo?- -Certo- -Elio, sei un po' strano, va tutto bene?- -Si, tutto bene se sei qui- abbassò lo sguardo -Te, come stai?- -Bene, un po' stanco- gli accarezzai la guancia e lo baciai -Vado dai ragazzi- mi prese la mano -Andiamo- mi corresse. Avevo ancora quella sensazione di nausea da quando avevo ricevuto chiamata, avevo la bocca asciutta e mi venne mal di testa, come tante martellate, tutte nello stesso punto -Non sto bene Oliver- -Devi sdraiarti- mi fece sdraiare sul divano -Va tutto bene, ora riposa, ti sentirai meglio- -Resta- -Vuoi che resti?- -Ti prego- si mise vicino a me, eravamo sullo stesso divano, ma continuavo a pensare che cosa gli avrebbero fatto quelle persone, mi addormentai fra le sue braccia, mi svegliai quando si mosse -Non volevo svegliarti principino- mi ha dato un bacio e sen'è andato, guardai l'orologio erano le quattro e cinquanta. Ho pensato a cosa fare, sembrava che fossero persone disposte a farlo fuori se servisse, non potevo lasciarlo andare da solo, gli avrebbero fatto male, l'ho seguito tenendomi a distanza, ero silenzioso. Si è fermato nel bel mezzo di un parchetto abbandonato a pochi metri da casa, Oliver ispezionò l'area circostante con lo sguardo finché non vide due tizi con delle giacche di pelle, uno era enorme e l'altro era più piccolo -Come sta il ricciolino?- disse il grande -Cosa volete?- -Quello che hai chiesto tu, noi non tocchiamo la tua famiglia ma ce la prendiamo con te- -Avanti, sono qui, fatevi sotto- no, non Oliver, gli avrebbero dato il colpo di grazia, ero ben nascosto dietro ad un palazzo vicino ma vedevo tutto, quelli si avvicinavano, avevo due scelte, o li stavo a guardare mentre massacravano Oliver o intervenivo, avevo un tentativo, mi sarei messo in mezzo, avrebbero dovuto picchiarmi a sangue per arrivare ad Oliver, non lo avrebbero fatto perché avevano un patto, non potevano toccarmi, pensavo troppo e intanto i due tipi loschi stavano iniziando il massacro, gli tirarono un pugno dritto allo stomaco -Tutto qui quello che sapete fare?- conoscevo Oliver, una cosa fra le tante che avevo imparato è che sapeva incassare molto bene, ma si sa che a furia di incassare prima o poi si finisce k.o, corsi verso il fulcro della rissa. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma quando si trattava di Oliver non ragionavo, neanche l'ombra di un briciolo di lucidità -Fermi- gridai -Elio no- -Non vi sembra di avere un po' esagerato, insomma, Oliver non vi ha fatto niente- -Ha distrutto la stima che aveva nei confronti del nostro capo- -Ma voi sapete che ha fatto il vostro capo a lui? Non decidete da che parte schierarvi senza conoscere tutti i punti di vista, non ne vale la pena- -Stiamo perdendo tempo andiamo via- disse il più piccolo, se ne andarono salendo su un furgone -Volevi farti ammazzare?- -Come sei arrivato fino a qui?- -Ti ho seguito, volevano farti male- mi venne una forte fitta alla pancia, comprimeva sempre più forte, per il dolore quasi non riuscivo a respirare, mi sdraiai lentamente a terra -Elio che hai? Elio, reagisci- -Non ce la faccio- dissi -Ti ha mai fatto così male?- -No- -Noi andiamo direttamente all'ospedale, aspettami qui, vado a prendere la macchina, arrivo subito- corse verso casa, per fortuna era vicina, guardavo il cielo, inutile dire che non capivo cosa mi stesse succedendo, stavo lì, dimenandomi fra il dolore. Arrivò Oliver con la macchina, mi prese dolcemente per mettermi nei sedili posteriori, chiuse gli sportelli e mise in moto, arrivammo al pronto soccorso ci mandarono in una sala di attesa, un infermiere mi mise il braccialetto, il dolore era passato quasi completamente, c'erano solo tre persone:
una bambina con un braccio rotto, era probabilmente lì per levare il gesso, una signora che aspettava le analisi del marito e un bimbo che se ne stava andando -I bambini, Oliver- -Tranquillo, ho chiamato Marzia, sarà già lì- -Perlman- ci chiamò un infermiera, entrammo nella stanza dei prelievi del sangue, io non avevo paura degli aghi, guardai Oliver -Non ti dispiace se resto fuori vero? Ho paura degli aghi potrei svenire- mi disse Oliver sottovoce -Tranquillo torno fra un attimo- Oliver uscì e andò a sedersi, l'infermiera chiuse la porta, mi fece un paio di domande tipo quando ho mangiato l'ultima volta e cose del genere, tirò fuori l'ago a farfalla, mise il laccio emostatico, quando trovò la vena la bucò e iniziò a prelevare il sangue, ci mettemmo una ventina di secondi -Vada al bar al secondo piano e mangi qualcosa, queste cose fanno venire il mal di testa a volte, le analisi arriveranno fra una mezz'ora- -Grazie- uscii e lei chiamò qualcun altro, andai da Oliver -Come è andata? Ha fatto male?- -È andata bene, non ha fatto male, dicono che dovrei mangiare qualcosa- mi prese la mano -Dove?- -C'è un bar al secondo piano- -Ti porto qualcosa, o ce la fai a muoverti?- -Ce la faccio- -Perfetto, andiamo- camminavamo fra i corridoi come se nulla fosse, come se non fossimo in un ospedale, lì gente scopre di avere poco da vivere ogni giorno, magari oggi era il mio turno, mi guardavo attorno, l'ospedale era spento e cupo ovunque tranne che nei reparti dei bambini. Entrammo nel bar -Prendi tutto quello che vuoi, intendo proprio tutto- mi disse, mi si illuminarono gli occhi a vedere quella che un tempo, sembrava essere quasi un eternità fa era la mia merendina preferita, la adoravo tanto, il gusto di burro d'arachidi che ti si scioglieva in bocca provocandoti una sensazione di goduria che superava livelli spaziali, meglio di Battlestar Galactica e star wars messe insieme, un esplosione di saggezza -Wow, non avevo mai visto quello sguardo, vuoi solo quella?- -Si, credo che dovresti prenderne una anche tu- -La prendo anche io allora- -Vado a sedermi là- indicai una poltrona messa in un angolo -Va bene- e con la sua benedizione andai a sedermi, era una poltrona davvero comoda, era abbastanza grande da far sedere anche Oliver, ci saremmo stati tutti e due, Oliver si avvicinò con le merendine in mano, me ne ha passata una e si è seduto -Oliver, secondo te cosa ci dobbiamo aspettare dalle diagnosi?- -Non lo so, credo sia nulla di grave- ho dato un morso alla merendina, poi un altro ed un altro ancora, passò la mezz'ora e ci si avvicinò un dottore e ci disse di accomodarci nella stanza.
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𝚂𝚎 𝚗𝚘𝚗 adesso , 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘? E+O
Storie d'amoreNon ci siamo mai allontanati davvero , siamo sempre rimasti lì a Roma quando da sbronzi banciandoci capimmo che era lì dove dovevamo stare non ce ne siamo mai andati e sentire la sua voce dopo anni mi fece correre un brivido dietro la schiena. FINITA