|That's going to happen|

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Siamo scesi in salotto -Come sei carina- si complimentò Oliver con Giada -Grazie- Ollie le prese la mano -Chi arriva primo al cancello- -Ci sto- si misero a correre, guardai Oliver negli occhi, non ci si impiegava molto a capire che adorava Giada, lei era stata la prima persona che mi abbia mai chiamato papà, questo mi rendeva felice, era una sensazione che tutti abbiamo bisogno di provare -Andiamo, sarà meglio arrivare in orario- dissi io, Oliver mi prese il viso fra le mani e mi baciò, chiusi gli occhi, stavo godendo a pieno ogni singolo secondo, ogni cellula del mio corpo stava facendo i salti di gioia, ancora, dopo anni.
Oliver si è spostato -Oliver, ti conosco abbastanza bene da sapere che non mi baci mai senza motivo. Cosa c'è?- -Niente, solo che questa sera non potrò baciarti, non potremmo quasi avvicinarci- -A me non importa, se dobbiamo nasconderci, ci nasconderemo, anche se non è bello, niente è o sarà mai bello quanto noi, anche solo sentire la tua voce, o sapere che siamo nello stesso posto, anche se non siamo vicini, non sai quanto mi faccia stare bene- -Come fai a fare sembrare tutto più bello con poche parole, non lo capisco, ma mi fa stare bene- gli presi la mano e andammo alla macchina, Ollie stava allacciando la cintura a Giada -Siete arrivati, finalmente- -Dai, non avete aspettato tanto- arrivammo in tempo al ristorante, facendo il nome dello scrittore ci hanno fatto passare, si avvicinò con fare amichevole -Oliver, quanto tempo, il mio Americano preferito- lo scrittore abbracciò Oliver impulsivamente con qualche pacca sulla spalla -Che bei bimbi, sono i tuoi, si vede che hanno la faccia del papà, tua moglie?- Oliver prese prontamente in mano la situazione -Quella donna lavora troppo, è rimasta in America per lavoro, mi ha fatto portare i piccoli- Giada mi guardò, chiaramente non stava capendo cosa succedeva, Ollie invece ci era abituato -Ho portato un amico, per i ragazzi è come uno zio, si chiama Elio- -Salve- -Salve- ci stringemmo la mano -Elio, mi accompagni in bagno per un attimo- disse Giada, era chiaro che voleva parlare -Torniamo subito- fece entrare prima me, poi si accertò che i bagni fossero vuoti, bussando, senza risposta, spalancò tutte le porte, eravamo solo noi -Da quanto va avanti così?- chiese -Così come?- -Sai di che parlo, state fingendo, quando mostrerete al mondo Elio e Oliver? Non dire che non lo farete, se non vi accettano fatti loro, devi farti valere, amerai anche Oliver, ma non puoi nasconderti perché lo vuole lui, non posso vederti così- -Non mi nascondo per lui e lui non lo fa per me, lo facciamo per voi, te e Ollie, vi toglierebbero dalla nostra vista in meno di un secondo se lo dicessimo alle persone sbagliate- lei mi abbracciò forte -Scusa, non sapevo quanto state rischiando a stare qui insieme, ti starò attaccata perché Oliver non può farlo- mi scese una lacrima, quello che aveva detto una bambina di sei anni era ciò che non capivano tutti quelli che hanno lasciati da soli le persone come noi, tornai al tavolo con Giada sulle spalle, avevo il viso rigato nonostante avevo provato ad eliminare le tracce delle lacrime, mi sono seduto vicino Giada e Oliver -Voi due mi fate uno strano effetto, se non conoscessi Oliver e sua moglie direi proprio che c'è tenerezza fra voi, ma è solo il mio cervello, se c'è una cosa che Oliver... insomma non avrebbe fatto due figli con sua moglie- iniziai a bere l'acqua, quei discorsi mi facevamo venire il mal di testa, Giada mi prese la mano -Avete scelto cosa ordinare?- disse Ollie cercando di bloccare il discorso -Certo, prendo i tortelli cremaschi- disse lo scrittore -Tu papà?- chiese guardando Oliver -Si, io prendo una bistecca - -Elio?- continuò -Bistecca anche per me- risposi -Noi prendiamo la cotoletta con patatine fritte- disse Giada -I bambini, sono così genuini, tutti uguali, così prevedibili- disse lo scrittore, non riuscivo proprio a capire cosa volesse fare con questa affermazione, Giada sembrava turbata, mi avvicinai -Cosa c'è?- sussurrai -Di a Oliver di andare sotto al tavolo, devo parlargli- -Non può andare sotto al tavolo- -Può invece, deve farlo, diglielo, ti prego- -E va bene- mi avvicinai all'orecchio di Oliver -Giada ti vuole di sotto, dice che è importante- si chinò sotto al tavolo -È una cosa padre figlia- dissi allo scrittore, si sentivano bisbigli, ma non si capiva cosa dicevano, restarono giù per almeno cinque minuti, Oliver si è messo a sedere e mi ha preso la mano, aveva gli occhi lucidi, iniziarono a parlare di cose a me incomprensibili, -Giada, che hai detto a Oliver?- -Gli ho detto che vita stai facendo a nasconderti, quello che ci siamo detti in bagno- -Grazie, non dovevi, era sull'orlo di piangere, non fare mai più cose del genere- -Ma ora ti sta tenendo la mano, non capisco che ho fatto di male- -Nulla di male, ma non farlo più- mi diede un bacino, arrivò il cibo tutto insieme, odiavo non potere scherzare con Oliver, lui aveva di sicuro notato il mio silenzio, mi venne mal di testa -Vado a prendere un po' d'aria, torno dopo- sono corso fuori, sapevo che Oliver non poteva uscire, quindi sono andato a sedermi su una panchina in piazza, avevo così tanto mal di testa che chiudendo gli occhi mi sono addormentato.
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𝚂𝚎 𝚗𝚘𝚗 adesso , 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘? E+ODove le storie prendono vita. Scoprilo ora