|The moment you waited for|

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La cena andò bene, mi alzai per sparecchiare, le gambe diventarono gelatina, davvero stava per succedere di nuovo? Fitta alla pancia, posai in tempo i piatti sulla prima superficie piana che trovai e via sul pavimento -Elio- oh no, non volevo farmi vedere così debole da Oliver -Sei caduto- -Si, sto bene- -Non dire che stai bene se non è così- era così facile da capire? Mi prese e mi portò in camera -Vuoi che resti?- beh considerando che potrei morire -Se vuoi tornare di là fai pure, solo, torna presto- entrarono tutti compresi i piccoli, Giada salì sul letto e si mise vicino a me -Io non voglio che tu stia male papà- mi diede un bacino -Va tutto bene, ricorda che nel mondo tutto è destinato ad andare a rotoli, ma l'unico motivo per cui non è successo ancora sono i pensieri felici, se fai dei pensieri felici intensamente, riuscirai anche a volare, basta che ci credi abbastanza, ora vai con Ollie a giocare- -Ti voglio bene- sussurrò prima di andarsene, Ollie venne da me -Papi- -Hey piccolo Ollie- -Prometti di restare- iniziò a fare scendere qualche lacrima -Non piangere, ti prometto di provarci scimmietta- mi diede un bacio, gli sorrisi -Vengo a prenderti Giadina- voleva distrarla, e adoravo il mio piccolino per questo -Oliver- -Principino- -Ti amo, davvero tanto- -Perché lo dici- aveva una faccia sconcertata -Mi andava- -Non pensarci neanche ad andartene- non parlai, gli presi la mano -Elio- Marta iniziò a parlare -Devi reagire, devi farlo per tutti noi, adesso andiamo, è tardi, ti lasciamo riposare- vennero tutti a darmi un bacio.
Oliver li accompagnò alla porta, io mi misi a pensare a tutti i nostri ricordi, lui che arrivò qui, scombussolandomi i piani come nessun'altro abbia mai osato fare.
Tutte le notti, gli sguardi sfuggenti, le dita intrecciate a Roma, al suo treno che arriva portandomi via ogni speranza.
La prima volta che lo rividi di persona, le sue cicatrici che mi avevano spaventato lì per lì, ma poi sono finite per piacermi.
Quando mi feci sparare da suo padre, quei giorni in ospedale.
Ollie, quanto ci aveva reso felici, le sue prime parole, i suoi primi passi, i primi bacini, quando stava congelando al mio posto segreto, quanti infarti ci ha fatto prendere, si era anche fatto picchiare per noi, ora era un ometto.
Chiara, anche se aveva provato a portarcelo via noi abbiamo combattuto con le unghie e con i denti per avere con noi il nostro bambino.
Il nostro appartamento a New York, tutte quelle passeggiate a Central parck, il primo giorno di scuola di Ollie, quando abbiamo fatto irruzione nella sua classe finendo a ridere come matti.
Le nostre mani che si sfioravano per stuzzicarsi per vedere chi avrebbe ceduto per primo.
I bagni nella piscina, le nostre notti in cui dormivamo appiccicati, baci voraci e vogliosi di noi.
Tutte le carezze, i grattini, le sbronze, le scelte sbagliate, non cambierei neanche quelle.
Giada, quella piccoletta era con noi da poco ma le volevo bene, era intelligente e aveva fatto tanto per me.
La cena con la mamma di Oliver, i miei vari svenimenti.
Quanti pugni ci eravamo presi per noi, me li riprenderei tutti.
Mi aveva salvato quando ho provato a suicidarmi.
Ricordo le sue carezze dolci sul mio volto, le sue mani violente sul mio culo le stesse che mi graffiavano la schiena quando facevamo l'amore.
Entrò in camera "Sono andati?" si avvicinò e mi diede un bacio "Si" "Grazie" era una sola parola che usavo anche banalmente, ma questa volta aveva un significato profondo, voleva dire grazie di avermi fatto sentire vivo, grazie di ogni tuo respiro, di ogni tuo sguardo, di ogni parola di conforto, grazie di ogni tuo tocco che mi dona la vita, grazie perché nonostante tutto hai scelto me e sei rimasto al mio fianco, grazie di ogni lacrima che mi hai fatto versare, da loro ho imparato che il dolore ti fa crescere e che nulla è insuperabile ma soprattutto grazie di essere te e di amarmi.
Lo capì, avvicinò il suo viso al mio e mi diede un bacio lento, uno di quelli che sembrano fatti apposta e che ti trafiggono il cuore, ovviamente lo assecondai, le sue labbra dolci, chi sa per quanto ancora le avrei avute, le riempio di morsetti mentre lui non si muove e mi lascia fare, sentii le mie labbra bagnate, riconobbi subito il gusto delle lacrime ma io non avevo pianto.
Non ero molto abituato a vedere il lato emotivo del mio Oliver -Elio- dissi, mi guardò negli occhi, mi faceva male vederlo così, non mi meritavo di vederlo piangere -La morte può essere una fantastica avventura- sussurrai, mi strinse a se -Ovunque andrò ti aspetterò- -Non hai capito che non ti lascio andare da nessuna parte- disse liberando un braccio e spegnendo la luce.
Mi faceva le carezze, mi dava baci sulla fronte di tanto in tanto, ma mi faceva paura che lui potesse vedere la vita che se ne andava dal mio sguardo.
Siamo quasi alla fine amoriiiii, lasciate una stellina se vi è piaciuta questa parte🌟

𝚂𝚎 𝚗𝚘𝚗 adesso , 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚍𝚘? E+ODove le storie prendono vita. Scoprilo ora