La Cura e notti di Febbraio.

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"Ti va di uscire?" Ambra alzò lo sguardo, guardandolo, sorpresa, negli occhi, di traverso. Lei stava lavorando al computer sul divano, parzialmente stesa, appoggiata al petto di Giuseppe che, invece, stava seduto compostamente, con la gamba infilata sotto la coscia.

"A quest'ora?" Chiese, guardando l'orario. Erano le undici di una sera di fine febbraio e, certamente, quella domanda era l'ultima che si aspettava di ricevere, in quel momento. L'uomo annuì, convinto.

"Mi sono stancato di rimanere in casa." Disse, baciandole dolcemente la fronte. Era buffa, guardata da quella angolazione, ma gli trasmetteva una particolare tenerezza vederla accoccolata su lui, mentre svolgeva un'attività così quotidiana. Gli dava di casa. Ambra si raddrizzò, girandosi per guardarlo. Sorrideva.

"Ed i giornalisti? Potrebbero vederci." Giuseppe fece spallucce.

"Non penso che ci vedranno, in questo posto."

"Ma se lo fanno?" L'uomo tentennò un attimo, prima di rispondere sicuro.

"Se lo fanno, accetteremo le conseguenze. Buone o cattive che siano." Ambra gli saltò al collo, aggrappandosi a lui che, preso alla sprovvista, si lasciò andare ad una risata. Le lasciò un bacio sull'incavo del collo, mentre cercava di alzarsi, pur con lei che lo sovrastava.

"Dai, signorina. Vada a cambiarsi o mi passerà la voglia." Ambra non se lo fece ripetere due volte e si alzò, correndo in camera, con i piedi nudi che battevano sul pavimento. Giuseppe ridacchiò, guardandola così felice e si alzò per prendere la giacca che aveva abbandonato lì vicino.

"Dove mi porti?" Domandò la ragazza. Giuseppe alzò gli occhi al cielo.

"Siamo partiti da dieci minuti e mi hai fatto la stessa domanda sette volte."

"E tu non mi hai risposto per sette volte, quindi punto all'ottava. Allora?"

"Se pazienti qualche altro minuto, lo vedrai tu stessa." Ambra si guardò attorno. Roma era poco trafficata e, in quella zona, anche meno. Se non fosse per qualche macchina che passava, incurante, e qualche persona che approfittava della bella serata per fare una passeggiata, poteva sembrare deserta. Giuseppe, finalmente, fermò la macchina e scese senza dire nulla, sotto lo sguardo confuso della ragazza che lo osservò mentre faceva il giro dell'auto nel tentativo di aprirle la portiera. Lei, però, fu più veloce e fece da sola, lasciandolo offeso. Ambra sorrise e gli allungò una mano.

"Se senti la tua virilità venire meno, puoi darmi la manina." L'uomo alzò gli occhi al cielo, senza però rifiutare la sua mano tesa verso di lui.

"Volevo solo essere romantico." Si lamentò, mentre camminavano. Lei rise.

"Mi hai portato in mezzo al nulla e vuoi essere romantico." Lui alzò le sopracciglia, in segno di sfida.

"Spesso, Ambra, è proprio il nulla a sorprenderci di più." Disse, facendo ancora qualche passo. Qualunque cosa la ragazza avesse intenzione di dire, le morì in gola quando guardò di fronte a sé. Roma sembrava enorme da quel punto panoramico, ma allo stesso tempo le dava l'impressione di poter prenderla e metterla in tasca, per portarla via. I lampioni sulle strade, le luci all'interno delle case, la Basilica di San Pietro illuminata in lontananza, così come le piazze maggiori. Era bellissima. Si girò verso Giuseppe che, invece, guardava lei per valutare la sua reazione. Sorrise, commossa.

"Questo mi ha decisamente sorpreso."

"In positivo, spero." Disse lui, attirandola a sé. Ambra appoggiò la testa sulla sua spalla, senza smettere di guardare il panorama che aveva di fronte a sé. Annuì solamente.

In lontananza si sentiva una musica che, molto probabilmente, proveniva da qualcuno che abitava poco vicino. Risero entrambi, sentendo i cori cantare il ritornello.

Ambra infilò una mano dentro la tasca, estraendo il cellulare.

"Cosa fai?" Mormorò lui, osservandone ogni movimento. Lei sorrise, beffarda. Schiacciò qualcosa sullo schermo e alzò lo sguardo su di lui. Sorrise quando sentì una canzone familiare provenire dal telefono.

"Hai davvero messo 'La cura' di Battiato?" Si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere un sorriso. Qualche giorno prima l'aveva canticchiata mentre preparava il caffè e lei l'aveva sfottuto per il suo romanticismo e per quanto fosse risultato melenso. Ambra fece spallucce ed appoggiò il telefono sul muretto di fronte a lei. Lo abbracciò.

"Balliamo." Mormorò, il viso nascosto nella sua camicia. Lui la strinse ancora di più e acconsentì, ondeggiando sul posto.

Alzò lo sguardo verso il cielo limpido. Non pensava di aver mai visto una notte così bella, a Febbraio. O, forse, gli serviva soltanto una persona come Ambra, al suo fianco, per rendersi conto di quanto fosse bella ogni notte. Battiato cantava alla sua amata, promettendole di aver cura di lei. Giuseppe, invece, le baciò la testa, mentre ballavano, e promise a sé stesso che avrebbe avuto cura di loro, di lei, dell'essere speciale che era.

Capitolo cortino per chi ha sofferto l'assenza di Giuseppe nel precedente capitolo e della loro dolcezza.
Comunque siamo arrivati a 12.000 letture (quasi 13.000) e sono commossa. Mai avrei pensato a tutto questo.

Comunque tre cose importanti:
1. Ho deciso di non parlare di questa situazione di pandemia. Principalmente per una questione logistica. Avrei dovuto separare, per forza di cose, i due. E, poi, volevo evitare di parlarne almeno qui, ecco. Almeno nella mia fantasia.
2. Perdonatemi se faccio molti salti in avanti, nel tempo. Voglio arrivare ad un periodo più estivo, soprattutto per le idee che mi frullano in testa. Quindi posso dirvi che, approssimativamente, ogni capitolo avrà uno lasso temporale che va da una settimana alle 3/4. In ogni caso, cercherò di inserirvi in ogni capitolo un riferimento al mese in cui ci troviamo. Per ora, come vedete, siamo ancora a Febbraio, quasi fine.
3. Facendo un calcolo approssimativo, penso che la storia avrà ancora un bel po' di durata. Più o meno altri 10/15 capitoli li riesco ad infilare. Soprattutto considerato che li faccio cortini, a volte.

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora