"La proclamo Dottoressa."

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Roma, 13 Luglio 2020, 11:13

Ambra sorrise, applaudendo, vedendo Elisa tornare al suo posto, trionfante. Era stata appena proclamata dottoressa in Giurisprudenza, con 110.

Si sedette al suo fianco e si abbracciarono, felici. A breve sarebbe toccato a lei, era l'ultima del suo gruppo e la cosa la faceva impazzire. Era quasi mezzogiorno e in quella stanza stracolma di persone l'afa estiva si stava facendo sentire, così come la stanchezza. Un giovane uomo le posò la mano sul braccio, facendo sciogliere quell'abbraccio. Ambra si girò.

"Signorina Arcieri, è il suo turno." Le sussurrò a bassa voce, ma abbastanza alta per farsi sentire sopra il brusio generale. La ragazza annuì e si girò verso i suoi amici per l'ultima volta, che le sorrisero incoraggianti, prima di alzarsi. Sgusciò dalla fila e, a passo sicuro, si incamminò lungo il piccolo corridoio umano fino alla postazione davanti alla grande cattedra presidiata dall'intera commissione. Sorrise cordiale ad ognuno di loro, prima di prendere posto, senza smettere di stringere, fino ad imbianchirsi le nocche, la sua tesi. Evitò lo sguardo di Giuseppe che teneva il viso chino sulla sua tesi, mentre il presidente, al suo fianco, gli sussurrava qualcosa all'orecchio. Quando si rivolse a lei, il professore, le fece un sorriso di incoraggiamento ed indicò il libro al suo fianco. Annuendo, prese la penna e firmò la presenza, prima di porgerlo all'uomo al suo fianco che lo portò nuovamente sulla scrivania.

"Professore Elia, può cominciare ad esporre il lavoro della studentessa." Disse, sporgendosi oltre Giuseppe, dove sedeva il suo relatore, poco contento di trovarsi al fianco dello stesso uomo che pochi giorni prima gli aveva spaccato il setto nasale. Solo allora Ambra notò ciò che le era sfuggito fino ad allora, a causa della lontananza del suo posto a sedere. Il vecchio professore aveva il naso completamente bendato e dei lividi violacei che si allargavano sotto gli occhi. Non riuscì a trattenere un sorriso e gettò un occhio su Giuseppe che ricambiò, velocemente, quello scambio di sguardi, con un sorriso appena accennato che veniva tradito dalla fossetta presente sulla guancia destra. Ambra abbassò lo sguardo, imbarazzata, nel mentre che il suo relatore, con voce chiusa e nasale, esponeva, in linea generale, il lavoro della ragazza.

"Devo ammettere che date alcune circostanze, non sono riuscito a partecipare agli incontri con la signorina, la quale ha svolto egregiamente il suo lavoro in completa autonomia. – Disse, concludendo. Ambra alzò lo sguardo sull'uomo, pronta per rispondere alla domanda che le avrebbe fatto, a breve. Invece il professore sorrise. -Oltre che molto intelligente, è anche una bellissima ragazza." Vide chiaramente Giuseppe stringere la mascella e posargli una mano sulla spalla, stringendola con forza, facendo sussultare Elia. Quello deglutì, intimorito, e si rivolse ancora alla ragazza.

"Vuole procedere?" Mormorò, al microfono, prima di spegnerlo ed appoggiarlo davanti a sé. Lei annuì e cominciò a parlare, esponendo ogni concetto, accompagnato da un gesto repentino con le mani. Il suo occhio cadde sull'uomo di fronte a lei, che fino a qualche giorno prima la baciava, accarezzava e le sussurrava parole d'amore, che l'ascoltava rapito, senza smettere di guardarla ammaliato e sorridente.

Ambra inspirò, cercando di non farsi notare, per poi riprendere il suo discorso. Quando ebbe finito si rivolse al Presidente della commissione, che le fece un cenno, per assicurarsi che avesse concluso. Prese il microfono e si guardò attorno.

"Qualcuno della commissione ha qualche domanda da fare?" Quando tutti ebbero fatto un cenno di diniego, riprese la parola. "Questa commissione, allora, si riunisce per decidere la votazione." Annunciò, alzandosi in piedi e toccando la spalla di Giuseppe che si riscosse dai suoi pensieri, mentre guardava la ragazza davanti a sé. Annuì distrattamente e si levò anche lui, seguendo l'uomo. Quando furono dentro la stanza, Ambra si voltò alle sue spalle verso i suoi amici che le alzarono i pollici, raggianti. Sorrise e guardò i suoi genitori. Sua madre stava già piangendo, commossa e la ragazza sorrise ancora, esasperata, guardando il padre che alzò le spalle afflitto, mentre cercava di consolare la moglie.

Cominciò a torturarsi la punta delle dita, mentre aspettava con ansia che quella porta si aprisse, per proclamarla dottoressa. Nonostante la sua media fosse ottima, non voleva fare un passo più lungo della sua gamba, sperando che le avrebbero dato un giudizio pieno. Pensava di non essersi impegnata molto nella stesura della tesi, trovandola superficiale e poco appropriata. A sua discolpa, voleva dire che un'uomo l'aveva alquanto distratta negli ultimi mesi. Sospirò rumorosamente e, in quel momento, la commissione uscì in fila. Ambra si alzò in piedi, toccandosi i capelli per un'ultima volta, prima di stendere la braccia lungo i fianchi.

Il suo stomaco fece una capriola, quando notò che nessuno dei professori si era seduto. Ciò significava soltanto una cosa. Sentì il singhiozzo di sua madre, echeggiare per tutta la stanza, prima che il presidente prendesse parola, con un sorriso.

"Signorina Arcieri Ambra, la commissione ha approvato il suo esame di laurea. In virtù del potere conferitomi dalla legge la proclamo dottoressa in Giurisprudenza, con la votazione di 110 su 110 e ad unanimità le conferisce la lode con plauso. - A quel punto l'intera aula scoppiò in un applauso delirante, cosa che, stranamente, non disturbò affatto i professori. – E, a nome della commissione, le faccio i vivissimi complimenti per il suo corso di studi. Congratulazioni." Ambra, raggiante e commossa, si allungò per stringere la mano che il presidente le stava porgendo, per poi spostarsi a sinistra verso il resto dei professori. Tornò dall'altra parte e strinse mani a chiunque, fino a quando arrivò a quella di Giuseppe. Esitò un attimo, prima di avvicinarla alla sua. Sentì un brivido familiare lungo tutto il corpo, quando le loro mani si toccarono e sentì la sua, enorme e calda, contro la sua, più esile e perennemente fredda. Si guardarono negli occhi, per quello che sembrò un'eternità, prima che lui sorridesse e lei si staccasse, per voltarsi verso i suoi amici e raggiungerli.

Poco dopo, il presidente annunciò la fine delle sedute di laurea, congratulandosi ancora una volta con tutti e ringraziando Giuseppe per aver preso parte a quella giornata e tutti gli studenti si riversarono all'esterno, per abbracciare i propri parenti e festeggiare insieme. Leo, Ambra ed Elisa si abbracciarono, commossi, prima di varcare la soglia dell'Università. Un tripudio di confetti che scoppiavano li investì e sentirono delle persone applaudire, entusiaste. Ambra si staccò dal trio e raggiunse i suoi genitori. Suo padre aveva raggiunto il livello della madre e copiose lacrime di orgoglio solcavano il suo viso. La ragazza lo accarezzò dolcemente, prima di abbracciarlo. Si rivolse di nuovo alla madre e quella le prese il viso fra le mani, prima di baciarle con foga la guancia.

"Sono, ma cosa dico, siamo così orgogliosi di te." Esclamò, senza smettere di baciarla fra le proteste divertite di Ambra. Sua nonna si avvicinò a lei, posandole la corona d'alloro sul capo, felice. La baciò anche lei, prima che una voce, alle sue spalle, li interrompesse.

"Signorina Arcieri, giusto?" Nonostante il chiasso che li attorniava, avrebbe riconosciuto il proprietario quella voce roca e strascicata, ovunque. Vide lo sguardo dei suoi famigliari illuminarsi, quando videro chi fosse dietro di sé.

Si voltò e lo vide, mentre indossava il suo sorriso più cordiale ed in mano un mazzo di fiori ed un pacchettino con la carta rossa. Notò le occhiaie attorno ai suoi occhi dolci, particolare che, poco prima, nella penombra della stanza le era completamente sfuggito.

Provò la sensazione di saltargli addosso e baciarlo, presa dall'adrenalina di quel momento, ma le bastò un secondo per ricordarsi che non era più il suo uomo. Si ricompose e forzò un sorriso. Guardò oltre le sue spalle per vedere Leo ed Elisa squadrarlo.

"Presidente, sì, sono io." Disse, mentre sua madre si faceva avanti per salutare il Presidente del Consiglio.

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora