Natale, De Gregori.

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Allora, piccolo chiarimento: Elisa ed Ambra sono dello stesso paese, in Puglia, sono amiche da una vita e sono andate a studiare insieme a Roma, pur non vivendo insieme. Leo, invece, è un romano doc, quindi durante le vacanze di Natale, mentre le due belle sono a casa loro, in Puglia, Leo è a Roma, motivo per cui è andato a Palazzo Chigi. Qui in Puglia (non so nelle altre regioni) si usa fare cenone, la sera della vigilia, e pranzo la mattina dopo, ma, quando è passata la mezzanotte e la cena è finita, i ragazzi si riversano nei bar per scambiarsi gli auguri.Ritorniamo alla storia.

Una macchina si fermò davanti a lei, facendo stridere i freni della piccola auto.
"Buon Natale!" Urlò, Elisa, abbassando il finestrino. Ambra, si strinse nella sciarpa, ridendo.
"Buon Natale anche a te." Ricambiò, entrando in macchina. Si scambiarono un abbraccio per l'occasione. Il cenone era finito da poco in famiglia e tutti i cugini più giovani erano già usciti, pronti a festeggiare per i bar del piccolo paese.
"Pronta ad ubriacarti?"
"Sono nata pronta."
"Questo è quello che voglio sentire, bella!" Esclamò Elisa, mettendo in moto.

Si avvicinarono al bancone, dando qualche spintone. Già brille, si appoggiarono al marmo catturando l'attenzione del barista.
"Due birre." Biascicò Ambra, cercando di farsi sentire da sopra la musica ad alto volume. Il ragazzo annuì.
"Subito, per le mie ragazze preferite." Entrambe risero, civettuole. Le loro birre vennero presto riempite e consegnate e loro si spostarono fuori dalla mischia. Elisa prese il telefono, controllando l'orario e guardandosi attorno.
"Ti prego, non dirmi che stai cercando Christian." Ambra la spinse, delicatamente. L'amica la guardò, abbozzando un sorriso leggero.
"Sì, dovrebbe essere già uscito." Disse, aprendo una chat e cominciando a digitare un messaggio.
"Smettila di pensare ai ragazzi. Anzi, sai che c'è? Io propongo un brindisi e tu devi seguirmi a ruota." Le parole le si impastavano in bocca, complice la quinta birra che stava bevendo. Ma, incurante, alzò la bottiglia. Elisa rise, ma la imitò. "Basta ragazzi. Ne ho le palle piene di ragazzini che si atteggiano a uomini e non sono altro che bambini."
"Ah, sì?" Elisa alzò un sopracciglio, decisamente divertita. Guardò nuovamente il telefono ed il suo sorriso si allargò.
"Sì, basta uomini o ragazzi, o qualunque cosa siano. E, soprattutto, basta Giuseppe. Me lo devo levare dalla testa." Aveva la mente annebbiata, ma era decisa. Aveva pianto molto, nell'ultima settimana, combattuta fra il continuare ad ignorarlo o scrivergli. Il suo orgoglio l'aveva avuta vinta e non si era fatta sentire, così come aveva fatto lui che, negli ultimi giorni aveva girato per tutta Italia. E, in quel momento, seppur parecchio brilla, non se ne pentiva. Elisa la prese per le spalle, fermando il suo brindisi. Un sorriso enorme stampato sul suo volto. Si trovavano vicino ad una stradina, poco lontano dal bar affollato.
"Ambra. Non odiarci. Noi l'abbiamo fatto per te, ma sono sicura che non ci odierai."
"Cosa avete fatto e, soprattutto, chi è noi?"
"Ringraziami dopo." Disse solamente, girandola. Ambra si divincolò dalla stretta dell'amica che, invece, la esortò a guardare davanti a sé. Aveva la vista leggermente appannata e a ciò si univa una leggera miopia che non le aveva mai procurato molti problemi, ma lo riconobbe subito. Appoggiato ad un muro, con un cappotto lungo fino alle ginocchia e la camicia sbottonata di qualche punto, la guardava lo stesso uomo a cui, poco fa, lei stessa aveva dedicato il brindisi, poco prima.
"Non ci credo. Sono davvero così ubriaca?" Mormorò, facendo un passo traballante in avanti, un po' per l'alcool ed un po' perché non era abituata a portare i tacchi. Lui sorrise e le venne incontro. I ragazzi intorno erano troppo ubriachi ed indaffarati nelle loro discussioni, per accorgersi che a pochi metri da loro c'era nientepopodimeno che Giuseppe Conte.

Si raggiunsero ed Ambra si appoggiò al muro.
"Sei ubriaca?" Chiese, divertito, Giuseppe, accarezzandole la guancia rossa per il troppo alcool. Ambra, però, si sentiva la testa scoppiare.
"Perché sei qui?" Il tono le uscì più supplichevole e meno duro di quanto volesse. In quel momento non riusciva a ricordarsi chi, esattamente, fosse arrabbiato con chi.
"Per parlare con te." Disse lui, spostando la mano sulla sua spalla.
"Come mi hai trovato?"
"Diciamo che ho avuto qualche aiuto." Giuseppe sorrise, rivolgendo il suo sguardo ad Elisa che, in quel momento, si era fatta piccolissima sotto lo sguardo duro di Ambra.
"Cosa vuoi dirmi?" Chiese lei, continuando a guardarlo. D'un tratto, a pochi centimetri da lui, risentendo il suo profumo, si sentiva più lucida. L'uomo abbozzò un sorriso, mostrando le fossette sulle guance. Ambra, istintivamente, le toccò. Forse non era così sobria come credeva. Lui rise, allargandole ancora di più. Le prese le mani fredde, a contatto con il suo viso.
"Voglio spiegarti perché ho reagito così, la scorsa volta." Disse, diventando d'un tratto serio. Ambra lo bloccò.
"Non c'è bisogno di spiegarti. È chiaro. Non volevi altro che essere amici ed io ho detto una stronzata." Lui scosse la testa.
"No, Ambra. Io non voglio esserti amico." Il suo cuore perse un battito. "Io e te non possiamo essere amici, diciamoci la verità."
Ambra si sentiva un groppo alla gola. Le sue mani calde sul suo polso, all'improvviso, le sembrava soffocante.
"Tu sei testarda e lo sono anche io, purtroppo. Abbiamo almeno trent'anni di differenza e anche se a volte questa differenza non pesa, fai dei ragionamenti che, veramente, non hanno né testa, né coda. - Sospirò e si passò una mano fra i capelli, esasperato. - E sei estremamente permalosa, ti prendi troppa confidenza, fai domande scomode."
"Hai fatto tutta questa strada per dirmi cose che già sapevo?" Giuseppe sorrise dolcemente, guardandola. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e lucidi, come quelli di una bambina a cui era stato negato un gelato.
"Ma io ammiro la tua testardaggine, Ambra, perché è proprio quella che ti porterà ad essere la migliore. E mi fai sentire giovane, come non mi sono sentito nemmeno quando lo ero anagraficamente. Mi piace quando mi abbracci all'improvviso, quando ti mordi le dita mentre leggi un libro, come lasci la crosta della pizza, ma poi la mangi comunque, come sorridi quando parli della tua famiglia, quando mi guardi come se fossi un uomo normale e non quello che ha sulle spalle sessanta milioni di italiani. Mi piace come sciogli i nodi dentro di me, con domande impertinenti, portandomi a dare delle risposte che nemmeno pensavo di covare dentro di me. Mi hai fatto conoscere una Roma che non cercavo nemmeno durante i miei anni di università, solcando quei sampietrini. Mi sono ritrovato a conservare tappi di bottiglie come un ragazzino, a cercare cartoline, a correre per tutta la città per dei fiori, per delle pizze e nemmeno capivo."

Ambra lo fissava, ammutolita. Un calore dolcissimo si stava diffondendo nel suo petto.

"Cosa non capivi?"
"Perché lo facessi."
"Ora lo sai?" Balbettò.
"Se me lo avessi chiesto prima che il tuo amico, Leo, mi pare, venisse nel mio ufficio, ti avrei detto di no."

Ambra sgranò gli occhi.

"Cos'ha fatto quella testa di cazzo?" Urlò. Lui ignorò la domanda e si chinò su di lei, continuando a guardarla negli occhi.
"Ti ricordi quando mi hai chiesto cosa mi aspettassi dall'anno che verrà? Quel giorno al mare." Lei annuì, distratta, continuando a maledire il suo amico.
"Ora lo so, Ambra."
"Non sto seguendo il filo logico."
"C'è un filo logico. – Lui le prese le mani, portandosele sul petto. – Nell'anno che verrà, voglio che ci sia tu, Ambra." Ambra inspirò rumorosamente. Cosa voleva dire? "Io e te non possiamo essere amici, Ambra. Non posso esserti solo amico."

Lui si chinò lentamente e le loro labbra si incontrarono a metà strada, morbide, dolci, impazienti. Mentre continuava a baciarlo, il resto del mondo scomparì, ne era sicura. Riusciva a sentire le mani di Giuseppe attorno alla sua vita, mentre le sue frugavano fra i suoi capelli. Quanto aspettava quel bacio, quanto era stata stupida a volerlo rimandare e quanto era stato stupido lui a non capire quanto importante fosse quella ragazza. Se ci fossero solo loro due in quella stradina di un paese sconosciuto, che puzzava di pipì, non era dato saperlo. Come non era dato sapere che in quel bacio c'erano altri mille che si erano rifiutati di darsi, paure che scompaiono, che riaffiorano e che scompaiono di nuovo.
Certo era, invece, che l'anno che verrà sarebbe stato bellissimo per entrambi.

Finalmente ce l'hanno fatta🥺
Ora, potrebbe sembrare finita qui, ma ho ancora qualche idea. Quindi, se siete d'accordo continuo la storia. Ditemi voi❤️

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora