La mattina dopo la portarono a fare una seconda TAC che, come immaginato non rivelò nulla. Le fecero quindi firmare un modulo di dimissione e le raccomandarono di passare fra una settimana per togliere i punti. Leggermente stordita, Ambra prese le sue cose, il mazzo di fiori e uscì dall'ospedale. Sorrise quando vide che, ad attenderla, c'era Elisa che l'abbracciò.
Si incamminarono verso casa sua, parlando del più e del meno, ridendo e scherzando sulla reazione del Rettore, fino a quando non toccarono nuovamente l'argomento 'Conte'.
"Allora – disse Elisa, con lo sguardo di chi aveva aspettato anche troppo, per fare quella domanda. – Hai intenzione di scrivergli?" Ambra calciò un sassolino per terra e continuò a guardare a terra.
"Non lo so, sai? Ho paura che si sentisse dovuto a fare una cosa del genere. Non voglio fargli credere che stavo solo aspettando di uscire."
"Ambra. Tu stavi davvero aspettando di uscire dall'ospedale solo per scrivergli un messaggio. Non prendiamoci in giro."Si fermarono ad una panchina.
"Questo è vero. Ma, non so..."
"Una sua guardia del corpo ti ha quasi ammazzato ed ora, quello che sta facendo, è solo il minimo."
"Non mi ha quasi ammazzato. Non l'ha fatto apposta e non è colpa sua."Elisa la guardò storta.
"Oh, sai che me ne frega? Tanto male che vada si dimenticherà subito di tutto ciò. Hai ragione. Ora gli scrivo."
La bionda sorrise compiaciuta. Finalmente quella testa calda di Ambra la stava ascoltando.
Prese il telefono dalla borsa, aprì whatsapp, cercò il contatto e si bloccò.
"Cosa gli scrivo?"
"Ah, ora sono cavoli tuoi."
Ambra alzò gli occhi al cielo e si concentrò sul telefono.'Buonasera Presidente, sono Ambra. Non so se si ricorda. Volevo solo farle sapere che sono stata dimessa poco fa dall'ospedale. È tutto nella norma, per fortuna. Solo qualche punto sulla tempia."
Inviò e con il cuore pesante si girò verso Elisa.
"Ora andiamo a casa. Ho una fame da lupi." Risero e si strinsero, abbracciandosi e camminando in maniera scomposta per le strade di Roma.
Giuseppe si passò un indice fra il collo e la cravatta, allentandola. Guardò l'orologio al suo polso e si accorse che era ora di pranzo. Sospirò e prese l'iPhone dall'altra parte della scrivania. C'erano decine di messaggi, ma uno catturò la sua attenzione. Quello di un contatto sconosciuto. Sollevò il labbro, immaginando già il mittente. Aprì il messaggio e guardò l'immagine del profilo. Raffigurava Ambra, con i suoi capelli corti che le solleticavano le spalle. Un rossetto rosso sulle labbra curve in un sorriso rivolto ad una persona fuori campo. Era leggermente scottata dal sole, ma ciò rendeva il suo sorriso ancora più felice. Lesse il suo stato e rimase interdetto, prima di sorridere. 'Alla fine, vince sempre chi si spoglia per primo'.
Ritornò al messaggio e decise di rispondere.
'Ciao Ambra. Ovvio che mi ricordo. Aspettavo sue notizie. Domani è sabato, non ha lezione giusto? Io non ho molti impegni. Se vuole e se la sente, può venire domani.'
La risposta non tardò ad arrivare. Conte sorrise.
'Certo, Presidente. Preferisci un orario?'
Le aveva dato del tu. Il sorriso si allargò. Non era una che si faceva intimorire dalla sua carica.
'Se mi lasci il tuo indirizzo, ti faccio venire a prendere.'
'Grazie, ma ho ricevuto una botta in testa, non alle gambe. Sono capace di camminare. E, sinceramente, non vorrei avere più a che fare con i suoi collaboratori.'Giuseppe rise, destando l'attenzione della sua segretaria che era entrata a lasciargli dei fascicoli.
'Sarei venuto a prenderti io stesso. Non è un disturbo per me.'
'Mi piace camminare, ma ti ringrazio per la disponibilità.'
Non mollava. Ciò provocò a Giuseppe una scarica di eccitazione che si fece ben sentire sul cavallo dei pantaloni. Le mandò un ultimo messaggio, prima di bloccare il telefono e rimettersi al lavoro.
'Va bene, però, al ritorno, ti accompagno io. Non accetto scuse. Alla fine, sei comunque la mia fan numero uno.'
Bastardo di un Presidente, pensò Ambra sorridendo. Si girò verso Elisa che aveva osservato tutto lo scambio di messaggi, senza intervenire e lei ricambiò il suo sguardo alquanto sconvolta.
"Stavate flirtando." Esordì, con un sorriso malizioso.
"Non stavamo flirtando" Scandì, Ambra, sentendosi avvampare e dirigendosi verso l'armadio.
"Oh sì, che stavate flirtando. Al ritorno ti accompagno io, ha detto. Vuole accompagnarti qui. A casa. Lui. A te."
"Non stavamo flirtando." Ripeté e si portò le mani fredde sulle guance che bruciavano per l'imbarazzo.
"È inutile. Sei una testa di cazzo e non cambierai idea fino a quando non ti limonerà." E fece spallucce, affiancando Ambra. Quest'ultima si girò verso l'amica, disperata.
"Sì, non cambio idea. Ma ora che mi metto domani?"Dopo una serie di prove, di ritocchi, di cambi, di vestiti rubati e prestati, Ambra ed Elisa fissavano soddisfatte il risultato di tanta ricerca allo specchio.
"Ti salterà addosso, ma in maniera professionale. Sappilo."
"Smettila o ti caccio di casa."Elisa alzò le braccia in segno di resa e rise.
Perdonatemi se non c'è ancora stato un vero e proprio incontro fra i due, ma voglio farvi capire che tipo è Ambra, o almeno che tipo di Ambra ho nella mia testa. Non una ragazza timida o introversa, ma, anzi, una donna di 25 anni che si sa far valere e che è capace di fare da sola qualunque cosa, se vuole.
Ancora non so quale sarà la linea che questa storia seguirà, ma voglio che sappiate una cosa: sono molto triste in questi giorni, quindi probabilmente riverseró tutta questa tristezza nella storia.
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Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTE
Storie d'amoreStoria che vuole un po' cavalcare l'onda, senza offendere in nessun modo il Premier. Tutta la storia è ispirata alla canzone di Postino, "Ambra era nuda", di cui vi consiglio l'ascolto. Preparatevi a piangere. Vi voglio bene. Ambra, 25 anni. Stude...