Fiori e scuse.

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Quando Ambra aprì gli occhi, sorrise. Era stato tutto quanto un sogno. Girò il viso per guardare fuori dalla finestra, ma un dolore lancinante alla testa le fece chiudere gli occhi nuovamente. Sentì una serie di rumori metallici e si sforzò di riaprirli. Senza muoversi di un millimetro vide che non si trovava in camera sua, ma in una stanza luminosa, sdraiata su una brandina. Cercando di non emettere gemiti di dolore si girò e capì dove si trovava. Era l'infermeria dell'università e poco più lontano, vicino alla grande finestra vi era il Rettore impegnato a parlare con qualcuno che le dava le spalle. Cercò di alzarsi, ma il dolore alla testa tornò, facendole emettere un gemito di dolore. Il Rettore si accorse che si era svegliata e si affrettò verso di lei.

"Cara, non ti affaticare. Abbiamo chiamato il 118, sarà qui a momenti. Hai perso del sangue. Cerca di rimanere tranquilla." Le disse con un tono preoccupato, col sudore che bagnava il suo viso invecchiato.

Allora non era stato un sognò, pensò. Presa dalla preoccupazione, sentì delle lacrime fare capolino.

"Cosa è successo?" chiese turbata, cercando di toccarsi il punto che le faceva male.

"È stata colpa mia. Per favore, rilassati." Disse una voce roca, alle spalle del Rettore. Ambra guardò chi fosse e vide, con sua estrema sorpresa, che il Premier Giuseppe Conte si era avvicinato a lei e le stava toccando un braccio. "Una mia guardia del corpo, cercando di calmare un ragazzo che si stava agitando troppo, ti ha urtato violentemente, facendoti cadere." Continuò.

Ora ricordava. Doveva essere sembrata una stupida. Arrossì sotto lo sguardo preoccupato del Premier che, notando il suo imbarazzo, le accarezzò il braccio. Stava per riprendere la parola, quando una voce tuonò fuori dalla stanza.

"Mi avete quasi ammazzato l'amica e ora non volete nemmeno farmi entrare a vedere come sta. Voi siete matti! Ma il vostro lavoro dove l'avete preso? Vincendo alla lotteria?" Ambra riconobbe la voce di Elisa.

Il presidente la guardò esterrefatto, prima di incamminarsi all'entrata, aprire la porta e fare entrare la ragazza che si buttò su Ambra, riempendola di domande su come stesse. Giuseppe Conte la guardò leggermente divertito, alzando un sopracciglio. Il suo sorriso scemò alquanto, quando la sua amica si girò verso di lui, puntandogli un dito.

"E lei. Non mi interessa chi diavolo è, e quale carica ricopra in questo insulso teatrino che è la politica, ma come si permette di sguinzagliare i suoi cani su una ragazza di 25 anni che non ha fatto niente?" Sputò fuori, Elisa, suscitando la reazione di Ambra e del Rettore che la richiamarono subito all'ordine.

Conte strinse le labbra guardando la ragazza che lo aveva appena accusato.

"Signorina, mi dispiace per il danno che è stato arrecato alla sua amica. Ma le posso garantire, con tutta sincerità, che non si voleva arrivare a tanto."

"Eli, smettila di dire fesserie. – Intervenne Ambra, mortificata dal fatto che Conte si sia dovuto giustificare per una cosa così. – Presidente, perdoni la mia amica. A volte è molto... irruente." Conte sorrise, rivolgendo lo sguardo verso Ambra.

"No, capisco le accuse, ma mi sento giustificato nel respingerle. Mi farò perdonare. Ha la mia parola." Disse, avvicinandosi ancora di più alla ragazza. Si guardarono negli occhi ed Ambra si rese conto di una cosa che mai, prima di quel momento, aveva pensato: Conte era veramente affascinante, con la sua parlantina lenta, con il suo modo di guardare le persone negli occhi e, soprattutto, con il suo viso, così com'è. Aveva un bel naso, con delle labbra che incorniciavano una dentatura perfetta. Sulle guance, quando parlava e sorrideva, spuntavano delle profonde fossette, illuminandogli il viso. Ambra deglutì rumorosamente e, per un momento, si dimenticò del dolore sulla fronte. Il contatto visivo venne interrotto dalla porta che si aprì, lasciando entrare i paramedici che chiesero ai presenti di lasciare la stanza. Il Rettore uscì, senza proferire parola, ma, richiamando a sé Elisa, probabilmente per rimproverarla per la reazione avuta poco fa. Conte, invece, indugiò ancora un po', trattenuto dagli stessi paramedici che erano rimasti sconvolti nel vederlo lì. Lui ringraziò i medici per il lavoro che stavano facendo e si girò verso di lei.

"Ambra, - disse, facendo scivolare il suo nome fra le labbra. Ambra si chiese chi gli avesse detto come si chiamava. – Mi farò risentire e perdonare. Gliel'ho promesso. Buona guarigione." E sparì dietro la porta, accolto da una folla di curiosi e di giornalisti che lo riempirono di flash e domande.

Uno dei due paramedici la guardò, sconvolta, e Ambra ricambiò, alzando le sopracciglia.

Alla fine, la portarono in ospedale. Non sembrava aver avuto alcun trauma cranico, ma preferivano tenerla sotto osservazione per effettuare una seconda TAC, il giorno dopo. Ambra aveva appena finito di parlare con la madre, tranquillizzandola circa la sua situazione e raccomandandole di non venire fino a Roma per un taglietto. Scrisse un messaggio ad Ambra e mentre rideva per una battuta che le aveva appena fatto, un'infermiera entrò, lasciando un mazzo di fiori sul suo comodino. Ambra la guardò interrogativa, ma l'infermiera di tutta risposta, sorrise e alzò le spalle, dicendo solo "Te li ha portati Lui poco fa, ma gli abbiamo detto che non poteva entrare perché l'orario delle visite era già finito." e se ne andò, senza aggiungere altro, ma continuando ad osservarla da fuori, curiosa. Sì, ma chi era questo Lui?

Fra il mazzo di rose rosse, c'era un bigliettino che, Ambra, curiosa staccò ed aprì.

"Ambra, volevo farmi perdonare, ma sono sicuro che questo mazzo di fiori non sia abbastanza. Speravo di rivederla presto, magari quando esce dall'ospedale? Mi chiami quando le è più comodo. Giuseppe Conte." Recitava il bigliettino in una scrittura in corsivo. Ambra lo rilesse almeno quattro volte, prima di rendersi veramente conto che Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio, le aveva appena mandato un mazzo di fiori, voleva entrare a vederla e, come se non bastasse, le aveva lasciato il suo numero di telefono.

Un secondo capitolo ancora non sicuro di come volesse finire, ma sto cercando di costruirmi uno schema. Spero vi piaccia❤️

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora