Perdere l'amore.

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Per voi, che siete un po' Ambra e un po' Giuseppe, in questa storia.
Per i vostri amori perduti,
per quando vi chiedevate cosa pensavano loro, quando voi piangevate nel letto.
Io non posso dirvelo e, forse, è passato del tempo e non vi importa più,
ma quello che Giuseppe ha provato, quello che ha pensato, subito dopo quella telefonata,
io lo so,
l'ho scritto
e ve lo regalo.

Palazzo Chigi, Roma, 13 Luglio 2020, 03:09

Fisso il telefono ancora sconcertato dalla chiamata che si è appena conclusa.

L'aveva ammesso, alla fine. Mi amava.

Da mesi glielo leggevo negli occhi, nelle parole, nei gesti, anche quelli più piccoli, quelli insignificanti.

E non vedevo l'ora che lo dicesse, usando quelle tre parole.

Speravo l'avrebbe detto ridendo, con un sorriso timido sul suo viso, mentre facevamo l'amore o, ancora, mentre facevamo colazione.

Ma mai mi sarei aspettato di sentirglielo dire in lacrime, al telefono, nel cuore della notte.

Mi guardo attorno, c'è un casino in questa stanza. Tutti i fogli sono per terra, così come i miei vestiti, le lenzuola.
Li ho lanciati io, preso dalla rabbia, dalla disperazione di averla persa.
Rocco è venuto a controllarmi e mi ha visto lì, a terra, distrutto dal dolore.
Non ha detto altro, ma è rimasto in silenzio, aiutandomi solo a rimettermi in piedi.
Poi mi ha detto che avrebbe annullato tutti i miei impegni e che avrebbe ordinato allo staff di non disturbarmi e tutti avevano acconsentito, senza troppe domande.

Guardo ancora il telefono, sperando che mi richiami di nuovo. Per quanto sia sbagliato, voglio sentirmelo dire di nuovo.

Io ti amo, Giuseppe, mi aveva detto, piangendo.

Oh, Ambra, la mia dolce e bellissima Ambra. Se solo sapessi quanto ti amo io.

Mi torturo ancora l'anima per il mio stupido orgoglio, per non avertelo detto subito, per averti infilato in questa situazione enorme, dolorosa.

Mi alzo e mi avvicino alla finestra, spalancandola e cammino lungo il terrazzino buio.

Chiudo gli occhi, beandomi dell'aria fresca della notte.

Da qualche parte, lì vicino, ignorando il tardo orario, qualcuno sta suonando 'Perdere l'amore' di Ranieri.

Sorrido. È ironico quanto quella canzone calzi a pennello, in questo momento.

Mi avvicino ancora alla balaustra che dà sulla grande piazza.

C'è una coppia che si bacia, sotto i portici.

Li guardo brevemente, malinconico di quell'amore.

Ambra aveva ragione: quella sembrava davvero la notte dei miracoli di cui canta Dalla.

Respiro profondamente, con la canzone, che ancora suona, in sottofondo.

Massimo, hai ragione, perdere l'amore, fa venire voglia di gridare, di urlare, sbattere la testa contro il muro.

Un momento di debolezza e sento una lacrima scorrere lungo il mio viso.

La nascondo fra le dita, asciugandola e sorrido triste.

Guardo oltre i profili degli edifici di Roma, come se mi aspettassi di vederla a distanza di chilometri, affacciata alla finestra della sua camera da letto, mentre fuma.

Amore mio,

Hai smesso di piangere?

O sei andata a dormire, per prepararti alla giornata di domani?

Festeggerai domani?

Farai comunque quel viaggio che volevi fare con me? Magari con un'amica o un altro uomo.

Hai parlato di quello che è successo, con i tuoi amici?

Hai pianto, raccontandolo?
Hanno saputo consolarti, strapparti un sorriso?
L'hai finito quel libro che ti ho consigliato? Quello che ti ho regalato? Cosa ne pensi del finale? Bello, vero?

Sei pronta per domani?

Come stai?

Sei ansiosa? Vuoi che ti faccio un tea? Quanto zucchero? Non serve dirlo, lo so già, hai ragione.

Amore mio, amore mio bellissimo, perché sono stato così egoista?

Mi perdonerai mai?

Smetterai di odiarmi? O peggio, di amarmi?

Io ti amerò fino alla fine dei miei giorni, questo è sicuro.

Torno dentro e guardo il pacchettino avvolto in una carta rossa, sulla scrivania.

Glielo avrei dato l'indomani.
È lì da settimane. Quando ho avuto l'idea di comprarlo, tu stavi facendo la doccia ed io ti aspettavo.
Poi sei uscita e mi hai sorriso, lasciandomi un bacio sulle labbra.
Me le tocco, istintivamente.
Giurerei di aver sentito il tuo sapore, di nuovo.

Mi avvicino ad esso e il mio sguardo si sposta sui fogli lì vicino.

Il discorso di domani. Leggo le prime righe.

Sorrido e ne strappo le pagine.

Faccio il giro della scrivania e mi siedo.

Una penna, mi serve una penna ed un foglio.

Li trovo. Comincio a scrivere.

Alzo lo sguardo sulla stanza, per un attimo.

C'è un casino qui dentro, ma dentro di me sento il vuoto, senza te, Ambra.

'Lasciami gridare
Rinnegare il cielo
Prendere a sassate
Tutti i sogni ancora in volo
Li farò cadere ad uno ad uno
Spezzerò le ali del destino
E ti avrò vicino
Comunque ti capisco
E ammetto che sbagliavo
Facevo le tue scelte
Chissà che pretendevo
E adesso che rimane
Di tutto il tempo insieme
Un uomo troppo solo
Che ancora ti vuol bene'

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora