Passate dalle note dopo. C'è lo spiegone.
Ambra si alzò, nervosa, aggiustandosi i capelli in una coda disordinata. Giuseppe la seguì e lei si voltò di spalle.
"Non mi stare vicino. Allontanati." Disse, in un soffio. L'uomo arretrò, sorpreso da quella calma solo apparente. Infatti, la ragazza, sentiva un peso nel petto che non le permetteva di respirare. La guardò intensamente, notando il petto alzarsi ed abbassarsi molto velocemente. Alzò le braccia, afflitto e si sedette.
"Posso spiegarti. Non è come sembra." Ambra lo fissò, silenziosa.
"So esattamente che non è come sembra. Sono sicura che i giornali abbiano frainteso il tutto." Mormorò. Lui la guardò, esterrefatto. Si alzò velocemente, allo stesso modo in cui si era seduto.
"Sì, Ambra. Ho accompagnato Niccolò alla festa di compleanno di un suo compagno di classe e lì c'era anche Olivia, con la figlia. Ci siamo solo salutati, non immaginavo ci fossero dei fotografi." Ambra annuì, sospirando e lui si avvicinò, cercando di abbracciarla. Ma lei lo fermò, posando una mano sul suo petto.
"Siamo di nuovo punto a capo, vero?" Sussurrò, gli occhi lucidi per le lacrime che minacciavano di uscire. Giuseppe piegò la testa di lato, confuso. "Ora i giornali credono che tu e lei stiate ancora insieme." La fissò per un lasso di tempo che parve un'eternità, prima di annuire grave.
"Sicuramente sì." Sussurrò. Ambra fece un verso, esasperata e tolse la mano dal suo petto, piegandosi su sé stessa.
"Non posso crederci, non posso crederci." Continuò a ripetere, tenendosi il viso fra le mani. Giuseppe si chinò su di lei, accogliendola nelle sue braccia. Alzò lo sguardo su di lui. "Devi smentire questa notizia, Giuseppe." L'uomo smise di abbracciarla, alzandosi e guardandola dall'alto. Il viso era inespressivo. Anche Ambra si levò in piedi e gli posò le mani sulle braccia.
"Ho bisogno che tu lo faccia, Giuseppe. Non posso più andare avanti così." Implorò, lasciando che le lacrime le bagnassero il volto. Lui aprì la bocca, per dire qualcosa, ma la richiuse quando la vide piangere. La accarezzò con il pollice, nel tentativo di fermare quelle lacrime.
"Pensavo non piangessi." Mormorò, prendendole il viso. Lei scosse la testa.
"Per favore." Pregò lei, passandosi una mano sugli occhi.
Giuseppe le baciò gli occhi, sentendo inumidirsi le labbra di quel liquido salato.
"Per favore, smentisci la notizia." Ripeté Ambra, in una crisi di pianto. La voce le uscì acuta e tremolante. Giuseppe le accarezzò ancora la testa.
"Non posso farlo ora. Mi serve più tempo." Quelle parole furono come un colpo secco, dentro il corpo di Ambra. Si allontanò da lui, spingendolo via.
"Non posso darti più tempo, Giuseppe. Sono mesi che me lo chiedi. Mesi." Urlò, camminando per la stanza. Il suo corpo era scosso da singhiozzi prepotenti. L'uomo era immobile e la guardava muoversi per l'appartamento, inerme, incapace di dire qualunque cosa. "Come puoi avere il coraggio di chiedermi ancora una cosa del genere?"
"Ambra, sono il Presidente del Consiglio." Cercò di giustificarsi. Si pentì amaramente di quelle parole, sentendole, nel momento stesso in cui le aveva pronunciate, come la cosa più stupida ed inappropriata da dire in quel momento.
"Fanculo tu e la tua carica del cazzo. Non sei un Presidente del Consiglio, sei solo un burattino nelle mani dei giornali, dell'opinione pubblica, delle altre persone." Gli gridò contro, sentendo l'ira travolgerla.
"Sapevi chi fossi, quando abbiamo cominciato questa relazione. Sai benissimo cosa comporta il mio ruolo e l'hai accettato. Tu stessa hai detto che avremmo dovuto aspettato per rendere pubblica questa storia." Aveva cominciato a gridare anche lui, puntandole un dito.
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Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTE
RomanceStoria che vuole un po' cavalcare l'onda, senza offendere in nessun modo il Premier. Tutta la storia è ispirata alla canzone di Postino, "Ambra era nuda", di cui vi consiglio l'ascolto. Preparatevi a piangere. Vi voglio bene. Ambra, 25 anni. Stude...