Solo così sto tanto bene.

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Giuseppe le accarezzò il fianco nudo, guardandola, appoggiata sul suo petto. Si allungò lentamente sul comodino alla sua sinistra e prese il pacchetto di sigarette della ragazza, e ne estrasse una, accendendola e portandosela alle labbra. Ambra si voltò verso di lui e sorrise, guardandolo buttare fuori il fumo e le sue dita si mossero velocemente, per sfilargli la sigaretta dalla bocca, barattandola con un bacio delicato sulle labbra. Giuseppe rise a quel gesto e ne accese un'altra, desideroso di sentire la nicotina scorrergli nelle vene e il fumo macchiargli i polmoni.

Il sole di quel pomeriggio di Luglio proiettava strani giochi di luce sui muri della sua camera da letto, sui loro corpi seminudi e umidi di sudore per il sesso che avevano appena concluso. L'uomo sorrise, lasciando scivolare i suoi occhi lungo il corpo della ragazza, sulle gambe, intrecciate alle sue, a sfidare il caldo afoso estivo. Si erano sussurrati tutto il loro amore, timorosi per l'idea di provare tutta quella felicità, mentre si baciavano, spaventati che tutto questo potesse finire, decisi, però, a non lasciarlo finire. La mano di Ambra scivolò sul suo petto, stringendolo più vicino a sé. Non riusciva a concepire quella serenità che provava, in quello stesso momento, dopo settimane di dolore, di malinconia, di tristezza. Eppure, in quell'attimo, tutto ciò le sembrava così lontano e, ormai dimentica di tutto, si sentiva felice, fra le braccia dell'uomo che amava. Sentiva soltanto che qualcosa le mancava e dopo tutto ciò che aveva passato, dopo tutto quello che avevano passato, non voleva aspettare oltre. Giuseppe, come sempre, comprese il suo turbamento e le baciò la tempia, prima di spegnere la sigaretta sul posacenere, subito dopo di lei.

"A cosa pensi, Ambra?" Mormorò, vicino al suo orecchio. Le morse il lobo e la ragazza tremò, a quel contatto. Ridendo, si girò verso di lui, lasciandogli una pacca sul petto nudo, scatenando una sua risata. Giuseppe la strinse più forte, affondando il naso sul suo collo. Ambra percepì il suo sorriso, sulla spalla e sorrise, istintivamente, anche lei.
"A cosa pensavi?" Ripetè, l'uomo, deciso a non demordere. La ragazza guardò le ombre sulla stanza e chiuse gli occhi, cercando il coraggio di mormorare le parole successive.
"Penso che solo così, sto tanto bene." Giuseppe si morse il labbro, addolcito da quelle parole, sussurrate nella loro intimità, solo loro due, lontani da occhi e orecchie indiscreti che si sarebbero scatenati a breve. Quel pomeriggio, qualche ora prima, avevano annunciato la loro relazione alla stampa e già alcuni giornali non avevano perso ulteriore tempo, scatenando l'interesse di molte persone. La fortuna aveva voluto che il gesto generoso e spontaneo della ragazza, avesse messo in secondo piano la differenza di età fra i due, ritraendo un'immagine positiva della coppia. Il telefono di Ambra, più che il suo, aveva suonato tutto il giorno, incessante.
Ma mentre, all'esterno, si scatenava una tempesta di domande, chiamate, messaggi e quant'altro, loro due si erano chiusi in sé stessi, nei loro baci, nei loro abbracci, nelle loro parole, decisi a lasciarsi dietro le paure e le angosce che avevano caratterizzato quella relazione particolare, inusuale, si potrebbe dire. Complici di un dolore che pensavano, egoisticamente, di aver provato solo loro, oltre che di promesse, avventure vissute in qualche metro quadro di appartamento lontano dal centro di Roma, avevano passato tutte quelle ore ad amarsi, a carezzarsi, timorosi, con il sorriso sulle loro labbra, baciandoli, sostituiti, poi, da una passione carnale e dolce. E mentre entrambi giungevano al culmine del piacere, si erano lasciati andare, oltre ai loro impulsi, anche a quelle parole che avevano tenuto segrete per troppo tempo.

Giuseppe la prese per i fianchi e, con un gesto, la mise a cavalcioni, sulle sue gambe. Le carezzò il viso, prima di attirarlo a sé, per un bacio. Le loro lingue si scontrarono, fameliche, impazienti e la loro saliva spense il sapore della nicotina nelle loro bocche. Quando si staccarono si guardarono negli occhi, esplorandosi a vicenda. Sorrisero entrambi, felici, raggianti per il loro amore.

"Ambra." Mormorò il suo nome, assaporandolo sulle sue labbra, insieme al sapore di lei, della sua bocca. Quanto gli era mancato chiamarla, sussurrare il suo nome, catturando la sua attenzione e guardare i suoi occhi illuminarsi.
"Giuseppe." Disse lei, senza smettere di sorridere. L'uomo gli carezzò nuovamente il viso, soffermando il pollice della mano sulla minuscola fossetta che le si era formata sulla guancia. I suoi occhi vagarono lungo il suo viso, sui suoi occhi scuri, che il sole addolciva e la rabbia scuriva, sul minuscolo neo chiaro che aveva sul mento, sulle lentiggini che le spuntavano casualmente, durante l'anno, lungo gli zigomi, fino alla cicatrice che si era procurata cadendo dall'altalena, vent'anni prima. Ma lei lo sapeva, che anni dopo, un'uomo gliel'avrebbe baciata dolcemente? Ma lui lo sapeva, che sarebbe stato quell'uomo? Ma Dio lo sapeva, che aveva creato una creatura così perfetta? Ma il mondo lo sapeva, che il terreno veniva calpestato da una persona così piena di tutto l'amore che lui le dava?

Giuseppe sorrise, spostando lo sguardo sui suoi occhi e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Ma tu lo sai?" Mormorò, senza pensare al fatto che la ragazza non avesse idea del flusso di pensieri che aveva preso il sopravvento nella sua mente. Ma Ambra sorrise, chinando la testa di lato, appoggiandosi al palmo dell'uomo, desiderosa di altre carezze, delle sue mani morbide sul suo viso.
"Io so cosa?" Sussurrò, baciandogliela. Giuseppe la guardò ancora e tutte le sue paure svanirono, d'improvviso. Se fino a quel momento vi era stato un leggero senso di colpa a mangiarlo dentro, quello venne spazzato via da un calore che si irradiava sul petto, doloroso e piacevole.
"Che ti amo, più di quanto un uomo sia capace di fare." Le disse, chinando la testa anche lui, per incontrare i suoi occhi, che si inumidirono, dopo qualche secondo di silenzio. Senza rispondergli, le labbra di lei furono sulle sue, in un bacio pieno di parole, interrotto dal sorriso che non smetteva di allargarsi su di Ambra. Lo guardò e gli lasciò un ultimo bacio.
"Ti amo anche io, Giuseppe." Disse, felice, prima di affondare il viso sul suo petto. Giuseppe le carezzò i capelli e sospirò, felice come mai si era sentito.

Guardò la ragazza su di lui, ma sentiva il suo cuore così leggero, così come qualunque cosa, dentro di sé. Mai avrebbe immaginato di sentire il bisogno di donare tutto ad una donna, tantomeno ad una come Ambra. Sorrise, ricordando i loro primi momenti e ricordò anche il suo stato di Whatsapp, impresso nella sua mente da mesi, ormai.
Alla fine vince sempre chi si spoglia per primo.
Non sapeva da dove venissero quelle parole, mai si era preso il disturbo di indagare, preferendo dare una sua interpretazione, illudendosi di averla indovinata.
Lei, lei si era spogliata per prima, dichiarandogli il suo amore, urlandoglielo con i suoi occhi, con i suoi gesti, mai con le parole e lui, invece, aveva esitato, accogliendo quell'amore, sperando che lei si rendesse conto di quello che lui le donava nei piccoli gesti, nell'intimità, nella quotidianità. E, alla fine, l'aveva fatto anche lui. Si era spogliato di quel muro che aveva eretto da solo, nella sua paura, disposto a tutto, pur di non lasciarsela scappare, di includerla nella sua vita.

E quindi, alla fine, non importa chi vince o chi perde, pensò, baciandole la testa, l'importante è essere loro, insieme.





Siamo arrivati alla fine e, stavolta, per davvero.
Sarebbe dovuta finire già da un po', ma ho voluto continuare ancora, per poi rendermi conto che non c'era altro da dire su loro due.
Per un semplice motivo: perché ognuna di voi ha dato un'interpretazione diversa ad Ambra e Giuseppe;
C'è chi non sopporta Ambra, chi crede che la storia sarebbe dovuta finire con la loro rottura, chi invece li ama, chi mi chiede di continuare, perché ormai, quei due, fanno parte della loro quotidianità, e si rispecchiano nelle paure di Ambra, nei crucci di Giuseppe, chi avrebbe fatto come lei, chi, invece, non avrebbe mai trovato il coraggio, chi avrebbe fatto come lui, chi lo condanna.
Voglio solo che sappiate che, in questa storia, ho messo tanto di me.
Così tanto che non immaginate. Le canzoni di cui parlo mi hanno accompagnato nella stesura, alcune frasi fanno parte del mio passato, alcuni nomi, alcuni eventi mi sono accaduti davvero, altre caratteristiche fisiche sono caratteristiche fisiche che ho io, o chi mi sta attorno. Come la cicatrice sul mento, fatta vent'anni fa, cadendo dall'altalena o il rossetto di Ambra, o, ancora, le lentiggini e le fossette.
Ma ciò che mi rende più felice è che ognuna di voi abbia trovato un po' di sé in Ambra.
Perché mi fa sentire così felice, così orgogliosa e sono commossa da tutto l'affetto che mi avete dimostrato, le lacrime che avete versato per le mie parole, per i sorrisi che vi ho procurato, così come altre mille emozioni.
Quindi mi sembra doveroso ringraziare ognuna di voi.

Ma, in particolare e ancora di più, le ragazze del gruppo, che mi hanno regalato tantissime risate, piantini e sorrisi, il tutto accompagnato da tante, decisamente tantissime foto.
Quindi un grazie enorme ad Elisa, la mia congiunta promessa, Francesca, con cui oltre al nome, condivido un'ossessione ben evidente, Gloria, mi fai morire, ogni volta, Anna, come diavolo fai a sopportarci?, Sara, gli sticker che non smetti, per fortuna(!) di mandarci, Gio, che stiamo trascinando nella zona perversa e Sofi, quanta tenerezza e dolcezza.

E, ovviamente, grazie a Postino, per avermi ispirata.

Grazie di tutto.
Porterò Ambra e Giuseppe per sempre con me e spero che lo facciate anche voi.

Sempre vostra,
Francesca.❤️

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora