Convinta da un'amica (costretta), ho deciso di pubblicare quello che è davvero l'ultimo capitolo. Questo epilogo è ambientato cinque anni dopo il secondo finale in cui Ambra e Giuseppe si lasciano (quello drammatico, per intendersi) in uno stile che ricorda un po' quello di Lalaland. ❤️
Mi mancate. Mi mancano i vostri commenti e le vostre parole e i vostri messaggi, mi spezzano il cuore. 💔
Seguitemi su Twitter, (itsFvancesca) se volete, oppure scrivetemi in privato per avere il mio numero/Instagram.Cinque anni dopo.
Giuseppe si guardò allo specchio, nervoso. Non potè non notare i capelli ingrigiti, ai lati. Sospirò, sfiorandoli: quando aveva ottenuto l'incarico da Premier era una persona diversa, sia fisicamente che mentalmente. Quei lunghi anni erano stati, con molta probabilità, gli anni più stressanti, gratificanti ed intensi della sua vita. Stentò a credere che fosse davvero passato tutto quel tempo, alla fine. Sentiva il peso dei suoi quarantacinque anni sulle spalle, bruciargli, colpevoli e malefici. Si sciacquò le mani e le mise sotto il getto di aria calda, per asciugarle. La porta scorrevole del bagno si aprì e salutò educatamente con un cenno lo sconosciuto, prima di uscire anche lui. Niccoló lo stava aspettando al tavolo del ristorante e guardandolo consultare il menù, provò un moto di orgoglio.
Durante il suo mandato non aveva avuto modo di viverlo a pieno, nella sua fase pre adolescenziale e non era rimasto del tutto stupito quando, uscito finalmente dal mondo della politica e tornato alla sua vita quotidiana, aveva trovato, al posto del ragazzino che lo implorava con gli occhi lucidi per un nuovo gioco o accessorio, un ragazzo con un accenno di barba puerile e la voce ingrossata che hanno gli adolescenti, a quell'età. Quello che l'aveva stupito, invece, fu il notare come lui non ce l'avesse con il padre per quella mancanza, ma lo capisse, lo comprendesse e fosse pronto a riprendere e ricominciare da dove si erano lasciati. In un gesto spontaneo, Giuseppe gli stropicciò i capelli biondi, ereditati dalla madre. Niccoló lo guardò divertito, e se li lisciò sulla testa.
"Sei rimasto lì dentro tre ore." Disse, toccandosi la guancia per sentire i peli sotto la pelle. L'uomo gliel'aveva visto fare diverse volte, negli ultimi tempi, come se fosse un tic.
"C'era fila, tesoro." Si giustificò. "Hai deciso cosa prendere? Possiamo ordinare?" Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, prima di piantarli sul viso del padre.
"Papà, smettila di chiamarmi 'tesoro'. Ho quindici anni, lo sai, vero?" Mormorò, imbarazzato. Quella volta fu il turno di Giuseppe ad alzare gli occhi, esasperato. Stava per rispondere quando una risata rumorosa lo interruppe. Si girò di scatto, verso il punto da cui l'aveva sentita arrivare e qualunque cosa volesse dire a suo figlio gli morì in gola, mangiata dallo stupore che provava in quel momento.
Guardò la giovane donna ridere di nuovo e non potè pensare al fatto che, nonostante fosse passato del tempo, fosse rimasta la stessa e non fosse cambiata di una virgola.
Un nome che non pronunciava da ormai troppo tempo, che cercava di soffocare dentro di sé, insieme a tutto il dolore che aveva provato per mesi, gli salì sulle labbra.
"Ambra." Mormorò, senza staccarle gli occhi di dosso. Stava bevendo un caffè, insieme ad una ragazza che gli risultava familiare. Da quanto tempo era lì? Come aveva fatto a non notarla? Si ricordò della chiassosa comitiva che si era frapposta fra i loro due tavoli fino a poco prima e si chiese se almeno lei l'avesse notato e avesse fatto finta di nulla. Gli anni, su di lei, sembravano essersi fermati e si ricordò dell'ultima volta che l'aveva vista, il giorno della sua laurea, nei suoi occhi ancora da bambina, da giovane donna e si chiese se fossero rimasti gli stessi o se avevano dovuto conoscere anche loro la crudeltà che, ogni tanto, la vita riserva a tutti. Si era lasciata crescere i capelli castani che ora le arrivavano fino al seno. Aveva cominciato a mettersi lo smalto alle dita delle mani e Giuseppe sorrise dolcemente, notando quel particolare. Che avesse abbandonato il vizio di mettersi le dita in bocca? Il viso esile, però, era rimasto lo stesso e notò il rossetto rosso, familiare, sulle labbra. L'uomo spostò lo sguardo sulla tazzina che la ragazza aveva posato sul tavolo e sentì il desiderio di voler annegare lì dentro, fra il fondo del caffè e l'impronta rossa delle sue labbra. Il cameriere si avvicinò al tavolo di Ambra e parlò con le due ragazze, prima di lasciare il conto e come se avesse avvertito il suo sguardo ancora su di lei si girò e lo vide.
Giuseppe potè giurare di aver visto la sua espressione cambiare, nel riconoscerlo. Ed in un attimo gli sembrò di essere tornato a cinque anni prima, a quando si sentiva invincibile e felice, fra le sue braccia. Un calore piacevole si sprigionò sul suo petto, ma avvertì gli occhi cominciare a bruciare. Non era mai stato un uomo con la lacrima facile, ma in quel momento si sarebbe mostrato in tutta la sua fragilità, se non fosse stato in grado di sopportarlo. L'ultima volta che aveva pianto, era stato per lei, nascosto nella sua camera da letto a Palazzo Chigi, dove nessuno poteva vederlo. Ma l'ultima volta che, invece, aveva pianto di fronte a qualcuno, si rese conto, era stato sempre per lei, davanti al suo viso sofferente. Il dolore di quei giorni, di quei mesi e degli anni a seguire lo investì, come se non lo avesse mai abbandonato del tutto, ma stesse aspettando soltanto di rivederla.
Ambra, d'altro canto, non mosse un muscolo del suo viso, rimanendo all'apparenza fredda e distaccata a quello scambio di sguardi. Ma Giuseppe, che la conosceva più di quanto avrebbe mai voluto, riusciva a leggerle il dolore negli occhi. Accennò ad un sorriso che lei ricambiò, a labbra strette. Solo allora posò una mano sul viso e Giuseppe lo notò. Nonostante la distanza, nonostante le sue mani fossero piccolissime e nonostante la sua miopia che, con l'età, prendeva sempre più il sopravvento, non potè evitare di notarlo. Una minuscola striscia dorata le fasciava l'anulare della mano sinistra. Un diamante spiccava su quella fascia e lei seguì il suo sguardo, prima di rivolgersi nuovamente a lui.
Giuseppe annuì, sforzando un sorriso. Dopo un attimo di esitazione lo fece anche lei e si alzò dalla sedia, dirigendosi verso l'uscita, insieme alla bionda che la accompagnava.
L'uomo non smise di guardarla nemmeno quando varcò la soglia, uscendo da quel ristorante. Soltanto quando Niccoló catturò la sua attenzione, si riscosse da quei pensieri. Conversò con il figlio, a lungo, cercando di riportare in quell'angolino in cui l'aveva costretto per anni, il ricordo di Ambra. Un cameriere si avvicinò a lui e gli lasciò un biglietto sul tavolo.
"Dalla signorina che è appena uscita, Presidente." Giuseppe annuì, riconoscente, ignorando il fatto che la gente continuasse a chiamarlo in quel modo anche dopo anni. Niccoló lo guardò curioso, mentre prendeva quel foglio ripiegato su sé stesso e lo apriva. Riconobbe la sua scrittura disordinata e sorrise nel leggere cosa c'era scritto.
"Eternamente mio, eternamente tuo, eternamente nostri, comunque sia andata.
Ci rivediamo in un'altra vita, Giuseppe.
Lì saremo felici.
Sempre tua,
Ambra."
L'uomo sorrise, ripiegando il foglio ed infilandolo nella tasca interna della giacca. Il suo cuore, o forse era solo un'impressione, cominciò a battere più forte come se percepisse la vicinanza con la stessa persona che aveva amato e che continuava ancora a fare. Chiuse gli occhi, cercando di appigliarsi a qualcosa che lo riportasse in sé, senza lasciare le emozioni prendere il sopravvento. Vi riuscì e aprì gli occhi, incontrando quelli di suo figlio, dello stesso colore, preoccupati. Gli sorrise rassicurante.
"È una storia vecchia. Va tutto bene."
Ed era vero. In quel momento, andava tutto bene. In quel momento, gli bastavano i ricordi e saperla più felice. Anche se non era lui, la causa. Andava tutto bene.
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Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTE
Storie d'amoreStoria che vuole un po' cavalcare l'onda, senza offendere in nessun modo il Premier. Tutta la storia è ispirata alla canzone di Postino, "Ambra era nuda", di cui vi consiglio l'ascolto. Preparatevi a piangere. Vi voglio bene. Ambra, 25 anni. Stude...