Vino, vino ed ancora vino.

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Giuseppe guardò l'orario, distrattamente. Si rese conto che era tardi, ormai. Si alzò in piedi.

"Signori, possiamo considerare conclusa la giornata di oggi." Annunciò ai suoi collaboratori. "Grazie ancora per il vostro grande contributo. Vi auguro una buona giornata e ci vediamo domani." Quando tutti se ne furono andati, lasciandolo da solo in un ufficio oggettivamente troppo grande, si accasciò sulla sedia, spostandola leggermente. Prese il telefono, controllando le varie notifiche. Strinse i denti. Non si era fatta sentire. Erano passati due giorni da quando si erano visti l'ultima volta. Due giorni interminabili di silenzio. Giuseppe era ansioso: non sapeva come interpretare quell'assenza. Come si comportano due "amici" che erano andati a letto? Era stato tentato dallo scriverle, per chiederle come stesse, se volesse vederlo, se potesse parlare con lui, levargli un po' di preoccupazione di dosso, massaggiargli il cuore con le sue parole o, se voleva, potevano anche stare in silenzio, insieme, senza dire nulla, bevendo qualche calice o anche una birra scadente, o, ancora, tutti e due. Si passò una mano, stanco. Mai, nella sua vita, aveva incontrato una donna così. Testarda, impulsiva, infantile e adulta allo stesso tempo. Scappava da lui ad ogni problema, come se non volesse rimanere scottata, impaurita. Ma quella sera l'aveva osservata. Non voleva starci male. Quindi l'aveva fermato. L'aveva fatto scendere da quel gradino in cui lei stessa l'aveva fatto salire poco prima. Si domando cosa e chi l'avesse portata ad essere così cauta e sospettosa. Lui, d'altronde, con un'altra donna, avrebbe fatto promesse impossibili da mantenere, consapevolmente. Ma qualcosa, nello sguardo di Ambra, lo aveva portato a tacere, a non prometterle un mondo che non sapeva se sarebbe stato in grado di darle. Normalmente sarebbe scappato da una donna che non gli offriva quello che voleva, qualche bacio la mattina, un bell'orgasmo, un po' di considerazione. Cose che Ambra gli aveva negato con la sua richiesta di rimanere amici. Ma lui aveva acconsentito comunque. E il perché non sapeva spiegarselo. Perché aveva accettato? Perché aveva sentito il bisogno di rimanerle accanto, a qualunque costo? I suoi pensieri viaggiavano, ininterrotti, mentre continuava a guardare la sua foto. Voleva vederla, voleva vedere quanto fosse sincera nella sua richiesta, se, rimanere amici, era davvero quello che voleva. Si alzò di scatto e prese la giacca, appoggiata allo schienale della sedia, uscendo dall'ufficio. Percorse i corridoi a passo svelto, salutando frettolosamente le persone rimaste. Scese lo scalone e chiamò la macchina che non tardò ad arrivare.

"Roberto, lasciami la macchina. Oggi torna a casa dalla tua famiglia." Disse all'autista, aprendo la portiera del guidatore, lasciando interdetto l'uomo.

"Presidente, ne è sicuro?"

"Sì, Roberto. Domani riavrai la macchina, non ti preoccupare." L'autista scese titubante dalla vettura, non comprendendone a pieno il motivo. Giuseppe salì e sfrecciò, immettendosi per le strade di Roma, verso casa di Ambra.



Suonò il campanello di fronte al grande portone del palazzo e attese, guardando la finestra più in alto. Erano le sette di pomeriggio, ma la città era già nel buio, segno di un inverno che stava prepotentemente entrando. Nessuno rispose. Suonò nuovamente, con più insistenza. Ma, anche quella volta, non ottenne risposta. Sconsolato recuperò il telefono, deciso a scriverle.

"Sa che è buona abitudine avvisare, prima di andare a trovare una persona a casa? Per evitare, che so, di non trovarla." Una voce lo sorprese. Alzò lo sguardo e vide Ambra incamminarsi verso di lui, con un libro in mano ed una borsa voluminosa appoggiata sulla spalla.

"Forse. Non sono abituato ad annunciarmi. Di solito lo fanno gli altri. - Rispose divertito, rimettendo in tasca il telefono. – Sei andata all'università?" Ed indicò il libro che aveva in mano. Ambra era di fronte a lui, ormai, mentre frugava nelle tasche alla ricerca delle chiavi.

"Bingo, Presidente. Mi sono fermata a studiare in biblioteca con alcuni colleghi e poi sono andata a comprare i libri per l'esame."

"Roba interessante, presumo."

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora