Pioggia e gelato.

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Ambra seguì Giuseppe. I loro passi risuonavano per il corridoio ormai deserto. Lui era al telefono, mentre dava le ultime indicazioni a qualche collaboratore. Ambra, stretta nel suo cappotto, ripensava a poco prima, al modo in cui lui aveva indugiato sulle sue spalle. Era una cosa stupida e lo sapeva, ma le aveva dato una sensazione particolare, difficile da descrivere. All'ingresso Giuseppe, si fermò.

"Sta piovendo. Aspettami qui. Vado a recuperare la macchina." E senza aspettare una sua risposta, si incamminò, a passo svelto sotto la pioggia scrosciante. In quello stesso momento una coppia di uomini scesero le scale, vicino all'ingresso. Uno dei due si accorse di Ambra, che trafficava, nel frattempo, sul telefono, imbarazzata nel trovarsi da sola lì. La raggiunse e si presentò.

"Salve, sono Rocco Casalino. Tu sei? Non penso di averti mai visto qui." Ambra strinse la mano che l'uomo le porgeva.

"Sono Ambra Arcieri. Non lavoro qui. Ho fatto una visita guidata con il Presidente." Il viso dell'uomo si illuminò.

"Molto piacere, signorina. Spero che la visita sia stata di suo gradimento."

"Sì, il Palazzo è veramente bellissimo. Siete fortunati a lavorare in un ambiente come questo."

"Sì, è veramente un bel palazzo. – Disse l'uomo, guardandosi attorno. – A proposito, signorina, c'è una questione di cui le vorrei parlare. Spero che la visita le basti."

Ambra lo guardò confusa, non capendo. Così l'uomo continuò.

"Sa, per quanto la notizia sia già uscita fuori dall'ambiente universitario, posso sperare che lei non sporga denuncia al Presidente e al suo staff. Sa, sarebbe alquanto imbarazzante." Disse, abbottonandosi la giacca.

"Io non ne avevo l'intenzione." Replicò glaciale Ambra.

"Ah, felice di saperlo. Il Presidente era preoccupato per questa eventualità, così abbiamo deciso di programmare questa visita."

Ambra raggelò, sentendo queste parole. Si sentì stupida ed imbarazzata. Pensava che da parte del Premier vi fosse un interesse innocente nel farsi perdonare.

I suoi pensieri furono interrotti da Giuseppe stesso, con i capelli fradici di pioggia incollati sulla fronte. Aveva recuperato un ombrello. Le sorrise e si rivolse a Casalino, salutandolo e guardandolo allontanarsi prima di girarsi verso Ambra.

"Vogliamo andare? La macchina è qui davanti." Un sorriso enorme che mostrava profonde fossette era dipinto sul suo viso.

"No, grazie. Preferisco andare a piedi." Disse Ambra, uscendo. La pioggia picchiava forte sulla sua testa scoperta. La grande piazza era nell'ombra. Una mano la prese per il polso.

"Stai scherzando? Sta diluviando! Entra in macchina." Urlò Giuseppe, per farsi sentire sopra la pioggia scrosciante, spostando l'ombrello per riparare Ambra.

"Non si preoccupi, Presidente. Ha già fatto abbastanza per me. Non la denuncerò. La sua reputazione è al sicuro con me." Rispose freddamente, la ragazza. Giuseppe la fissó sconcertato. Si guardò attorno e si abbassò. Ambra non fece in tempo a capire, perché si sentì sollevare e venire caricata su una spalla.

"Cosa diavolo sta facendo? Mi metta subito giù. Non sono una bambina."

"Non ne sono sicuro, per come sta reagendo, mi vedo costretto a trattarla come tale." Disse Giuseppe.

Aprì la portiera della macchina e posò Ambra, mettendo una mano sul tettuccio della macchina, per impedirle di scappare.

"Entra. Non accetto un no, e non voglio avere la febbre di nessuno dei due sulla coscienza." Continuò, con un tono che non accettava repliche. Ambra lo fissò per qualche secondo, prima di sbuffare ed entrare in macchina. Soddisfatto, Giuseppe fece il giro della vettura ed entrò nel lato guidatore.

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora