Ora sono nella merda.

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"Allora, entri e cosa fai?" Elisa aveva le mani piantate sulle sue spalle, mentre Ambra si mordeva il labbro inferiore, cercando di tranquillizzarsi nel guardare altrove. A breve sarebbe dovuta entrare nell'ufficio del suo relatore e la cosa la angosciava parecchio.

"Lo saluto educatamente, gli chiedo informazioni sulla correzione della tesi e me ne vado, senza dargli possibilità alcuna di toccarmi."

"Esatto. E se ti trovi in difficoltà?" Ambra si decise a guardarla.

"Allora ti chiamo o ti mando un messaggio, senza farmi vedere e tu chiami il suo numero d'ufficio, distraendolo." Elisa annuì duramente. Sospirò e si allontanò dall'amica.

"Promettimi che se farà qualcosa anche questa volta, ne parlerai con Giuseppe." Ambra si morse l'interno della guancia, combattuta.

"Vedremo."

"In ogni caso, io sono qui vicino. Mi fermo nella libreria alla fine del corridoio." Disse, indicando una porta. Ambra annuì e si sforzò di sorridere. Si diresse a passi spediti verso l'ufficio del Professore, sperando di poter finire il prima possibile. Arrivata davanti la porta, sospirò, cercando di prendere coraggio e bussò.

"Avanti." Esclamò una voce leggermente ovattata, provenire dall'interno. Ambra entrò e lo vide in piedi di fronte alla finestra della stanza, che le dava le spalle. Si voltò per vedere chi fosse entrato e sorrise, riconoscendola.

"Ambra! Che puntualità." Disse, tirandosi la manica della giacca per consultare l'orologio che aveva al polso. La ragazza si impose una buona dose di autocontrollo, per non urlargli addosso per il fatto che l'avesse chiamata per nome.

"Buongiorno Professore. Avevamo appuntamento, oggi." Cercò di mantenere un tono di voce il più neutrale possibile e alzò la cartellina che conteneva i suoi fogli. L'uomo annuì, senza smettere di sorridere. Mentre si accomodava sulla sedia, Ambra cercò di non notare i suoi occhi squadrarla per tutta la lunghezza del suo corpo. Decise di non togliersi il cappotto, per fargli intendere che aveva fretta. Particolare che, a quanto pare, non gli sfuggì.

"Togliti il giubbotto, Ambra. Ho acceso il riscaldamento ed è comunque Marzo, non fa più così freddo."

"Sono parecchio freddolosa, professore. Preferisco tenerlo." Lui si mosse velocemente verso la scrivania e afferrò il telecomando che regolava la temperatura del termostato.

"Non prenderla come una richiesta. Toglilo, è cattiva educazione." Ambra deglutì, ma non se lo fece ripetere nuovamente, per evitare che fosse lui stesso a strapparglielo da dosso. Quando se lo sfilò, il sorriso del professore si allargò, compiaciuto. "Molto bene." Disse, con voce roca. Lei arrossì, sentendo la rabbia scorrerle lungo tutto il corpo. Per fortuna, l'uomo si sedette al suo posto, dietro la grande scrivania, mettendo fra loro una ragguardevole distanza di sicurezza.

"Allora, - disse, posando le mani sul legno – come sta andando la stesura della tesi?" Sollevata da quella domanda inerente all'unico contesto che li legava, Ambra sorrise lievemente.

"Penso stia andando bene. Ho avuto accesso a diversi libri che mi hanno permesso di espandere ancora di più l'argomento."

"Per esempio?" Ambra prese un libro dalla sua borsa e lo posò sulla scrivania. Il professore lo prese, guardandolo sorpreso.

"Ambra, questo libro non è un libro. È un'opera d'arte. È anche molto difficile da trovare. Da dove lo hai preso?" La ragazza cercò di ignorare la formalità.

"L'ho trovato in una libreria." Piccola bugia, era stato Giuseppe a darglielo, raccomandandosi più e più volte affinché non lo distruggesse, o sottolineasse. L'uomo se lo passò fra le mani, sfogliandolo velocemente. Lo richiuse violentemente e glielo puntò, sorridendo.

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora