Appuntamenti.

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La macchina si fermò di fronte un grande palazzo. Giuseppe si protese in avanti, per osservare la palazzina.

"Abiti qui?" Chiese.

"Sì, al quarto piano. So che non è Palazzo Chigi, ma è carino." Disse, ridacchiando Ambra. Staccò la cintura e partì il cicalino fastidioso, che avvisava l'avvenuto slaccio. Giuseppe spense il motore. "Non penso si possa fermare qui, in mezzo alla strada."

"Lo so, ma sono il Presidente del Consiglio."

Ambra esitò per un po'.

"Grazie per la bella giornata."

"Mi posso considerare perdonato?" Alluse lui, con un sorriso.

"L'avevo già perdonata quando mi ha sollevato da terra, mentre ero incosciente." Rise Ambra.

Entrambi si guardarono negli occhi, deglutendo. Quella giornata stava per finire e nessuno dei due lo voleva. Di certo non Ambra, che stava pensando ininterrottamente per trovare una scusa per trattenersi ancora.

"Sono stato molto bene, Ambra." Disse Giuseppe, rompendo quel silenzio.

"Vale lo stesso per me. È stata una bella giornata." Ripetè.

"E grazie ancora per il gelato. Non sono abituato a farmi offrire qualcosa."

Ambra colse la palla al balzo.

"Può rimettersi in pari."

"Ah, sì? E come?"

"Non lo so, Presidente. Sta a lei decidere. Ha il mio numero." Rise e aprì la portiera della macchina, cominciando ad uscire.

La sua mano la fermò, posandosi sulla spalla di lei. Scivolò lungo tutto il braccio e si fermò alle dita. La avvicinò a sé, posandoci le labbra.

"Allora mi farò sentire. Buonanotte, Ambra."

"Buonanotte, Giuseppe." Rispose, marcando l'ultima parola. "Non si faccia sentire troppo presto. Ha comunque un contegno da mantenere." E rise, scendendo dalla macchina e correndo verso il portone.

Giuseppe la osservò sparire dentro la palazzina e scosse la testa. Per l'ennesima volta, quella ragazza l'aveva fatto sentire sé stesso e non il Presidente del Consiglio.

Girò la chiave e partì.

Ambra saliva le scale due a due, con un sorriso sul volto. Entrò in casa e si buttò sul letto ancora sfatto da quella mattina. Sospirò rumorosamente, felice come non mai. Avevano flirtato per tutta la giornata, non poteva negarlo. Ma si chiedeva se lui si sarebbe fatto sentire. Aveva lanciato delle provocazioni, qualche minuto prima. Provocazioni che in un suo coetaneo funzionavano benissimo, portandoli a chiamarla subito, perché sentivano l'ingente impulso di non dimostrarsi come gli altri. Ma chissà se avrebbero avuto lo stesso risultato anche in un uomo di mezz'età. Una notifica proveniente dal suo telefono la distrasse dai suoi pensieri.

Era lui. Ambra sorrise. Giovani o meno, gli uomini erano sempre uomini.

'Puoi assolutamente convenire con me che i giorni liberi non capitano spesso, soprattutto ad un Premier. Per una fortuita casualità, domani pomeriggio non ho impegni. Che ne dici se ci vediamo per affrontare quella conversazione su quel mio libro?'

'Presidente, lei è davvero molto fortunato. Si dà il caso che non abbia impegni per tutto il weekend. Sarei molto onorata di discutere con lei di quel suo libro.'

'Perfetto. Una macchina, con me dentro, sarà sotto la sua abitazione alle 15:00. Non la faccia aspettare.'

'Non mi permetterei mai di far aspettare un uomo così impegnato come lei.'

'A domani, allora.' Ambra sorrise ed un altro messaggio arrivò poco dopo. 'Buonanotte Ambra. Non sognarmi troppo.'

'Non c'è pericolo di questo. Buonanotte Giuseppe.'

Si stese completamente sul letto, toccandosi la cicatrice sulla tempia, sentendo i punti tendersi. Sorrise. Era felice e ancora incredula. Stava davvero accadendo tutto questo a lei?

Un capitolo cortissimo, ma di passaggio. Mi serviva per introdurre la situazione successiva. Stanotte ho cominciato a ricevere più visualizzazioni e credo che non ci sia stato un risveglio più bello di questo. Fatemi sempre sapere se vi piace! Oggi arriva l'altro capitolo, tranquill*❤️

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora