Roma, 12 Giugno 2020
Ambra si allungò per sbirciare oltre la porta per vedere Elisa gesticolare davanti al professore che la guardava serio, annuendo di tanto in tanto. Ad un tratto l'uomo sorrise e le disse qualcosa, contagiando anche la ragazza seduta davanti a lui. Si strinsero la mano e si alzò, dirigendosi a passi svelti verso l'uscita. Ambra le sorrise, interrogativa, curiosa di saper il voto. Elisa, raggiante la raggiunse e la abbracciò, trionfante.
"30 e lode!" Urlò, trapassandole il timpano. La ragazza festeggiò con lei, felice per lei quando l'assistente interruppe quella scena, chiamando la prossima persona.
"Arcieri Ambra?" Domandò, spostando lo sguardo dall'elenco che aveva in mano verso il corridoio gremito di studenti. Lei deglutì e alzò una mano, seguendo il ragazzo ad un suo cenno. Prima di entrare, si girò un'ultima volta verso Elisa che alzò i pollici in un gesto di incoraggiamento. Si sedette davanti al professore che le chiese il documento e scrisse qualcosa, prima di rivolgerle lo sguardo.
"Ultimo esame?" Domandò, cercando di tranquillizzarla. Ambra annuì, senza aggiungere altro. L'uomo guardò i libri vicino a lui, e si appoggiò allo schienale della sedia.
"Cominciamo da un argomento a piacere. Sono buono e fra poco voglio andare a mangiare." Disse, sollevando l'angolo delle labbra. Ambra fece un respiro profondo, sollevata, prima di cominciare a parlare.
Protese la mano verso il professore, sorridente, il quale ricambiò ed uscì, quasi correndo, per raggiungere Elisa. Si fermò davanti a lei, con un balzo e le mise le mani sulle spalle.
"Ci laureiamo!" Urlò, contagiando l'amica. L'ansia che fino a quel giorno l'avevano invasa, scomparve, togliendole un peso dal petto che scivolò via. Aveva gli occhi lucidi, incredula di essere arrivata ad un passo dal traguardo. Erano stati cinque anni lunghi, lunghissimi, pieni e meravigliosi. Mise un braccio sulle spalle di Elisa, mentre si dirigevano verso l'uscita ancora incredule. Una volta fuori, prese il telefono, desiderosa di comunicarne l'esito a Giuseppe, il quale aveva, quando poteva, cercato di aiutarla il più possibile, chiarendole dubbi, portandole il caffè, costringendola a fare qualche pausa per spegnere il cervello. Sorrise, maliziosamente, ricordando le tecniche che usava per farla staccare dai libri.Il telefono squillò a lungo prima che l'uomo rispondesse.
"Giuseppe Conte, chi parla?" Disse, una voce stanca.
"Testa di minchia che sei. Come chi parla?" Ci fu un attimo di silenzio e si sentí la sua risata.
"Ambra, principessa del regno della finezza. Mi perdoni, non ho nemmeno guardato il telefono, prima di rispondere." La ragazza si fece contagiare dalla sua risata. "Hai già finito?"
"Proprio qualche minuto fa. - Sorrise, soddisfatta. - 30 e lode! Oggi si festeggia." Giuseppe ride di nuovo.
"Sono contentissimo per te. Si festeggia decisamente. Cosa vuoi fare?" Si girò verso Elisa, guardandola di sottecchi, mentre parlava con la madre.
"Leo ha finito anche lui, ieri. Quindi noi tre pensavamo di cenare a casa. Verresti anche tu?" Chiese, speranzosa. L'uomo esitò per un attimo.
"Ambra..."
"Ti prego! Passeremo una bella serata, ne sono sicura." Lo sentì sospirare, prima che rispondesse.
"E va bene. Speriamo che non me ne penta." Mormorò. Ambra sorrise raggiante. Sarebbe stata la prima volta, dopo mesi, che sarebbero stati insieme con altre persone e non vedeva l'ora che i suoi amici la vedessero con lui.
"Sei fantastico. Grazie, grazie, grazie. Non te ne pentirai!" Esclamò.Quando terminarono la chiamata, si girò verso l'amica che, nel frattempo, aveva finito anche lei di parlare con la madre.
"Stasera tu e Leo, mangiate a casa. Porta una bottiglia di vino. Una buona. Ci sará anche lui." Elisa la guardò esterrefatta.
"Dici davvero?"
"Sì, non fatemi fare brutte figure." Disse, prendendola a braccetto. "Ma ora, andiamo a farci quel tanto agognato spritz." Elisa rise, facendosi trascinare da lei.Il campanello suonò ed Ambra si passò le mani sullo strofinaccio da cucina, per asciugarsele, prima di muoversi verso la porta. La aprí e trovò Giuseppe, il quale, vedendola, sorrise. Si guardò attorno e alzò un braccio, rivelando la bottiglia di vino che aveva in mano. Ambra la prese, guardandola.
"Altro vino. Sarà una cena fantastica." Esclamò, prima di posare un bacio sulle labbra dell'uomo. Lo invitò ad entrare e si diresse nuovamente verso la cucina. Giuseppe si chiuse la porta alle spalle e si spogliò della giacca, rimanendo in camicia, prima di raggiungerla. La abbracciò da dietro, posando la sua testa sulla spalla della ragazza.
"Congratulazione per l'esame di oggi, dottoressa." Ambra rise, mentre l'uomo le lasciava dei baci sul collo.
"Non sono ancora dottoressa. Ti ricordo che mi devo ancora laureare."
"Lo so, ma é solo una formalità." Rispose, con voce roca, continuando a baciarla. Lei si girò verso di lui, abbandonando a sé stesse le pentole sul fuoco.
"E a quella formalità, tu ci sarai?" Chiese. Il viso dell'uomo si illuminò.
"Volevo parlarti proprio di questo. Avrei preferito farlo stasera, ma dato che me l'hai chiesto, te lo dirò ora." Ambra aggrottò le sopracciglia e inclinò leggermente la testa.
"Dirmi cosa, esattamente." Chiese, sospettosa.
"Il Rettore Bronzetti mi ha chiesto di partecipare alle sedute di laurea di Giurisprudenza della tua università. - Sorrise, malizioso. - Quindi, signorina, sarà anche il tuo Presidente del Consiglio a valutare la tua tesi." Lei gli si buttò al collo, felice per la notizia.
"Dimmi che non stai scherzando!"
"Non sto scherzando. É stato Casalino stesso ad organizzare il tutto." Ambra si fermò, ancora più confusa.
"Rocco Casalino? Quel Rocco Casalino?" Giuseppe annuí, senza smettere di sorridere.
"Conosci altri che si chiamano come lui?"
"E perché l'avrebbe fatto?"
"Non vederlo come un despota. È anche una brava persona. Sapeva che ti saresti laureata, quest'estate e sapeva quanto avrei voluto vederti, quel giorno. Per evitare che combinassi qualche guaio, ha organizzato tutto ciò." Ambra lo guardò ancora confusa, prima di fare spallucce. Gli prese la cravatta e la allentò.
"Perché non te la togli? È una cena fra amici, non con i capi di stato." Mormorò, cercando di togliergliela. Giuseppe annuì e la lasciò fare.
"Come mi devo comportare, stasera?" Chiese, guardandola mentre stringeva le labbra nel tentativo di sciogliere il nodo.
"Sii te stesso, non essere acido e cerca di non metterli in soggezione." Giuseppe sbuffò, prima di aiutarla con la cravatta.
"É una contraddizione, tutto quello che hai detto. Io sono comunque il Presidente del Consiglio." Ambra gli sfilò un bottone dall'asola della camicia e gli diede una pacca sul petto.
"Ecco, cerca di non essere esattamente così." Scherzò, prima di andare ad aprire la porta, dove, nel frattempo, avevano suonato i suoi amici.
Giuseppe si appoggiò al bancone della cucina e bevve un sorso del vino che Ambra stava usando per sfumare, prima di fare un profondo respiro e spostarsi di là per salutare i ragazzi.La cena, contrariamente alle sue aspettative, proseguì bene. Gli chiesero di alcune questioni riguardo la vita politica, il diritto e ogni tanto scherzavano, prendendo in giro l'unica ragazza che li accomunava. Quest'ultima, invece, non si lasciava offendere, ridendoci su, e guardava i suoi due migliori amici e il suo uomo, parlare animatamente, fra un bicchiere di vino e l'altro.
Un cellulare squillò, a cena ormai finita. Si guardarono attorno per capire di chi fosse, ma fu Giuseppe a rispondere.
"Pronto?"
Aggrottò la fronte e guardò i ragazzi.
"Adesso?" Disse, guardando l'orologio al polso. Sbuffò, sentendo la risposta dell'altra persona e annuí.
"Dammi un quarto d'ora. Un po' di più se trovo traffico."
Chiuse la chiamata, sospirando rumorosamente. Si passò una mano sul viso, affranto ed Ambra si sporse dal capotavola per posargli una mano sul braccio. La strinse.
"Tutto bene?"
"No." Mormorò lui, poi aprí gli occhi, guardandola. "Non é nulla di che, devo tornare a Palazzo Chigi. C'è una questione da risolvere." Prese fra le sue, la mano di Ambra, baciandogliela. Si alzò, seguito a ruota dai ragazzi e prese la giacca e la cravatta, abbandonati sul divano.
"Mi dispiace dovermene andare così presto, ragazzi. Continuate senza di me, recupereremo." Disse, vestendosi. Strinse la mano ad Elisa e Leo e poggiò la sua sulla schiena di Ambra, dirigendosi verso la porta. "Non sai quanto vorrei rimanere qui, ancora un po'." Aveva un'espressione preoccupata. La ragazza gli accarezzò il viso, dolcemente.
"Non fa nulla. L'hai detto tu: recupereremo." Giuseppe annuì e la baciò.
"Ci vediamo domani, promesso." Mormorò, poi si voltò verso i due ragazzi e fece un cenno di saluto. Guardò un'ultima volta Ambra, prima di sparire per le scale. Lei chiuse la porta e raggiunse i suoi amici, sospirando.
Si sedette al suo posto e si accese una sigaretta.
"Cosa ne pensate?" Leo ed Elisa si guardarono, prima di rivolgersi di nuovo a Leo.
"All'inizio non mi convinceva molto. Mi sembrava molto distaccato, anche nei tuoi confronti." Mormorò il ragazzo. Ambra assottigliò gli occhi, buttando fuori il fumo.
"E poi?" Domandò, sinceramente curiosa. Leo la guardò a lungo, prima di rispondere. Poi il suo viso si stese in un sorriso.
"Forse era solo timido, ma poi si è sbloccato e, Ambra, ti guardava con una luce negli occhi bellissima. - Le prese la sigaretta dalle mani e fece un tiro anche lui, prima di passargliela di nuovo. - Si vede che è innamorato." La ragazza sorrise, raggiante.
"Lo pensi davvero?" La sua voce uscì in un sussurro. L'amico annuì, convinto.
"Certo. Ma questo lo saprai già. Te l'ha detto."
"No, veramente non ce lo siamo ancora detti." Sospirò. Leo la guardò sconvolta. "E lui nemmeno sa se io lo amo." Disse, guardandolo negli occhi. L'amico arrossì violentemente ed Ambra lo fissò sconcertata.
"A dir la verità..." Mormorò, visibilmente in imbarazzo.
"Leo! Cosa stai cercando di dirmi?" Urló, la voce presa dal panico. Il ragazzo guardó Elisa, disperato, mentre anche lei la fissava in cagnesco. Deglutí e si girò nuovamente verso Ambra.
"Io penso di averglielo detto, quando sono andato a Palazzo Chigi." Dalle due ragazze uscí un verso esasperato.
"Cosa cazzo hai fatto?" Il tono di voce di Ambra era salito di qualche ottava, si allungò verso l'amico, cominciando a tempestarlo di schiaffi, alternando degli insulti.
Elisa di passò una mano fra i capelli.
"Io pensavo che te l'avrebbe detto anche lui! Ahia, mi stai facendo male!" Cercò di giustificarsi, alzandosi dalla sedia per sfuggire alle mani di Ambra. Anche lei si alzò, puntandogli il dito contro.
"Ma non l'ha fatto." Urlò. Elisa le posò una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla. Ambra la guardò e lesse nei suoi occhi, la domanda implicita che l'amica le stava facendo.
"Perché non l'ha fatto?" Mormorò, mettendosi di nuovo seduta.
La bionda si chinò su di lei, facendo leva sulle sue gambe.
"Probabilmente cerca il momento giusto. O, forse, aspetta che sia tu a dirlo. Sono sicura che lui sia innamorato di te. Può anche essere che sia uno di quelli che non lo dice a parole. Vero Leo?" Pronunciò le ultime parole con rabbia, cercando un appoggio. Lui annuì, facendo un passo in avanti, sicuro che nessuna delle due gli avrebbe messo le mani addosso. Ambra li guardò, per poi annuire.
"Forse avete ragione." Sospirò.
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Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTE
RomanceStoria che vuole un po' cavalcare l'onda, senza offendere in nessun modo il Premier. Tutta la storia è ispirata alla canzone di Postino, "Ambra era nuda", di cui vi consiglio l'ascolto. Preparatevi a piangere. Vi voglio bene. Ambra, 25 anni. Stude...