Ambra rigirò il bigliettino fra le mani, come se si aspettasse che, da un momento all'altro, quello sparisse, rivelandole che era stata tutta la sua immaginazione, frutto della botta in testa di quella mattina. Al contrario, però, l'unico effetto che produsse fu quello di sbavare l'inchiostro, segno che era stato scritto poco fa. Rilesse un'ultima volta il bigliettino, prima di prendere il telefono e chiamare Elisa. Non squillò molto e la sua amica rispose.
"Ambra. Tutto okay?" chiese allarmata.
"Non lo so. Non hai idea di che cosa sia successo."
"Parla. Stai male?"
"No, stai tranquilla. Sto bene. Ho ricevuto un mazzo di fiori."
"Chi ti ha mandato un mazzo di fiori? – domandò, e poi fece una pausa – Oddio! Ti prego, non dirmi lui."
"Sì! Aspetta, chi hai capito tu?" Ambra sentiva l'adrenalina scorrerle lungo tutto il corpo.
"Conte. Giuseppe Conte ti ha mandato dei fiori?" sussurrò al telefono, Elisa, come ad aver paura di aver fatto una figuraccia.
"Sì, lui! Oddio Eli, voleva venire qui, ma non gliel'hanno permesso. Capisci?" Dall'altra parte del telefono sentì delle urla e delle parolacce, il cui senso si potrebbe riassumere facilmente in 'Lo sapevo, sono un cazzo di genio.'
"Mi ha anche lasciato un bigliettino... e il suo numero di telefono." Continuò Ambra, sentendo le urla intensificarsi.
"Ambra, capisci cosa vuol dire tutto ques- Sì, Giovanna, tutto okay. No, scusami per il casino. Stavo parlando al telefono. – Ambra sorrise, immaginando che la sua amica fosse stata interrotta dalla coinquilina per il troppo rumore. Infatti continuò a parlare, abbassando notevolmente il tono, ma l'entusiasmo era ancora palpabile. – Stavo dicendo. Ti rendi conto di che cosa vuol dire tutto questo? Hai il numero del Presidente, non dello sfigatello in discoteca. Cosa ti ha scritto? Perché ti ha lasciato il suo numero?"
Ambra le lesse il bigliettino e dall'altra parte sentii nuovamente un gridolino eccitato che venne subito smorzato.
"Okay, amica mia, cosa vuoi fare ora? Quando gli scrivi? Cosa gli scrivi? Quando vi sposate?" domandò insistentemente.
"Sposarlo. Magari. Signora Conte, mi ci immagini? – Disse ridendo. – Penso che gli scriverò o fra poco o domani mattina. Sicuramente vorrà solo scusarsi di nuovo."
"Quello si è innamorato di te, da quando gli hai detto che per te è un grande." Ammise ridendo Elisa.
Ambra ammutolì.
"Cosa avrei detto?"
"No, presidente, per me sei un grande – parodiò Elisa – e poi sei svenuta, come corpo morto cade."
"Ti prego, dimmi che scherzi."
"Ah no, c'è anche un video. Te lo mando subito." Elisa stava trattenendo una risata e lo si capiva benissimo.
"Inviamelo subito." Disse Ambra, e chiuse la chiamata.
Passarono circa due minuti dalla fine della chiamata, quando le arrivò il video che aprì subito.
L'inquadratura mostrava una prospettiva che vedeva Ambra di spalle, a pochi passi. Conte si avvicina al microfono e poco dopo il ragazzo comincia ad urlare. Si zoomma sul Presidente che sorride, guardando il protestatore e cerca di rispondergli, chiedendo alle guardie di lasciarlo stare. Ordine che le guardie non ascoltano. Ambra vede la sé stessa del video venire travolta da una delle due e sbattere per terra. Vede l'intera stanza emettere un suono sconvolto, con Elisa che comincia ad urlare, dimenandosi affianco a lei e sputando veleno sulle guardie che la ignoravano, cercando di fermare il ragazzo che continuava a urlare contro il Presidente. Conte, d'altro canto si era fatto spazio tra la folla, così come la persona che stava registrando, permettendo ad Ambra di vedere come il suo viso confuso, cercava di inquadrare il Premier, chino su di lei che le chiedeva di guardarlo negli occhi, per poi cominciare ad urlare a qualcuno di chiamare un'ambulanza. Chiese ad Elisa come mi chiamassi e continuò a girarsi verso di me, cercando di attirare la mia attenzione. Poi lo dissi. "No, Presidente, non lo stia a sentire, per me è un grande" vicino all'orecchio di Conte che si era abbassato per sentire meglio da sopra il trambusto. Lui sorrise teneramente e il suo sorriso si spense quando vide che ero svenuta.
"Antonio, dove la possiamo portare? Qualcuno ha chiamato l'ambulanza?" Il Rettore, al suo fianco, era disperato. Stava cercando di controllare una cinquantina di persone che cercavano di curiosare troppo e soprattutto Elisa che cercava ogni pretesto per urlare contro chi osasse avvicinarsi ancora di più.
"In infermeria. È qua dietro."
Conte, come se fosse la cosa più semplice del mondo, mi prese fra le sue braccia, soffiò sulla sua fronte, per liberarsi di un ciuffo che gli era caduto e seguì il Rettore che si fece strada fra la marea di gente.
Finito il video, Ambra arrossì violentemente. Doveva assolutamente ringraziarlo.
Salvò il numero e aprì nuovamente whatsapp. Il contatto era presente, ma non aveva alcuna immagine del profilo, stato o accesso. Tentennò un po' ma poi si decise ad inviare il messaggio comunque.
'Buonasera Presidente, sono Ambra Arcieri, la ragazza che si è infortunata oggi all'Università. Volevo ringraziarla per il mazzo di fiori e per la sua disponibilità. Mi è stato anche inviato un video dell'accaduto, che mi porta anche a ringraziarla per avermi portato in infermeria, suppongo. Non voglio che si preoccupi ulteriormente per me. So benissimo che non è lei il responsabile, anzi...'
Inviò subito il messaggio, senza pensarci troppo. Cominciò a rileggerlo così tante volte che cominciò a sembrarle assurdo e senza senso. Stava per annullare il messaggio, quando le due spunte blu comparvero, segno che era stato visualizzato. Non passò molto prima che comparisse il "Sta scrivendo...". Ambra presa dall'ansia, chiuse l'app, bloccò il telefono e lo allontanò da sé, continuandolo ad osservare.
La notifica proveniente dal telefono la fece sussultare.
Aprì l'anteprima per leggere cosa aveva scritto.
"Carissima signorina Arcieri, sono la segretaria del Professore Conte. Il presidente mi aveva avvisato che avrebbe potuto ricevere una chiamata o un messaggio da lei. Per questione di privacy, non ha lasciato il suo numero privato. Gli ho inoltrato il suo messaggio subito. Cordiali saluti e buona guarigione."
Che stupida, che stupida, che stupida. Era ovvio che il Presidente del Consiglio non le avesse lasciato il suo numero di telefono. Si stava ancora frustando mentalmente, quando lo schermo del telefono si illuminò nuovamente, mostrando una chiamata da un numero non salvato. Le mancò il respiro e tremando accettò la chiamata, portando il telefono all'orecchio.
"Pronto?" Rispose, dubbiosa.
"Pronto, Ambra, sono Giuseppe. Giuseppe Conte."
"Sì, Presidente. Sì."
"Ciao Ambra, la mia segretaria mi ha inoltrato il suo messaggio. Mi dispiace non averle lasciato direttamente il mio numero di telefono, ma non mi fidavo tanto dell'infermiera. L'ho vista un po' troppo presa e curiosa, per fidarmi." Disse, ridendo. Ambra sorrise, sentendo la sua risata.
"Ha fatto benissimo. Anzi, mi scusi per il disturbo."
"Nessun disturbo, assolutamente. Speravo di vederla oggi, ma non mi hanno fatto entrare. L'orario delle visite era già finito da un pezzo. Magari, quando esci dall'ospedale potrei farmi perdonare. Studia giurisprudenza o si trovava in quell'aula per caso oggi?"
"Sì, sono all'ultimo anno di giurisprudenza. Dovevo fare lezione oggi."
"Benissimo. Che ne dici di venire a Palazzo, quando sarai in forma? Non so, potrebbe interessarle o, magari, vuole fare altro." Ambra percepì l'imbarazzo dall'altra parte del telefono.
"Sarebbe fantastico. Ho sempre sognato di visitarlo. Mi farebbe davvero piacere."
"Davvero? Fantastico. Questo è il mio numero personale. Fammi sapere quando viene dimessa, allora."
"Certamente. E grazie mille di tutto, non era dovuto."
"Forse, ma volevo. Buonanotte Ambra, e buona guarigione" disse, e chiuse il telefono.
Cosa diavolo stava succedendo?
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Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTE
عاطفيةStoria che vuole un po' cavalcare l'onda, senza offendere in nessun modo il Premier. Tutta la storia è ispirata alla canzone di Postino, "Ambra era nuda", di cui vi consiglio l'ascolto. Preparatevi a piangere. Vi voglio bene. Ambra, 25 anni. Stude...