Quando Dio creò l'amore.

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Roma, 14 Luglio 2020 00:22

Sfinita, si lasciò andare sul letto. Si tolse la corona d'alloro che le tirò qualche capello lungo il viso. Sbuffando, Ambra, se li aggiustò. Aveva appena salutato i genitori, diretti verso il loro hotel, per poi partire l'indomani mattina. Il suo occhio cadde sulla borsa, posata per terra, vicino alla porta della sua camera. La guardò, ben consapevole di cosa ci fosse al suo interno. Chiuse gli occhi, cercando di decidere se leggere quello che stava scritto. Sapeva, con sicurezza, che quelle parole, qualunque esse fossero, le avrebbero procurato un dolore ancora più grande di quello che sentiva in quel momento. Ma ricordò lo sguardo di Giuseppe, quando le aveva dato il regalo. Sospirò e si alzò. Prese la borsa nera dalla tracolla e si diresse verso il divano, decisa a non voler stare stesa su quel letto dove il suo profumo aveva appena cominciato a sparire. La posò al suo fianco ed esitò ancora un momento, prima di prendere il foglio. Lo aprì e notò, stupita, che quella che pensava essere una semplice era, invece, una lettera vera e propria. Riconobbe la sua calligrafia precisa e chiuse gli occhi, promettendosi di non piangere di nuovo, prima di iniziare a leggere.



Roma, 15 Giugno 2020, 16:56

Le accarezzo dolcemente il braccio, mentre si trova appoggiata sul mio petto, completamente stesa sul divano. Sento la camicia grondare di sudore, ma non glielo faccio notare, beandomi di quel momento di intimità. D'un tratto lei chiude di scatto il libro che stava leggendo e si sfila la penna dalla bocca, alzando gli occhi per incontrare il mio viso. La guardo e sorrido.

"Mi sono stufata di leggere. Facciamo altro." Rido sommessamente, senza smettere di accarezzarla. "Recitami una poesia." Dice, risoluta. La guardo di nuovo, questa volta un po' più confuso.

"Una poesia?" Le dico, mentre lei si allontana da me, mettendosi a sedere. Noto il suo sorriso, come quello di una bambina e mi intenerisco.
"Ne dovrai sapere almeno una."

"Che tipo di poesia?" Le chiedo, posando il cellulare sul bracciolo del divano.

"Una d'amore." Sentenzia, dopo averci pensato un po'

"Non siamo un po' grandi per dedicarci poesie d'amore?" Le chiedo, sorridendo divertito.

"Non si è mai troppo grandi, per le poesie." Il mio sorriso si allarga. Annuisco e comincio a rifletterci, guardando verso il soffitto, cercando di ricordare le esatte parole. Lei, nel frattempo, si porta le gambe al petto e prende la mia mano, appoggiandola sul ginocchio e appoggiandoci sopra il viso. Con il pollice comincio ad accarezzarlo e mi giro verso di lei, che mi aspetta, impaziente. Mi schiarisco la voce e comincio.

"Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto, quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani...

Roma, 14 Luglio 2020, 00:27


...quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma

quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile

quando Dio creò Me creò Me

quando Dio creò la scimmia stava dormendo

quando creò la giraffa era ubriaco

quando creò i narcotici era su di giri

e quando creò il suicidio era a terra

Quando creò te distesa a letto

sapeva cosa stava facendo

era ubriaco e su di giri

e creò le montagne e il mare e il fuoco

allo stesso tempo

Ha fatto qualche errore

ma quando creò te distesa a letto

fece tutto il Suo Sacro Universo"



Cara Ambra,

Se stai leggendo queste parole vuol dire che, con moltissima probabilità, sei arrivata alla tua laurea. Spero che il mio regalo ti sia piaciuto e che sia il primo di centinaia di vinili che non smetterò mai di comprarti.

Ho cominciato a scrivere tutto ciò in un piccolo bigliettino, di quelli che trovi ovunque con la sua busta abbinata, adatti per le lauree. Però, poi, mi sono reso conto che mentre lo spazio per scrivere scarseggiava, le mie parole aumentavano ancora di più.

Spero che tu sia felice di quello che hai raggiunto e spero di poter condividere la tua felicità insieme a te.

A poco meno di due settimane di distanza da quel giorno, voglio dirti che sono già così orgoglioso di te, di quello che sei stata capace di fare, da sola. Ammetto di aver letto i tuoi appunti, mentre tu eri distratta o dormivi e di essere rimasto incantato da ciò che scrivevi, che tu custodivi così gelosamente, lontano dai miei occhi.

Volevo scriverti qualcosa di più che un semplice augurio, perché mi rendo conto che, seppur sia stato un professore ed un avvocato, e seppur essendo, al giorno d'oggi, un Premier abituato a parlare con tantissime persone ogni giorno, le parole che voglio dirti mi spariscono dalla gola, quando mi guardi con quegli occhi da donna che è rimasta un po' bambina. E mi sento nuovamente uno stupido adolescente, nel farlo, ma me ne infischio e lo faccio comunque, e ti scrivo.

Ti scrivo per ringraziarti, per aver reso questo stressato e stanco uomo di mezz'età in un ragazzino che si ritrova a ridere per battute sconce, che guarda l'orario, in attesa di finire, per venire da te, un ragazzino sorridente, rilassato e sereno. E ti sono grato per tutti i momenti di felicità che solo tu, con la tua risata contagiosa, con le dita affusolate e i baci mi hai regalato. E Dio solo sa quanto sia felice di poter condividere ogni minuto insieme alla tua allegria, alla tua sfacciataggine e al tuo amore. Grazie per aver avuto il tempo e la pazienza di ritagliare un momento di paradiso, quasi ogni giorno, per me.

Ancora congratulazioni, non ho mai dubitato di te e mai lo farò.

T'amo e t'amerò sempre più del giorno prima e meno di quello dopo.

Eternamente tuo, eternamente mia, eternamente nostri.

Sempre e per sempre tuo,

Giuseppe.

Ambra strinse il foglio a sé, sul petto, come a voler sentirlo vicino, come se in quel modo riuscisse a sentire le sue mani sulla sua schiena e la sua risata echeggiare per la stanza, felice di averla commossa così tanto. Si lasciò andare sul divano e chiuse gli occhi, sorridendo nostalgica.

"Grazie a te, di tutto." Sussurrò solamente.

La mia anima è in tempesta,
non trova pace,
è un mare agitato.
Onde di dolore, amarezza,
delusione, tristezza
la devastano.
Nulla riesce a calmarla
per aver perduto
l'altra metà di sé.

Cinzia Gargiulo

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora