CHAPTER 53

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Forse era solo un brutto sogno. Forse se mi addormentassi, passerebbe tutto in un battibaleno e mi sveglierei da questa brutta situazione. Vorrei tanto fosse così, ma purtroppo non lo è. Purtroppo questa è la cruda realtà. Nonostante Harry mi sia vicino, non riuscivo a smettere di stare preoccupata, ma non solo per Niall. Avevo paura che la situazione si sarebbe complicata ancora di più mettendo in mezzo persone che non c'entravano nulla, come El ad esempio. Non potevo stare qui con le mani in mano, dovevo raggiungere quella casa. Dovevo scappare, ma Harry mi teneva rinchiusa in casa come fossi Rapunzel e non mi mollava nemmeno per 5 secondi.

"Harry." iniziai a dirgli sospirando. Lui mi fece cenno con gli occhi di continuare. "So che è meglio non andare a casa di Demi, ma per favore cerca di capirmi. Sono preoccupata. E se la situazione degenerasse? Se si ferisse qualcuno? Se dovesse intervenire la polizia o l'ambulanza?"
Harry, non appena sentí la mia ultima frase, si mise a ridere.
"Cosa ridi?" chiesi io, inarcando la fronte.
"Erica vuoi smetterla? Non succederà niente di tutto ciò. Stai tranquilla per favore. Sono intelligenti e ragionano.. più o meno."

Io sospirai. Conoscendo Niall, non manterrebbe mai la calma in situazioni del genere. Speriamo bene anche se qua, c'è poco da sperare.

Niall's Pov

"Apri questa cazzo di porta!"

Continuai a bussare, anzi più che bussare, a tirare pugni sulla porta di casa di Demi. Non apriva.

"Niall magari non sta a casa. Ripassiamo più tardi." Provò a dire Liam, ma io lo fulminai con lo sguardo.
"Non ci pensare minimamente. Io non mi muovo di qua finché non parlerò con quel testa di cazzo." E ho detto 'parlare' per non dire altro. Avevo il sangue al cervello, non ragionavo più e quest'attesa diventava sempre più impossibile da gestire. Ma ad un certo punto la porta si aprí.

"Stavo dentro la doccia. Si può sapere che diamine succede?" Disse lei, sclerando.
"Dov'è?" Dissi io senza pensarci due volte.
Lei inarcò le sopracciglia.
Cercai di mantenere la calma e serrai i pugni. Volevo spaccare la porta d'ingresso.
"Demi non fare la finta tonta. Sai a chi mi riferisco. Dove cazzo è?" Dissi con tono sostenuto. Andró via di testa me lo sento.
Lei rise.
"Ti è piciuta la visita dell'altra notte?". Era una voce maschile dall'accento italiano. L'unico e inconfondibile spermatozoo uscito male sulla faccia della terra.
Non feci neanche in tempo a rivolgere lo sguardo verso di lui, che già mi ero diretto verso la sua direzione e gli stavo per tirare un pugno dritto in faccia, ma non riuscii a fare nulla dato che lui mi precedette. A quel punto non ci vidi più e iniziai a riempirlo di cazzotti.
"Questo è per l'altra sera". Glie ne diedi un altro. "E questo è per quello che hai fatto ad Erica quando è venuta in Italia."
Lo guardai per un'ultima volta in faccia. Quella grandissima faccia da culo che avrei sfigurato con le mie stesse mani se solo non ci fossero stati i miei amici.
"Andiamo Niall." Disse Liam tirandomi per il braccio.
"Per adesso ti ho sistemato. Ma sappi che se rifarai una cosa del genere, ritieniti un uomo morto." Sputai e me ne andai, seguito dagli altri.

Durante il tragitto per il ritorno a casa non parlò nessuno. C'era un'aria abbastanza tesa, ero agitato e credo che nessuno avrebbe fatto qualcosa per spezzare il silenzio. E così fu.

Erica's pov

"Non ho fame."
"Ma le ho fatte con tanto amore." Disse Harry mettendomi le frittelle sul piatto. "Ti assicuro che sono buonissime."

Non ero in vena di mangiare. Avevo ansia, ansia che fosse successo qualcosa ai ragazzi, ma soprattutto a Niall. Non me lo sarei mai perdonata. Se solo non fossi partita per l'Italia, tutto questo non sarebbe mai successo e saremmo tutti a casa sul divano a mangiare pop corn e a vedere un film.
Non avevo paura di Niall, lui non é un tipo violento. È un ragazzo buonissimo, ma purtroppo quando si è arrabbiati si fanno cose di cui dopo ci si pente. Lo volevo qua, a casa, fra le mie braccia. Ora.

"Capisco la tua preoccupazione, ma ci sono gli altri con lui. Stai tranquilla, non gli succederà niente." Mi rassicurò Harry, accarezzandomi la schiena.
Io per rispondere gli feci un mezzo sorriso. Un sorriso falso, forzato. Un sorriso che sarebbe stato vero se solo Niall e gli altri ragazzi fossero qua a mangiare le frittelle con noi.

Proprio in quel momento la porta d'ingresso si schiavò. Mi fiondai verso di essa e vidi i ragazzi. C'erano tutti, ma mancava lui. Il mio cuore perse qualche battito.

"Dov'è?" Chiesi io, già fin troppo agitata.

Ad un tratto, notai una chioma bionda muoversi fuori dalla casa. Eccolo. Corsi verso di lui, ma mi fermai a pochi metri di distanza.

"Niall.." dissi io. Lo guardai bene e mi venne un nodo in gola. Aveva un livido enorme sulla tempia destra e un altro poco sotto l'occhio sinisto. Con la mano coprii la bocca e sussurrai. "Cosa ti è successo?". Dissi avvicinandomi e toccando i lividi sul suo viso. Lui, per il dolore, strinse gli occhi ed io, notando questo comportamento, ritirai subito la mano.
"Tranquilla. È tutto risolto. Sto bene." Rispose lui, accarezzandomi la guancia con la sua mano. Su quest'ultima notai le nocche piene di sangue.
Mi avvicinai ancora di più a lui e lo abbracciai forte e stretto.
"Scusa. È tutta colpa mia." Ed era vero. Se solo fossi rimasta casa...
Lui non rispose, allentò un po' la presa in modo tale da potermi guardare negli occhi e d'un tratto mi baciò. Un bacio da togliere il fiato.
"Ti amo." Sussurrò tra le mie labbra e continuò a baciarmi ancora e ancora.
Adesso sì che stavo bene. Con lui potevo stare in qualsiasi posto, anche al polo nord. Ma grazie alla sua presenza, mi sarei sempre sentita a casa.

Dopo un po'...

"Amore devi stare fermo."
Gli stavo medicando le ferite. Era il minimo che io potessi fare per farmi perdonare. Mi sentivo così dannatamente in colpa.
"Non serve, davvero. Basta." Disse lui, alzandosi dalla sedia. "Voglio solo andare sul letto e riposarmi e voglio che tu venga con me." Continuò prendendomi la mano.
Io non potei far a meno di sorridere e annuii con la testa.
Salimmo le scale e andammo verso la camera da letto. Aprii la porta della camera, ci mettemmo sotto le coperte e ci abbracciammo. Era già il quarto, quinto, sesto abbraccio nel giro di mezz'ora.

"Erica ho fatto questo per proteggerti." Iniziò lui. Ma io lo fermai prima che potesse continuare.
"Lo so, ma se fossi rimasta a casa, tutto questo non sarebbe successo." Piagnucolai io.
"Sarebbe potuto succedere ovunque. Anche qua. Quindi non sentirti in colpa perché lo sai che farei di tutto per proteggerti e farti sentire al sicuro." Disse lui, dandomi un bacio sulla fronte. "Farei di tutto per te."
E dopo le sue parole, tutte le insicurezze, tutte le paure, tutte le paranoie divennero futili. In quel momento l'unica cosa davvero importante per me era lui. Lo amavo da morire.

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