CAPITOLO 50: GENNARO (parte 2)

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-Quando arrivammo, tua nonna iniziò a piangere a dirotto sulle spalle di tuo padre e tutti iniziarono a parlare dell'incidente, tanto che non riuscimmo a capire molto sulla sua dinamica. L'unica cosa che sapevamo era che prima o poi ci sarebbe giunta la notizia della sua morte. Fu in quel periodo che conobbi Nancy- disse Nathalie e notò uno scatto sul volto di suo figlio. Caleb iniziò ad ascoltare con maggiore attenzione la storia di sua madre, anche perché se gli avesse dato qualunque informazione su di lei, magari poteva essere utile per ritrovare Hope. -Nancy era un'infermiera e si occupava dei malati con una tale dolcezza e aveva un vero e proprio dono nel tranquillizzare i parenti dei pazienti, a tal punto che anche se la morte sembrava fosse dietro l'angolo, riusciva ad infonderti quella calma che ti aiutava ad andare avanti. Eppure, nonostante tutto, sembrava fosse alla ricerca di qualcuno e si guardava sempre intorno. In quel momento credetti che era forse dovuto al fatto che cercasse di consolare tutti i presenti, ma ora direi che era ossessionata da qualche persona che voleva ritrovare. Credo che lei sentisse che la stavo osservando con una certa insistenza, dovuta più che altro al fascino che aveva suscitato su di me. Mi prese in disparte e iniziò a dirmi che se anche la situazione fosse disperata, forse lei avrebbe potuto indicarmi qualcuno che si poteva occupare di mio cognato. Io iniziai a credere che forse voleva solo suggerire qualche rimedio che magari le avrebbe potuto dare una certa ricompensa, quindi ritrassi il braccio e la guardai con disgusto: non ero certamente il tipo di persona che si lascia abbindolare facilmente. Lei si avvicinò nuovamente e senza che io le dicessi nulla, aggiunse -Tranquilla, non voglio ingannarti e non voglio alcuna ricompensa. Non ti sto dicendo che è una certezza, ma una possibilità-. Io non volevo crederle, ma aveva un tale fascino da essere convincente, tanto che decisi di parlarne con la famiglia. -Conosco questo genere di persone!- esclamò tua nonna e continuò -Anche se ti presenti dicendo di farlo in maniera disinteressata, sicuramente ci sarà un prezzo alla fine, anche se magari non necessariamente monetario-. Gennaro e gli altri ebbero una reazione simile, ma io la sostenni:- io credo che valga la pena provare. Non crediate che sia meglio, piuttosto che arrendersi alla perdita?-. Dopo una breve discussione, decidemmo di ascoltare quell'infermiera, che dopo aver avuto il nostro consenso si presentò. Visitò tuo zio e uscendo, disse che forse la sua amica avrebbe potuto aiutarlo, ma le serviva un sacrificio animale. A questa richiesta tutti rimanemmo sorpresi e disgustati, ma lei spiegò -Vedete, la mia amica è una donna con un dono particolare, che le permette di guarire le persone. Questo però avviene secondo un certo equilibrio, secondo il quale se viene curato un essere vivente che rischia di morire, un altro deve prenderne il posto-. -Tutte queste sono delle vaghe idee medievali!- esclamò tua zia, esprimendo chiaramente la sua contrarietà. -So che questo può sembrarvi assurdo, ma vi posso assicurare che c'è una possibilità concreta che questa avvenga. La decisione finale spetta a voi, ma dovete dirmi entro domani stesso qual è, altrimenti sarà troppo tardi-. Nancy andò via ed io sembrai quasi presa da una sorta di torpore. Ritornammo nella stanza di tuo zio ed iniziammo a discutere. Tua nonna si era alla fine convinta che era meglio morisse un animale, se questo dava una speranza, seppur minima, di sopravvivenza del figlio. Alla fine tutti decidemmo di accettare e poco dopo, soggiunse un infermiere che ci invitò ad uscire dalla stanza. -Ma tu sei sicura di quello che stiamo per fare?- mi chiese tuo padre e nonostante io non avessi mai creduto nel mistico ed in questi tipi di potere, risposi di sì. Il giorno seguente ritornammo e trovammo Nancy già in camera. Questa volta fummo noi ad avvicinarci per parlare con lei e le mostrammo il piccione che avevamo procurato per quello strano rito. -Io ora ho molto da fare, ma vi mando la persona che si occuperà di lui. Voi non spostatevi da qui, così vi riconoscerà, disse Nancy, uscendo dalla stanza con una certa fretta. Nel frattempo soggiunsero anche gli altri e con una certa intrepidazione aspettammo. Dopo qualche minuto venne una donna anziana, piuttosto grassottella, coi capelli castani e gli occhi verdi. Si avvicinò e ci chiese l'animale del sacrificio. Ti giuro che in quel momento non riuscivo a capire cosa mi stesse spingendo a fare una cosa del genere, però non riuscivo a tirarmi indietro. Le mostrammo il piccione, nascosto in uno zaino che portavo sulle spalle e lei mi invitò ad uscire fuori insieme a tuo padre, mentre gli altri dovevano rimanere al fianco di tuo zio. Uscimmo e andammo in un luogo più isolato, ma mentre camminavamo, mi dava sempre più l'impressione di conoscerla. Ci fermammo e lei diede inizio a questa sorta di rito. Una volta terminato, disse che tutto era andato a buon fine e presto tuo zio si sarebbe ripreso. La salutammo e le offrimmo una ricompensa, ma lei rifiutò, così come ci aveva detto Nancy. Stavamo per andare via, quando lei ci richiamò e cacciò dalla tasca un piccolo biglietto, su cui aveva scritto il suo numero di telefono e un indirizzo a cui poterla reperire. Noi non capivamo quell'espressione triste nei suoi occhi, quasi come se fosse successo qualcosa di.. di tragico. -Ho il presentimento che ci rivedremo ancora e la prossima volta, il sacrificio sarà maggiore!- esclamò, dopodiché ci salutò, mentre noi, sconcertati, ci scambiavamo delle occhiate che nascondevano un certo timore. "Che cosa vorrà dire col fatto che ci rivedremo? E perché il sacrificio dovrebbe essere maggiore? Ma sarà poi vero che ha funzionato?": tutte queste domande balenavano nella mia mente, dopodiché vidi che aveva portato con sé il piccione. "Forse vorrà un animale più grande perché le duri di più?" pensai, ma mi sentii immediatamente in colpa nell'aver pensato così di una persona che non ci ha chiesto denaro in cambio del suo aiuto. Ritornammo verso l'ospedale e ad un tratto ci ritrovammo tua zia che correva verso di noi: -è un miracolo!- esclamava, avvicinandosi sempre più, aggiunse -si è ripreso!-. Gennaro ed io fummo pervasi da una forte emozione e ci precipitammo su per le scale, per giungere in fretta alla sua camera. Qui i medici non riuscivano a spiegarsi cosa fosse successo: per loro, il suo destino era solo uno e nulla poteva cambiarlo. I tuoi nonni, così come anche noi, pensammo subito al coinvolgimento di quella donna e iniziammo a desiderare di ringraziare Nancy che aveva deciso di indicarci questa persona. -Il suo turno è finito!- ci disse un altro infermiere, dicendo che sarebbe tornata nel pomeriggio. Il primario in persona visitò tuo zio e al termine ci diede la diagnosi:- non so come sia possibile, ma si ristabilirà completamente! per il momento dovrà riposare e restare qui almeno un paio di giorni-. Tutti fummo così contenti, anche se io non restai a godermi quel momento di felicità familiare, assalita da mille dubbi "se quella donna è riuscita a salvare la vita ad un uomo ridotto in quello stato grazie ad un sacrificio di un animale, allora cosa avrebbe dovuto portare ad un sacrificio maggiore? E chi, di preciso, avrebbe avuto nuovamente bisogno di lei? e se fosse stato Gennaro? Ma poi quella donna, perché le sembrava familiare dal primo momento?". Gennaro mi raggiunse e, senza che io gli dicessi nulla, cercò di rassicurarmi:- so che quella donna ti ha alquanto turbato, ma non penso sia opportuno lasciarci condizionare da ciò che ci ha detto, altrimenti vivremo oppressi, pensando che anche il più piccolo malore possa essere tanto grave da richiedere il suo aiuto-. Tuo padre aveva questa straordinaria capacità di comprendere ogni mio pensiero e di riuscire anche a consolarmi e tranquillizzarmi, tanto che io mi poggiai sulla sua spalla e poi aggiunsi al suo discorso :- Se sai che dovrà accaderti qualcosa, puoi reagire in due modi: o cerchi di apprezzare tutto ciò che ti circonda e tutte le possibilità a tua disposizione; o ti fai prendere dall'angoscia, dalla tristezza o dall'inquietudine. Se dovesse succederti qualcosa, io...- stavo per dire, ma tuo padre mi guardò, mi accarezzò la fronte e poi mi disse -Sono ottimista e tutto si aggiusterà. Vedrai che non accadrà nulla di male!-. Io mi tranquillizzai, anche per dare forza a lui, credendo per un momento che avesse ragione. Non sapevamo ancora quanto ci sbagliavamo....

LICANTROPO IGNARO 2: LA RINASCITA DELL'OSCURITA'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora