CAPITOLO 51: GENNARO (parte 3)

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Caleb non riusciva a credere a tutto ciò che Nathalie stava dicendo, ma a mano a mano si stava facendo l'idea nella sua mente che sua madre voleva riferirsi alla sua straordinaria guarigione, di cui i medici avevano detto che sembrava gli avessero "ricucito il cuore". Forse Hope gli aveva parlato del soprannaturale, interrogandolo più volte su questo argomento, perché voleva vedere se l'avesse potuta credere, una volta che lei avesse rivelato la sua natura? In fondo quel video era la prova che qualcosa di speciale doveva esistere e anche i suoi ricordi lo portavano a questa conclusione. Si era innamorato di una donna che aveva il potere di trasformarsi, magari qualche anno prima, in una signora anziana ed ora anche in una ragazza della sua età? Per questo forse James gli aveva detto di lasciarla andare? Questa conversazione con Nathalie gli stava aprendo gli occhi su un mondo che pensava solo una finzione e lui ora voleva scoprire tutto. -Va tutto bene?- gli chiese Nathalie, sinceramente preoccupata per lo sguardo di suo figlio. -Sì!- esclamò Caleb, proseguendo -solo che sembra assurdo: se quello che mi hai detto è vero, significa che esistono le streghe-. Nathalie sospirò e poi, dopo che Caleb le chiese di proseguire sul raccontare la storia di suo padre, riprese "Il giorno seguente sono andata all'ospedale ed ho visto che c'era una situazione alquanto delicata e Nancy era nelle vicinanze. Aspettai per non interromperla, ma da dove stavo, riuscii a sentire che ai parenti di quella persona non aveva parlato di quella donna, tanto che ne fui sorpresa. Non appena terminò il suo discorso con loro mi avvicinai a lei per ringraziarla. -Figurati, io non ho fatto proprio nulla!- mi disse, con una voce tanto candida da non lasciare spazi ad alcun tipo di cattiveria. -Posso chiederti perché non hai parlato anche a quelle persone della tua amica?-. Nancy mi fece segno di seguirla ed insieme andammo in una stanza buia. -Vedi, se la mia amica ha questo dono di guarire, io ho il dono di capire le persone. Quell'uomo che loro vorrebbero veder guarito, racconterebbe a tutti l'accaduto, così come i suoi familiari, iniziando a cercare fino allo stremo me e la mia amica-. Io la guardai e le dissi con voce bassa -e perché questo sarebbe un male? Io credo che voi abbiate la possibilità di fare delle cose bellissime e più persone potranno avvantaggiarsi di questo dono, più voi sareste apprezzate-. Nancy scosse la testa e poi aggiunse -Ascolta, io ho aspettato molto tempo prima di proporti la conoscenza della mia amica, proprio perché mi serviva qualche minuto per capire quale tipo di persona mi ritrovavo davanti. La mia amica una volta ha guarito una persona, ma quando si venne a sapere in giro, al posto della gratitudine, ci giungevano minacce, intimidazioni e un giorno ricevemmo anche delle percosse, tanto che siamo state costrette a venire qui-. Più l'ascoltavo, più non riuscivo a crederci: tanta ingratitudine dopo aver ricevuto un simile aiuto. -Io sto cercando di trovare delle persone di cui posso fidarmi qui e credo che tu possa essere una di loro. Ti prego, mantieni questo segreto- mi chiese infine, con un tono quasi supplichevole. -Se hai così tanta paura di essere scoperta, perché hai voluto aiutarci, mettendo a rischio il tuo segreto?- le chiesi, intuendo che io fossi la prima e forse l'unica persona per cui lei si sarebbe spinta a tanto. -La verità è che io ho bisogno di un'amica con cui posso essere sincera fino in fondo e come ti ho detto, io ho il dono di capire le persone. Allora, manterrai il segreto?-. Io compresi che il minimo che potessi fare per sdebitarmi con lei, fosse accontentarla e da allora si instaurò un ottimo rapporto tra noi. Noi continuammo a vivere a Napoli, grazie soprattutto al fatto che l'azienda americana avesse aperto una filiale proprio lì. Dopo 2 anni iniziò per me una nuova gravidanza, ma nonostante ne fossi felice, ero assalita da vari dubbi e da un presentimento che mi tormentava. Al quinto mese decisi di scoprire il sesso del bambino ed appresi che si trattava di due gemelline, ma al settimo mese ci furono delle complicazioni. Io fui costretta ad eseguire un esame, perché uno dei dottori aveva il timore che si fosse sviluppata una malattia che avrebbe compromesso il parto. Dopo questi esami passò una settimana, durante la quale io mi sentivo debole, tanto da non riuscire più neanche a reggermi in piedi. -Mi spiace dirvi che i miei timori erano fondati- disse il dottore con un filo di voce, dopo aver fatto allontanare tutti dalla stanza, tranne tuo padre. -Dottore, dite cosa sta succedendo- chiedeva impaziente ed il dottore abbassò lo sguardo, cercando forse le parole migliori per poter dare la sua diagnosi. -Vostra moglie ha sviluppato una malattia che la condurrà alla morte se non verrà curata. Il problema è che se viene curata, le bambine...beh, non sopravvivranno-. A sentire quelle parole, mi venne un colpo al cuore, ma sapevo bene che non potevo mostrarmi debole a Gennaro, che sembrava stesse per perdere i sensi. -Dottore....qualsiasi cosa...salvatele- dissi dopo un minuto di silenzio, catturando l'attenzione di Gennaro che si voltò di scatto verso di me, si avvicinò, sedendosi sul letto e mi strinse la mano. -Io devo essere onesto fino in fondo: anche se lei dovesse decidere di continuare la gestazione senza sottoporsi alle dovute cure per la sua malattia, non è detto che riusciranno a sopravvivere...o meglio...avranno poche possibilità-. Un profondo silenzio piombò nuovamente nella stanza, dopodiché il dottore proseguì nella sua spiegazione: -questa cura, però, è sperimentale, quindi anche se dovesse decidere di interrompere la gestazione, sono poche le possibilità che lei sopravviva-. Io non sapevo cosa dire, mentre tuo padre diveniva sempre più pallido. -Come le ho detto...- dissi dopo qualche istante, cercando le forze per poter prendere una decisione, -salvi le bambine!-. Il dottore prese atto della mia decisione ed andò via con lo sguardo triste. -Troveremo qualche altro dottore- disse Gennaro, cercando di aggrapparsi ad una qualsiasi minima speranza e riprendendo -forse c'è qualcuno più preparato che...-, ma io lo interruppi:- basta! se io non dovessi......occupati di loro.....da loro l'amore che non potranno mai ricevere da me...-. Gennaro smise di parlare ed iniziò a guardarmi negli occhi. Sentivo che non c'era più bisogno di parole e i nostri sguardi stavano comunicando molto più di qualsiasi frase. Dopo un po' gli dissi che avrei riposato e così chiusi gli occhi, ma prima di prender sonno, sentii che bisbigliava "non permetterò mai che questo accada", dopodiché lasciò la stanza, congedandosi con un bacio".

LICANTROPO IGNARO 2: LA RINASCITA DELL'OSCURITA'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora