Damien fu dimesso dall'ospedale il giorno dopo. Due giorni passati in solitudine, a mandare via chiunque fosse entrato nella sua stanza. Solo i medici e le infermiere potevano entrare, e puntualmente provavano a riferirgli ciò che i suoi amici e i suoi familiari provavano a dirgli; Damien li liquidava con un gesto della mano. Nonostante i suoi continui rifiuti, però, Elia era lì. E il moro, in qualche modo, ne avvertiva la presenza.
«Vado da solo con Dam, in macchina.» disse Chris ai suoi genitori, che annuirono.
«Direttamente a casa.» fece suo padre, andando sulla sua macchina seguito da Sarah e Lydia. Erano a pezzi, tutti quanti. Chris pensava ancora a quando sua madre era salita su da Damien per portargli qualcosa da mangiare, dopo il suo urlo e poi se stesso che si chinava per prendere il fratellino fra le braccia. Aveva temuto fosse morto. Il materasso rosso, le impronte per terra... il pacchetto abbandonato sul letto, anch'esso sporco. Quella notte aveva avuto gli incubi.
«Posso... posso andare a parlargli? O quantomeno provarci.» Elia mostrò un piccolo sorriso triste.
«È in auto. Tu va', io vado a prendere un caffè.» disse, indicandogli con la testa la postazione della sua auto. Quindi rientrò in ospedale per andare a prendere la bevanda calda al distributore, Elia andò da Damien.
Aprì lo sportello ed entrò in auto, al posto di Chris. Per evitare una fuga del moro bloccò gli sportelli.
Damien sbuffò.
«Non puoi fare così. Non puoi arrenderti.»
«Arrenditi prima che ti uccidono, o ucciditi prima che ti uccidono. Non lo conosci questo detto?»
«No, perché te lo sei appena inventato.»
Damien fece spallucce.
Elia appoggiò la testa sul finestrino chiuso.
«Perché mi hai salvato la vita, se adesso mi stai uccidendo?» a fine frase la voce si ridusse a un piccolo verso stridulo.
«È me che stavo uccidendo, non te. Diciamo le cose per come stanno.»
Elia si girò a guardarlo.
«Non hai pensato a noi.»
«Come voi non avete pensato a me. Adesso dovrò convivere per sempre con questo ricordo.»
«Non vorrai farci sentire in colpa per averti salvato la vita!»
«Cazzo, sì.» sbottò Damien, provando ad aprire lo sportello, dimenticando che Elia lo aveva bloccato prima.
«Vattene. Ti ho già ripetuto molte volte che non voglio vederti.»
Elia decise di ascoltarlo. Aprì la portiera.
«Non mi sto arrendendo. Me ne sto andando solo perché non posso fare aspettare i miei genitori. La nostra relazione è appena cominciata, non possiamo farla finire così presto.» perché anche se voleva essere arrabbiato con lui, non ce la faceva? Se l'avesse fatto Jack, si chiese Elia, avrebbe lottato così tanto?
«Perché non riesci ad accettare che fra di noi è finita?»
«Tu mi ami. Se mi avessi lasciato perché per me non provavi più nulla, allora me ne sarei fatto una ragione.» gli accarezzò la testa, togliendo anche la ciocca di capelli da davanti gli occhi. Glielo aveva lasciato fare.
«La mia porta per te sarà sempre aperta. Ci vediamo, scimmietta!»
Uscì dalla macchina.Chris aveva guidato in silenzio per un lungo tratto di strada. Damien era stato altrettanto muto, ma poi il maggiore disse:
«Stavamo per perderti. Rischiavamo di non vederti mai più.»
«Non sarebbe stata una disgrazia, tutto sommato.» rispose Damien.
«Sei mio fratello, ti voglio bene, certo che sarebbe stata una disgrazia. Che cosa ti è passato per la testa, eh?»
«Tutto, a essere onesto. Tutto.»
«Come hai potuto farlo?» non lo guardava, aveva gli occhi fissi sulla strada.
«Quando anche tu passarei questo schifo, verrai da me a dirmi che avevo fatto bene. Non sai che cosa ho provato. Arrivare a scuola con il coro di ragazzi che mi urla "finocchio", davanti tutti. I continui messaggi, le scritte sul banco... e credo volevano anche uccidermi, o forse no, ma quello che ha fatto è stato peggio. Umiliante, doloroso. Non puoi capire, nessuno di voi può farlo.»
«Damien, soffriamo tutti nella vita. Chi per un motivo chi per un altro... ma non tentiamo il...»
«Io sono diverso. Volevate pure darmi un antidepressivo, a 16 anni!» aveva sentito una chiacchierata fra Chris e i suoi genitori. Davanti al figlio costantemente triste, avevano preso in considerazione l'idea di dargli un antidepressivo. Ma poi avevano pensato che era troppo piccolo per quei farmaci, che avrebbero causato dipendenza. Avrebbero trovato un altro rimedio per farlo stare bene.
«Come fai a saperlo?» chiese Chris.
«Non sempre ascolto musica, quando ho le cuffie. Vi sentivo parlare di me, quindi ho ascoltato tutto.»
Chris annuì.
«Non lo avremmo fatto veramente. Era solo un ipotesi.» ci tenne a specificare.
Damien scrollò le spalle, anche se il fratello non poteva vederlo.
«Forse avreste dovuto farlo. Oggi non saremo qui.»
«Non dovremmo essere qui ugualmente.»
«Io non dovrei esserci.» disse Damien.
«Smettila. Smettila. E smettila. Come puoi dire queste cose? Sai la paura che ho avuto? Tenerti fra le mie braccia, sentire il tuo respiro debole... mi stavi morendo addosso, Damien!»
«Potevate farmi morire sul letto.»
Chris frenò tutto d'un colpo, al margine della strada, e senza dire niente si girò. Diede uno schiaffo sulla guancia del fratello, che rimase immobile, anche se un po' sorpreso. Se l'era meritato, pensò.
«Ti hanno fottuto il cervello, quei cretini. Non puoi dirmi certe frasi. Potrà sembrarti strano, ma non sei l'unico essere umano che soffre.»
«Lo so.»
«Allora smettila di parlare così. Smettila, perché mi fai male.»Erano appena rientrati a casa, quando Lydia corse verso il fratello ad abbracciarlo. Avevano passato così tanto tempo a litigare, così poco in pace. Durante quei due giorni aveva avuto modo di riflettere che i due non si erano mai detti "ti voglio bene", non si scambiavano abbracci affettuosi e non stavano quasi mai assieme. Aveva pianto, pensando che aveva rischiato di perdere il fratello senza aver mai fatto qualcosa da sola con lui.
Damien però non ricambiò la stretta come lei aveva creduto e sperato. La spostò, e andò in camera sua, a godersi la sua solitudine con le cuffie. Insomma, la vita di Damien era tornata come prima. Chissà quanto ci avrebbe messo per ritrovare la strada della felicità!?✩✩
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LONELY 2
Teen Fiction{Copertina realizzata da Alex_wvrdl} Damien ha soltanto 6 anni quando per la prima volta i suoi compagni lo prendono in giro. Quel piccolo gesto, comune fra tutti i bambini di quell'età ha segnato la sua vita. Da quel giorno tutti ridono di lui, tut...