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Martina cacciò un urlo di gioia quando Angel e Mark cominciarono la notizia a lei e i suoi nonni.
Non capiva come facessero gli altri a non piangere,  lei stava lottando con tutte le sue forze per non far uscire una sola lacrima. Si accorse che lei era forse più entusiasta dei diretti interessati, almeno non lo davano a vedere.
«Sapete tutti che io sono contro la violenza, soprattutto contro la violenza su un genitore da parte di un figlio, ma se questo qui è uno scherzo, io giuro che vi prendo a pugni sui denti uno a uno.» indicò i due con l'indice.
Angel ridacchiò.
«Ti giuro che non è uno scherzo. Perché avremmo dovuto farlo?»
«Ok, ok, ok e ok. Quindi mi state dicendo che voi due... vi sposerete? E che quindi continuerò a vedere Angel per il resto della mia vita?»
Il cuoco fece spallucce.
«Spero di non starti sulle scatole, perché sarebbe davvero spiacevole. Tanto... spiacevole.»
«E... e quindi io dovrei chiamarti come? Papà? Papà due?» il suo sorriso andava da un orecchio all'altro. Ora che aveva avuto la conferma, non piangere era ancora più complicato.
«Puoi chiamarmi come ti pare.»
«E Marvin sarà mio fratello? Certo, per me era di già mio fratello, ma adesso lo sarà a tutti gli effetti!» non riusciva a credere che d'ora in poi avrebbe presentato Marvin ai suoi amici come il suo fratellino e non come il figlio di un amico di suo padre, e di conseguenza poteva presentare Angel come padre. Dopo ventitré lunghi anni stava per avere una famiglia al completo, e non poteva esserne più felice.
Quando spostò un po' indietro la sedia per andare dal padre si accorse che ormai Matilde lo aveva circondato con le sue braccia, gli stava riempiendo il viso di baci anche se sapeva che tutte quelle effusioni lo avrebbero messo in imbarazzo. Non amava quel tipo di cose in pubblico, anche se si trattava della sua famiglia. Sua nonna doveva essere molto fiera di suo figlio, aveva perso le speranze in un suo matrimonio ormai da anni, adesso non solo di sarebbe sposato, ma con un uono e per di più era stato proprio lui a fare la proposta.
Abbracci finiti, Julian posò lo sguardo sulla mano sinistra di Angel in cerca dell'anello, ma la sua mano era completamente vuota, soltanto al polso aveva un braccialetto con su scritto il nome di Marvin -glielo aveva regalato il bambino al suo trentanovesimo compleanno.
«Hai già tolto l'anello? Questo è un buon segno?» chiese Julian, piegando la testa di lato, come se cambiando angolazione potesse vederlo. Ma niente, non c'era prima e non c'era neanche dopo.
«Oh, no. L'anello l'ho mangiato.»
«Dai, Mark. Avrai visto tanti film, sai che non va bene mettere l'anello nel cibo o nelle bevande, per quanto romantico possa essere il gesto. Recuperarlo dopo nel wc non è tanto bello.» disse Julian facendo ridere Angel. Mark sembrava molto disgustato, probabilmente aveva immaginato la scena.
«Non avete capito.» disse Mark.
«Il cibo, era proprio "l"anello".» spiegò il biondo, lasciando nella confusione tutti quanti.
«Wow!» esclamò Julian.
«L'uomo sta facendo passi da giganti, eh? Quando mi sono sposato io mi hanno chiesto un rene per l'anello.»
Martina ridacchiò mentre Mark prendeva il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni, poco dopo lo fece vedere a tutti. Era la foto di una mano maschile, la sinistra, quella che sembrava una patatina al suo dito anulare... guardandola più attentamente capirono che si trattava veramente di una patatina, e capirono cosa intendessero dire. Nella foto seguente Angel stava mordendo il suo anello-patatina.
Mark bloccò il cellulare e lo rimise in tasca. Vedendo le loro espressioni sconvolte fece spallucce e disse:
«E beh? Ho improvvisato, non era nei piani!»
«Io lo facevo da bambina...» disse Martina divertita. Non aveva mai sentito una cosa del genere.
«Almeno la proposta è stata commovente?» chiese Matilde.
Angel scoppiò a ridere.
«Ha fatto pena. Davvero. "Sbrigati a dire di sì che sto morendo per terra."» sapeva che non aveva usato esattamente quelle parole, ma il concetto era quello, e comunque si era avvicinato molto all'originale.
«E anzi, ha fatto questa proposta, tra virgolette, solo perché sono stato io a costringerlo, prima mi aveva detto solo "sposami", a obbligo.»
Mark lo guardò male.
«Non devi per forza dire tutto. Lo sai che non sono... romantico.»
«Io voglio vederti il giorno stesso, no ora!» disse Matilde ricevendo l'approvazione di tutti quanti, ovviamente non quella di Mark.
«Quando sarete voi due, al centro della sala a ballare...»
Il biondo sgranò gli occhi.
«Cosa è, il matrimonio di Cenerentola? Niente balli. E niente trenino. Dio, il trenino dovrebbero eliminarlo.»
Martina lo guardò in silenzio, come se suo padre stesse parlando in aramaico antico e lei non capisse una singola parola di quello che diceva.
«Non puoi non ballare.»
«Oh, sì che posso, e si può anche eliminare il buffet -oddio quanto lo odio.»
Angel evitò di dire "ma da dove vieni?" solo per evitare di offendere i genitori, anche se loro non me avevano colpe, ma le cose non si potevano mai sapere.
«E dimmi, figliolo, esattamente cosa è che vorresti fare?» gli chiese Julian.
Mark fece spallucce.
«Io avevo pensato di andare a firmare i documenti e poi tornare a casa a dormire, o al massimo a lavorare. Ma so di già che non me lo lascerete fare, quindi decidete tutto voi, dai, fate quel che vi pare. Io mi arrendo già dalla partenza!»
«Tu sì che sai come far emozionare le persone.» lo prese in giro Angel. Però non aggiunse altro, prima che cambiasse idea e il loro matrimonio si limitava davvero solo a due firme.

Damien aveva il piccolo Ethan in braccio, Elia era seduto accanto a lui con Lucy addosso. Davanti avevano le loro famiglie, in piedi, tutti quanti emozionati. Li avevano chiamati e avevano chiesto loro di sedersi lì perché avevano una cosa da comunicargli, e li avevano ascoltati. Adesso stavano aspettando.
«Bene... sicuramente vi starete chiedendo cosa dobbiamo dirvi di così tanto urgente...» iniziò Edward, guardando i due ragazzi.
«Siete soltanto due adolescenti, ma davvero, ne avete passate così tante da far quasi paura: depressione, tumore, tentati suicidi... ex fidanzati invadenti e sicuramente molto altro, ma questo noi non possiamo saperlo. Avete passato un anno da una parte fantastico, ma dall'altra orribile, siamo sinceri, ce ne siamo accorti tutti quanti. Ed è proprio per questo motivo che tutti noi assieme abbiamo pensato di mandarvi via da qui per sette giorni, fatevi una vacanza, il tempo di riprenderci e tornare. Chiaramente frequentate ancora la scuola, anche se avremmo voluto mandarvi per due settimane poi sarebbe stato... sbagliato, non vogliamo farvi perdere tanti giorni di scuola. Sette giorni vanno più che bene.» fece una pausa per farsi passare i biglietti da Sarah, li analizzò qualche secondo e poi riprese a guardare il figlio e Damien, che si stavano scambiando occhiate un po' confusi un po' sorpresi.
«Sappiamo tutti il vero motivo per cui vi siete trasferiti qui a Roma, tu e la tua famiglia, ma nonostante questo abbiamo deciso di farvi andare a Milano, lì almeno avrete una casa e non avrete bisogno di pagare alberghi.» guardò ancora una volta i fogli come per assicurarsi che fossero quelli giusti, una volta confermati gliene passò uno ciascuno, lo presero con forse troppa insicurezza.
«Il viaggio è previsto per la prossima settimana, ma se non ne avete voglia potete dircelo senza alcun problema, possiamo annullare tutto quanto. Nel caso accettaste,  ne saremmo davvero felici, ve lo meritate davvero un po' di relax, ragazzi. Avete una settimana di tempo per pensarci!»

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