Elia sapeva che non sarebbe guariti da un giorno all'altro, che un tentato suicidio non si dimenticava così facilmente e che la fiducia verso le persone non sarebbe tornata velocemente come se ne era andata, ma sperava almeno in un piccolo, anche minimo miglioramento da parte di Damien. Niente però era cambiato: la notte la passava a piangere e a rigirarsi nel letto sperando di addormentarsi, la mattina scendeva in cucina e se ne stava o davanti la finestra o seduto sul divano ad ascoltare la sua famiglia che provava a confortarlo. Continuavano le visite dalla psicologa, c'era quando riusciva a parlare e quando lottava contro se stesso per non dire una parola. Ma ancora non aveva visto nessun buon risultato, se non quello di esser tornato accanto Elia, che si era detto che questa volta doveva fare davvero tutto il necessario, o quantomeno voleva provarci.
Per prima cosa aveva deciso di farlo uscire da casa sua, portarlo a fare un giro a prendere un po' d'aria fresca, senza sapere dove andare. Damien aveva camminato tutto il tempo con le mani in tasca e lo sguardo basso, dando dei calci alle pietre di tanto in tanto, senza pronunciare una singola parola.
Era una visione talmente angosciante!
Elia ci provò, gli mise un braccio dietro al collo e si avvicinò di più a lui, però lui lo respinse piano e continuò a camminare.
«Non in pubblico.»
Avrebbe voluto dirgli che nessuno avrebbe fatto caso a loro due o che comunque non gli avrebbero prestato molta attenzione, ma sapeva che non sarebbe servito a niente, se non a farlo innervosire.
«Scusa. Vieni, dai. Lì dietro non dovrebbe esserci nessuno, sembra una casa disabitata.»
Gli indicò un punto e Damien seguì la direzione del suo dito iniziando ad incamminarsi, con Elia al suo fianco.
Quando arrivarono si sedettero su degli scalini davanti a una porta in legno rovinata dal tempo.
«Damien. Non mi hai ancora detto come mai hai cambiato idea. Quandob sono venuto a casa tua mi hai fatto capire che non volevi avere più niente a che fare con me, e il giorno dopo...»
Damien fece spallucce.
«Mi mancavi. E... niente, tutto qui. Mi mancavi.»
Elia gli accarezzò i capelli. Non avrebbe dovuto avere problemi, visto che l'unico assieme a loro era un piccione.
«Mi sei mancato anche tu. Tanto.»
Damien ripensò a tutti i messaggi che gli aveva mandato.
«Non saresti riuscito a smettere di amarmi. Non perché sono io, ma perché è così e basta.»
«Dovrebbero inventare qualcosa. Mi sarebbe stato molto utile.»
Gli occhi di Elia si riempirono di lacrime. Morse l'interno della guancia e quando parlò si girò per non guardarlo.
«Non vuoi ancora stare con me.»
«Non posso fare a meno di te, però.»
Elia tirò su con il naso e si girò di nuovo verso il moro.
«Che tortura, vero? Ascolta, Damien. Potresti anche non amarmi più, ma essere gay non è una malattia, di conseguenza non ci sono cure. Non amarmi. Dimenticami e cancella tutta la nostra storia ma sempre gay sarai.»
«Avevo trovato la soluzione, infatti.» non l'aveva detto, ma Elia aveva capito che stava parlando del suo tentato suicidio.
«Già. Che gesto altruista, quelli che hai fatto.»
«No, forse non lo è stato. Ma per una volta volevo essere felice.»
«La felicità si cerca nella vita, no nella morte.» si sentì bagnare dalle lacrime. Damien lo fissò.
«Perché stai piangendo?» si portò le gambe al petto e incrociò le braccia sulle ginocchia.
«Piango perché lo hai fatto una volta, e io so che potresti ancora farlo.»
«Sì, se la mia vita continuerà a fare schifo.» confermò con tranquillità, come se non stesse parlando della sua morte con il suo fidanzato.
Elia ebbe i brividi su tutto il corpo.
«La tua vita non fa schifo. Le cose che ti capitano fanno schifo, ma non la tua vita. E ti capiteranno molte altre cose belle, se solo lo permetterai. Ora dimmi che non tenterai mai più il...» lasciò cadere la frase a metà.
«Vuoi detta una bugia? Allora va bene, l'avrai: non lo farò più.»
Elia si prese il viso fra le mani e fece un lungo sospiro.
«Fatti curare. Fatti curare, Damien.» disse senza spostare le mani. Lo fece solo quando sentì un movimento brusco da parte del ragazzi. Lo stava fissando con gli occhi sbarrati.
«Che cosa vorresti dire con "fatti curare"?»
«Non stai bene, Damien. Hai un problema forse più grave di quello che pensiamo. Fatti curare.» ripeté Elia.
«Non ne ho bisogno. Sto bene. Visto, sono con te e sono anche uscito. Sto una meraviglia!»
«No, non stai bene. Perché un ragazzo che ha la testa sempre al suicidio non sta bene.»
«Vuoi ripeterlo ogni volta che ci vediamo?»
«Sì, se servirà a farti capire che cosa hai fatto. Te lo dirò sempre, se necessario. Adesso Damien, ti prego, promettimi che non lo farai mai più.»
Damien scosse la testa.
«Non te lo posso promettere, almeno se lo farò non starai male.»
«Ma che pensiero carino, grazie!» quel tono di voce così ironico stupì Damien.
«Non mi prometti niente così quando ti ammazzi non soffrirò. Grazie, davvero nobile da parte tua.» si alzò e lo guardò dall'alto. Damien sembrava molto più piccolo e impaurito.
«Non voglio farti soffrire.»
«Non lo stai facendo. Assolutamente. Sto così bene!»
Damien abbassò lo sguardo sentendosi in colpa. Elia era conosciuto come il ragazzo che sorrideva anche con un tumore al polmone, che sorrideva anche se sua zia lo odiava o se il suo fidanzato lo aveva tradito per un anno e mezzo di relazione, ma lui lo aveva fatto piangere, più di una volta, piangere e arrabbiare.
«Adesso basta. Basta, Elia. Non volevobtornare con perché sapevo che prima o poi sarebbe saltato fuori questo discorso. Basta.» si alzò anche lui.
«Stiamo soltanto parlando, Damien.»
«Non conta quello che facciamo, conta quello che diciamo. È da mezz'ora che mi dici che sono malato e che ho bisogno di cure.» gli tremò la voce e in meno di due secondi si trovò con le guance bagnate a mordere l'interno della guancia. Incrociò le braccia alla vita.
«Adesso vado a casa. Mi... mi dispiace.» gli passò accanto senza guardarlo in faccia e tornò indietro.
Elia lo chiamò una sola volta, ma non ricevette risposta.✩✩

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LONELY 2
Teen Fiction{Copertina realizzata da Alex_wvrdl} Damien ha soltanto 6 anni quando per la prima volta i suoi compagni lo prendono in giro. Quel piccolo gesto, comune fra tutti i bambini di quell'età ha segnato la sua vita. Da quel giorno tutti ridono di lui, tut...