Angel si lanciò letteralmente dall'altra parte del letto, quasi senza forze e privo di fiato.
Si staccò i capelli dalla fronte umida di sudore e girò la testa per guardare Mark.
«Ti avrebbero sentito tutti se non ti avessi tappato la bocca.» disse il castano, osservando la sua espressione tra l'imbarazzante e l'infastidita.
«Non è vero. Smettila.» si coprì fin sotto alla vita anche se di lì a poco sarebbe dovuto alzarsi per andare a lavorare. Prima però voleva recuperare un po' di energia.
«Sì che è vero! Ma non ho detto che non mi sia piaciuto, anzi.»
«Andiamo Angel, smettila. Ok, forse c'è stato davvero un momento in cui ho rischiato di farmi sentire, ma in mia difesa posso dire che mi hai fatto un po' male.»
A poco a poco il cuoco stava tornando a respirare normalmente, gli sorrise e gli lasciò una carezza ai lati del viso. Adorava il modo in cui provava a giustificarsi.
Mark si allontanò dalla sua mano e si mise su un fianco. Odiava quando lo faceva sentire sottomesso a lui, e lo faceva spesso, magari non lo faceva volontariamente ma accadeva.
«Ok, scusami, allora. La prossima volta farò così piano a tal punto che ti chiederai "è dentro oppure no?"»
Il biondo scoppiò a ridere e gli diede uno schiaffo sulla sulla guancia.
«Sei un idiota, Angel!»
«Questo idiota vorrebbe avere il bis.» gli sorrise e Mark roteò gli occhi alzando un angolo delle labbra. Scosse la testa e gli mise una mano sul petto.
«Questo idiota si potrebbe fare un lavoretto di mano, perché io devo fare la doccia e scappare a lavoro. Mi dispiace.» si spinse un po' avanti per dargli un ultimo bacio e poi scese dal letto.
«Non è giusto. Posso venire con te sotto la doccia?»
Chiese, anche se si stava alzando ancora prima di ricevere risposta. Lo seguì in bagno e gli fece l'occhiolino, poi chiuse la porta a chiave per evitare inconvenienti.Molte persone avevano guardato Mark per molte ragioni lì in ospedale: il suo intervento era andato a buon fine anche se rischioso e con possibilità di successo fare, o il contrario, il suo intervento non era andato come desiderava e i parenti del paziente lo guardavano con così tanto odio da farlo sentire quasi un criminale. Lo avevano guardato con sospetto, quando era soltanto uno specializzando e i suoi compagni credevano che ottenesse il meglio solo perché figlio dei proprietari, anche se accadeva l'esatto opposto sempre per lo stesso motivo. Ma quel giorno, lo guardavano in un modo che Mark non riuscì a distinguere, li trovò molto inquietanti, e si sentiva molto a disagio in mezzo a tutte quelle persone che conosceva da anni ormai. I nuovi specializzandi parlavano fra di loro e ogni tanto gli lanciavano un'occhiata, poi abbassano lo sguardo quando vedevano che lui si era accorto di tutto.
«Dottor Foster?» lo chiamò Lucas, uno specializzando che frequentava il primo anno da quattro anni, Mark nutriva un silenzioso odio nei suoi confronti, immaturo e con così poca voglia di imparare come non aveva mai visto prima.
«Dimmi.» provò a rimanere calmo. Essendo il suo superiore non si poteva permettere di insultarlo, anche se la tentazione era tanta.
«Ho sentito dire che è gay. È vero?»
Istintivamente Mark si girò a guardare Giorgio, che si affrettò ad alzare le mani per indicare la sua innocenza. Alzò le spalle.
Il biondo dovette inspirare un paio di volte prima di tornare a guardare Lucas.
«Non credo siano affari che ti riguardano, questi.»
«È un segreto di stato, per caso?»
«Non è un segreto di stato, ma non vedo cosa possa interessarti.»
«Beh, semplice curiosità. È sempre bello sapere qualcosa sulle persone che mi stanno accanto.»
Mark alzò un sopracciglio e scosse la testa intenzionato a non rispondergli più, ma Lucas aveva proprio voglia di infastidirlo.
«L'ho sentito dire proprio da lei.» lo informò, indicando anche Giorgio.
«Lo sai che è maleducazione origliare i discorsi delle persone?»
«Allora la prossima volta consiglierei di abbassare la voce per evitare di farsi sentire. Ma questo è soltanto un mio consiglio.»
«Vuoi un consiglio di parte mia? Non rivolgermi più la parola o giuro che non ti farò mai più entrare in sala operatoria con me.»
I compagni di Lucas risero, sapevano che se Mark diceva che non li faceva assistere ai suoi interventi poi lo faceva veramente. Non sapeva neanche lui come fosse possibile, ma veniva sempre tenuto dai suoi specializzandi.
«E la stessa cosa vale per voi se non la smettete di ridere!»
Come ordinato Lucas non disse più una parola e i suoi compagni smisero di ridere, quindi Mark tornò a concentrarsi sulle cartelle dei pazienti, ma la porta della stanza si aprì e Molly lo chiamò dicendo che Manzo così lo aveva chiamato- lo stava aspettando all'entrata.
Mark sospirò, quel ragazzo lo aveva fatto innervosire così tanto che non aveva voglia neanche di vedere Angel, ma dopo qualche altro sospiro chiuse le cartelle mediche e uscì, sbattendosi la porta alle spalle.
«Quanto siamo nervosetti, eh?» lo prese in giro Molly.
«Quel ragazzo... giuro che un giorno faccio felice l'intera umanità e lo uccido. Non possono esistere davvero persone come lui!»
«Stai parlando di Lucas?» chiese Molly. Forse era stata l'unica a notare che quando Mark si trovava in compagnia di Lucas, il suo umore cambiava e diventava molto irritato.
«E di chi altro, se non lui?» confermò, chiudendo il discorso quando arrivarono davanti angel, appoggiato sul muro davanti l'entrata, proprio come gli aveva detto Molly.
«Hey!» lo salutò Mark rimanendo a poca distanza da lui, in modo da essere abbastanza vicini ma non tanto da toccarsi o sfiorarsi. A quanto pareva ormai lo avevano già saputo tutti, ma preferiva evitare contatti in pubblico.
«Ciao. Potresti prendere il telefono qualche volta, sai?» gli disse.
Mark sbatté le palpebre un paio di volte senza capire a cosa si riferisse.
«Io e Martina siamo a un pranzo fra colleghi, Marvin è con la babysitter a casa mia -non voleva andare nella tua, dice che si sentirebbe a disagio- e torniamo verso il pomeriggio. Ti ho mandato un messaggio ma non hai risposto, sono stato costretto a venire qui.» spiegò Angel.
«È una novità, questa?»
Il castano alzò le spalle molto più scocciato di lui.
«Che posso dirti. Ci hanno invitati e sembrava brutto rifiutare. Se non ho capito male uno di loro ha compiuto il compleanno e vogliono festeggiare.» aggiunse.
Mark annuì.
«Va bene.»
«Non sarai mica arrabbiato.»
«No. Cioè, sì ma no con te. Con quell'idiota di Lucas, che non so per quale razza di motivo sta venendo verso di noi.» lo guardò mentre camminava proprio nella loro direzione, accompagnato da una ragazza che lo teneva a braccetto.
Quando li raggiunse, Molly mise una mano sulla spalla del suo migliore amico per calmarlo o per fermarlo da un possibile attacco, conoscendolo tutto era possibile con lui, anche se non aveva mai usato la violenza contro qualcuno.
«Dottor Foster? Poco fa non ho più parlato, quindi questo vuol dire che potrò assistere ad un suo intervento?» schiacciò l'occhiolino alla ragazza che gli stava accanto e dopo prestò tutta la sua attenzione a Mark.
L'idiota voleva fare colpo sulla ragazza, era palese che si aspettava un sì come risposta.
«Sono quattro anni che ripeti il primo anno, non sei capace di togliere l'appendicite a una persona -cosa che io saprei fare sul mio stesso corpo a occhi chiusi- come pretendi che ti faccia partecipare a un intervento così delicato e rischioso? La risposta è no, Lucas, ma puoi sempre occuparti di lui.»
Gli mise in mano una cartella medica.
«Virus intestinale. Ha chiesto di rimanere qui due notti perché soffre molto di ansia e ha paura possa scoprirsi qualcosa di più grave. Dagli le medicine ma non sbagliare come l'ultima volta, che stavi per uccidere una donna che aveva soltanto la febbre.»
La ragazza guardò a terra alzando le sopracciglia e mordendo le labbra per evitare di ridere, se come aveva pensato Mark, Lucas aveva intenzione di fare colpo sulla ragazza, dopo le sue parole non ci sarebbe riuscito, o quantomeno non in quel momento.
Lucas non seppe rispondere.»
Mark era rimasto serio, lo guardava con un'aria di superiorità che non sentiva affatto sua, ma che nonostante ciò, in quel momento lo stava facendo sentire benissimo. Non avrebbe mai dimenticato quel senso di soddisfazione.
«Almeno ci hai provato.» cercò di confortarlo la ragazza, ma lui la guardò in cagnesco e la ignorò.
«Che cosa ci fai ancora qui? Vai!»
«E se questo qui mi vomita addosso?» chiese.
«Sai quanti mi hanno vomitato addosso al primo anno? Tante, Lucas. Fa parte del mestiere. Adesso vai via, prima che ci ripensi e ti tolgo anche questo.»
Lucas rimase lì a fissarlo, Molly tratteneva le risate solo per essere professionale, Angel guardava Mark e come si stava comportando e dovette lottare molto per non prenderli e trascinarlo nello stanzino. Avevano entrambi degli impegni.
«Vai via.» ripeté.
«E non farti più vedere per il resto della giornata, se non per parlarmi del paziente.»
Quella volta Lucas annuì, guardò un'ultima volta i tre adulti e poi se ne andò, seguito dalla ragazza che continuava a mordere le labbra per non ridere.☆☆
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LONELY 2
Teen Fiction{Copertina realizzata da Alex_wvrdl} Damien ha soltanto 6 anni quando per la prima volta i suoi compagni lo prendono in giro. Quel piccolo gesto, comune fra tutti i bambini di quell'età ha segnato la sua vita. Da quel giorno tutti ridono di lui, tut...