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Elia non sapeva se essere felice o triste di essere tornato a Roma: era la sua città natale e gli erano mancati molto i suoi amici e la sua famiglia, ma era stato davvero bello dividere la casa per sette giorni consecutivi con Damien, loro due soltanto, liberi di fare o dire qualsiasi cosa senza la paura di venire interrotti.
Arrivato a casa sua si era lanciato sul letto e aveva rivissuto uno per uno tutti i giorni, trovando meravigliosi ed emozionanti i momenti in cui non avevano fatto nulla in particolare e addirittura quando si erano annoiati sul divano per una buona ora, indecisi sul cosa fare. Si stava già preparando a rispondere alle domande che gli avrebbe fatto Annie quando lo avrebbe raggiunto, era pronto a descriverli giorno per giorno, emozione per emozione la loro piccola ma intensa vacanza: il primo giorno  avevano dedicato gran parte del loro tempo al tour della casa e alle pulizie, ma dopo avevano concluso la giornata in bellezza rimanendo tutto il tempo sul letto a fare l'amore -dopo chissà quanto tempo che non lo facevano- o semplicemente ad abbracciarsi e baciarsi, nudi, anche se il freddo li pregava di mettere qualcosa addosso. A loro non era importato.
Il secondo giorno erano andati a pranzare al ristorante, e dopo avevano fatto conoscenza con Katy, che dopo aveva chiesto anche i loro numeri per tenersi in contatto altre volte, e la sera erano andati a cenare ancora una volta al ristorante, per poi tornare a casa e guardare un film dal cellulare, rimanendo incollati usando la scusa dello schermo troppo piccolo o del freddo.
Poi ci fu il giro per Milano con Logan, la visita al Duomo, il pranzo offerto da lui e la cena a casa sua. Era stato Elia a cucinare, si era dato alla pazza gioia, aveva ballato e cantato per tutta la durata della cottura, non erano riusciti a fermarlo neanche quando Logan aveva iniziato a riprenderlo minacciandolo di farlo vedere a tutti. Anzi, quello sembrava lo avesse spinto a continuare. Tutto sommato era stato divertente.
Il quinto giorno erano stati in un bar, dove il proprietario aveva organizzato un Karaoke in cui chiunque poteva salire e cantare quello che voleva. Elia gli aveva detto per scherzare a Damien di salire sul palco ed esibirsi, e Damien, questo Elia non lo avrebbe mai dimenticato, lo fece sul serio, e la canzone che cantò l'aveva dedicata proprio a lui. Non sapeva il titolo della canzone e non ne conosceva neppure il significato, ma sapeva che per cantarla Damien doveva essere molto profonda e con un significato altrettanto importante. Ricordava ancora quel momento, il moro non aveva staccato un solo istante gli occhi dai suoi se non per chiuderli qualche secondo e fare uscire una piccola lacrima. Elia quella sera pianse così tanto di felicità che a un certo punto Damien lo prese anche in giro, dicendogli che non era successo poi chissà che cosa, e che gesti del genere capitavano ogni sera in qualunque parte del mondo. Aveva sminuito la situazione come faceva sempre. Elia aveva continuato a ripetere che sì,  molte persone facevano la sua stessa cosa, ma lui, in quanto Damien, aveva reso il tutto molto più emozionante. Solo allora il moro capì a cosa si riferisse e il perché del suo pianto.
Il sesto giorno erano come al solito andati a pranzo al ristorante, tornati a casa avevano trovato un baule e aprendolo avevano trovato tutti i dischi, vinili, riviste di musica appartenenti a Damien, il giradischi che gli aveva regalato suo padre per il quindicesimo compleanno e i libri sempre di musica sia in italiano che in inglese. Spiegò a Elia che li aveva lasciati lì perché c'erano troppi ricordi tristi in tutti quegli oggetti, e che averli sempre accanto gli avrebbe fatto male. Grazie al castano capì però che sarebbe stato un peccato lasciarli lì,  e che quindi avrebbe trovato un modo per farli arrivare a Roma -aveva chiesto a Logan se poteva fare un pacco e spedirglielo, visto che lui non aveva la più pallida idea di come fare.
Quella stessa sera lo portò nella sua vecchia scuola, sul tetto, dicendo che odiava quel posto il giorno, quando i ragazzi erano lì dentro pronti a insultarlo, ma che lo adorava di sera, quando c'era soltanto lui e poteva piangere, urlare e sfogarsi senza correre il rischio di farsi vedere da qualcuno. Era molto vicino a casa sua, non era un problema andare e venire anche durante la notte.
Elia si chiese come la preside, i bidelli o chiunque altro non si fosse accorto di quella finestra rotta al primo piano. Come entrava Damien poteva entrare qualcuno di molto più pericoloso!
L'ultimo giorno non avevano fatto molto, avevano rifatto le valigie, avevano dato una sistemata veloce alla casa e dopo erano finiti di nuovo a letto, per ore e ore, fin quando non furono costretti ad alzarsi e vestirsi per non far aspettare tanto Logan sotto casa, che gentilmente si era offerto di portarli in aeroporto.
Elia si sarebbe portato sempre nel cuore quei sette giorni. Aveva voglia di riprendere la valigia e tornare indietro, passare un'altra settimana indimenticabile in compagnia del suo Damien, poi un'altra, un'altra ancora e tante altre settimane, mesi, anni, da soli, lui e Damien, niente problemi e niente tristezza. Solo Damien ed Elia.
Sospirò pensando che non sarebbe mai successo nulla di tutto ciò, e si alzò dal letto con un'unica spinta. Andò a prendere la valigia e svogliatamente la svuotò,  portando i panni sporchi in bagno e mettendo i piccoli souvenir sul comodino, dicendosi che ne avrebbe dato uno ciascuno ai suoi amici, e che uno lo avrebbe tenuto lui, come ricordo, da appendere assieme a tutte le foto che ancora doveva sviluppare -lo avrebbe fatto Chris- sulla parete. E per ultimo dalla valigia prede quel quaderno nero con i fogli a spirale, lo guardò e lo appoggiò sul materasso, il tempo di rimettere la valigia a terra e di sdraiarsi nuovamente sul letto. Lo prese in mano e lo fissò per molti minuti. Lo aprì per la prima volta da quando il suo ragazzo glielo aveva dato. La prima pagina era stata colorata completamente di nero con un pennarello e il suo nome era stato scritto con il bianchetto.
Voltò pagina. Lì Damien aveva iniziato a scrivere. La pagina era rovinata, Elia se lo immaginò che la stropicciata in un pugno per strapparla ma poi se ne pentiva. Ci passò una mano sopra e poi iniziò a leggere, allungando una mano perso il comodino per prendere il pacchetto dei fazzoletti. Sapeva che ne avrebbe avuto bisogno.

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