«Ho fallito. Ho fallito miseramente, Annie.» Elia stava piangendo, seduto sul letto a gambe incrociate, le mani ai capelli. Aveva raccontato tutto alla sua migliore amica subito dopo essere tornato dal giardinetto. Era a pezzi.
«Non è vero, Elia.» lei gli stava seduta davanti.
«Invece sì. Gli ho promesso che avrei fatto di tutto... adesso odia sia se stesso che me.»
«Damien ti ama.» gli passò un fazzoletto che lui prese in mano.
«Mi ama ma non vuole, qu esto è ancora peggio. Mi ha detto di tornare da Jack, lo capisci?» era disperato. Non sapeva come comportarsi, se provare a parlargli o aspettare che si rendesse da solo che nella loro relazione non c'era niente di male o di sbagliato. Sapeva, però, che ne avrebbe parlato con Chris. Lui era l'unico in grado di poter far qualcosa, l'unico che Damien avrebbe ascoltato.
«Lo capisco. È stato improvviso, non te l'aspettavi. Ma conosci Damien. Sapevi già dall'inizio che odia essere gay, e sapevi anche che aveva accettato di stare con te perché avrebbe sofferto di più se non l'avesse fatto.»
«Ma non sono riuscito a farlo accettare per quello che è.» asciugò le lacrime con il fazzoletto che le aveva dato prima Annie.
«Adesso non prenderti colpe che non hai. Hai fatto miracoli con quel ragazzo. E stava anche cominciando ad accettarsi. Prima non voleva dirlo a nessuno, adesso lo sa pure il mio vicino di casa. Se non fosse stato per caterina e dei suoi stupidi amici.» gli prese la mano e lui la strinse.
«Che cosa devo fare, Annie?»
«Quello che fai sempre: sii positivo, e aiutalo.»Chris aveva ascoltato tutta la storia in silenzio, provando a mantenere la calma anche se era impossibile farlo, sapendo che qualcuno aveva ferito il fratellino con violenza mentale e fisica.
Respirava quasi con fatica, sentiva la rabbia crescere sempre di più dentro di sé, ed Elia, agitato per come era, non lo stava aiutando a rilassarsi.
«Che cosa orribile.» commentò Georgie sconcertata, mettendo una mano sulla spalla di Chris, che appoggiò la testa sul pancione della ragazza, in piedi dietro di lui.
«Dam... è così... indifeso. Non avrebbe reagito neanche se avesse avuto il fisico adatto.» Chris voleva trovare chi aveva alzato le mani sul fratellino, ma sapeva che se l'avesse fatto sarebbe passato lui dalla parte del torto. Probabilmente, poi, chi aveva fatto quel gesto poteva essere minorenne, il che sarebbe stato molto più rischioso. Doveva agire, ma al tempo stesso doveva rimanere lucido.
«Dobbiamo fare qualcosa. Assolutamente e immediatamente. Cazzo, siamo venuti qui per dargli un po' di felicità a quel ragazzo, non siamo qui per permettere a chiunque di trattarlo come una pezza.» sospirò.
«Conosco abbastanza bene mio fratello da sapere che vorrà tagliare i discorsi con tutti noi, ci dirà che ci odia e che non vuole avere nulla a che fare con noi, con nessuno. Ovviamente non dovremmo fare nulla di tutto ciò che dirà. La presenza di tutti è fondamentale, davvero, ma... se non c'è Elia non faremo niente. So... sappiamo cosa ha fatto, ma lui ti ama. Ha solo paura, adesso ne avrà molta di più. Dobbiamo proteggerlo dal "club Caterina" ma anche da se stesso e dalle sue stupide paranoie. Provvederò a portarlo da uno psicologo, se necessario. Siete con me?»Martina entrò in cucina con alle spalle Angel.
Suo padre era ai fornelli, stava imprecando a voce alta: il sugo si era bruciato! Ma questa non era certamente una novità. Martina si sentiva molto fortunata ad avere ancora una casa; tutte le volte che cucinava Mark, c'era sempre il rischio incendio.
«Ti prego, papà, spegni il fornello e butta quella roba.»
L'uomo non si girò, ma disse:
«Lo sai che ci sono persone che muoiono per mancanza di cibo?»
«Sì. È per questo che ti dico di smettere di cucinare. Da' in beneficenza tutte quelle povere... salse in scatola. Non cucinarle. Ti prego.»
Mark rise, andò ad aprire la finestra e solo dopo si girò, spalancando gli occhi quando vide Angel. Il cuoco era stato moltissime volte in quella cucina, ma adesso era strano vederlo di nuovo lì. Ormai si era abituato ad una vita senza Angel, una vita senza qualcuno che lo amava così tanto da accettare una relazione segreta per anni.
«Verrai sempre qui, adesso?»
Angel gli sorrise.
«Ti dispiace?» lo provocò, schiacciando l'occhiolino a Martina. Entrambi sapevano che odiava quelle provocazioni.
«Esatto.»
«Mi ferisci...» era ironico «... ho pensato che le mie visite potevano farti piacere... come un tempo.» camminò verso di lui.
«Lo hai detto tu stesso: "un tempo". Le cose sono cambiate.»
«Ma tu no. Sei tale e quale a prima. Solo un po' più gay agli occhi di tua figlia, ma lo stesso Mark di prima.»
Il chirurgo lo spinse leggermente e tentò di uscire dalla cucina, ma Angel lo bloccò in tempo.
«Se hai intenzione di fare l'idiota, va' via.» la voce gli uscì molto più tremante di quello che sperava. Si sentiva sottomesso -o quasi- da Angel, gli aveva sempre fatto quell'effetto. Sapeva anche lui che non avrebbe osato mandarlo via. Nonostante gli errori, nonostante tutto... era piacevole averlo in casa sua.
«Non farò l'idiota, promesso.» gli sorrise ancora e gli diede un buffetto sulla guancia.
«Allora, se vuoi, puoi restare.»
«Perfetto! E, già che ci sono, potrei rimediare io a quel...» indicò la pentola con il sugo bruciato, con una smorfia sul viso «... casino.»«Quanti anni ha?» chiese Martina, gustando per la prima volta dopo tanto tempo, un po' di pasta. I panini erano diventati il suo pranzo e la sua cena.
«Parli di Marvin?» chiese Angel di rimando.
«Ah-ah.»
«Nove anni, compiuti pochi giorni fa.» disse, lanciando involontariamente un'occhiata a Mark, che a sua volta lo stava guardando.
«Adesso dove è?» chiese ancora lei, sperando di non essere troppo invadente.
«A casa, con la babysitter. In punizione.»
«Povero bambino. Che cosa ha combinato di così tanto grave?»
«Non ha fatto tutti i compiti per le vacanze. Oggi la sua maestra mi ha chiamato e mi ha detto che ne aveva fatti solo metà. Come punizione gli ho vietato di guardare "300", in più deve completare tutti gli esercizi.»
«"300"? Ma non è quello...»
Angel annuì.
«Quello.»
«Non lo impressiona niente. Una volta l'ho trovato che guardava un documentario sulla seconda guerra mondiale. La cosa peggiore è che mi ha detto che gli sarebbe piaciuto esserci.»
«Nella parte dei buoni o dei cattivi?» chiese Mark, intromettendosi nel discorso.
Angel scrollò le spalle.
«A essere onesto non lo so, non lo ha specificato. Ma credo intendesse dire per i buoni...»
«Meglio così, allora. No?»
«Sì. Peccato che è a me che sveglia cantando le canzoni dei partigiani!»✩✩
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LONELY 2
Teen Fiction{Copertina realizzata da Alex_wvrdl} Damien ha soltanto 6 anni quando per la prima volta i suoi compagni lo prendono in giro. Quel piccolo gesto, comune fra tutti i bambini di quell'età ha segnato la sua vita. Da quel giorno tutti ridono di lui, tut...