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Diciassette giorni dopo (20/11)

Angel si svegliò a causa della luce che gli arrivava dritta negli occhi. Li aprì lentamente per abituarsi a poco a poco ma li chiuse subito dopo, togliendo il cuscino da sotto la sua testa per coprirsi il viso.
Non riusciva a ragionare benissimo per colpa del sonno, ma ricordava perfettamente che la sera prima, prima di andare a dormire, avevano chiuso tutte le finestre e le porte, quindi non capiva da dove provenisse quella luce. Forse Mark durante la notte si era alzato per aprire la finestra o forse l'aveva soltanto immaginata...
«Papà?» la voce di Marvin fece spaventare Angel, che si mise seduto facendo cadere il cuscino sulle sue gambe.
«Marvin, che cosa ci fai qui? Che ore sono?» provò a guardare la sveglia ma aveva gli occhi troppo appannati per poter vedere dettagliatamente. Il bambino se ne stava accanto al letto con il pigiama di un cartone animato di cui Angel non ricordava il nome, i piedi nudi e in una mano una torcia elettrica.
«Sono le quattro e mezzo.» rispose Marvin avvicinandosi di più per salire sul materasso. Spense la torcia e rimasero al buio per un po' fino a quando Angel, con un po' di fatica, riuscì a trovare l'interruttore dell'abat-jour.
«Cosa ci fai sveglio a quest'ora? Hai fatto un brutto sogno?»
Marvin fece di no con la testa e guardò Mark che dormiva accanto ad Angel, un braccio gli penzola fuori dal letto e la testa era affondata nel cuscino. Angel non capiva ancora come riuscisse a dormire in quel modo.
«Oggi dovete sposarvi!» disse Marvin.
Angel fu sorpreso da quella risposta, e impiegò qualche secondo prima di dire qualcosa.
«Lo so, Marvin, ma sono le quattro di mattina, non ci dobbiamo sposare ora.»
«Sono le quattro e mezza.» lo corresse, come se trenta minuti in più facessero la differenza.
«È uguale, è sempre troppo presto.» sbadigliò mettendosi la mano davanti la bocca. Mise il cuscino al proprio posto e si girò a guardare Mark, che nel sonno aveva mosso il braccio e lo aveva colpito sulla gamba. Odiava il suo sonno pesante, ma in alcuni casi lo invidiava molto, lui si svegliava anche al tocco di una piuma sul pavimento.
«Da oggi avrò di nuovo una famiglia.» disse Marvin gattonando sul materasso per andare a mettersi fra i due uomini. Angel lo aiutò a sollevare le coperte per coprirlo. Gli prese la torcia che aveva ancora in mano e la mise sul comodino, per poi tornare a concentrarsi sul figlio, che però stava già riprendendo a parlare.
«Lui sarà mio padre!»
«Lo sai che non è una firma a fare di te suo figlio, e di lui tuo padre?»
«Certo che lo so. Ma oggi sarà ufficiale. E finalmente posso dirlo a tutti i miei compagni!» sorrise.
«Facciamo che puoi dirlo solo ai tuoi amici più stretti?»
Sempre nel sonno, come avesse avvertito la presenza del bambino, Mark allungò il braccio e lo attirò a sé. Marvin ridacchiò e Angel fece la stessa cosa, poi gli baciò la fronte e si sdraiò a sua volta.
«Adesso dormiamo, la sveglia suonerà fra poche ore.» disse, e spense la luce.

Dopo l'ennesimo tentativo, Mark sbuffò e lanciò la cravatta sul letto a pochi passi da lui. Si guardò allo specchio e pensò che per essere il giorno del suo matrimonio non sembrava affatto felice, anzi, era terrorizzato. Sudava, anche se era fine novembre e fuori c'era tanto freddo che avevano temuto si mettesse a nevicare da un momento all'altro, e tremava, tremava così tanto da non riuscire a mettere la cravatta come si doveva.
Imprecò sottovoce e fece un lungo sospiro, sentendo una risatina provenire dalla porta. Si girò e vide il padre che avanzava piano piano.
«Problema con la cravatta?» gli chiese, prendendo l'accessorio da sopra il letto.
«Da cosa l'hai capito?»
Julian ridacchiò ancora e si avvicinò al figlio.
«Mezz'ora fa ti ho lasciato che la stavi mettendo. Non la sai mettere?»
«Ti sembro un idiota? Certo che la so mettere, ma non ce la faccio.» andò a sedersi ai piedi del letto. Julian lo seguì e gli mise una mano sulla gamba. Avrebbe dovuto provare a calmarlo o rischiava di svenire durante il matrimonio.
«Figliolo, lo sai che non stai andando a un funerale?»
«Lo so. Ma ho ansia.»
«Tutti hanno ansia il giorno del proprio matrimonio.» gli disse Julian, ricordando se stesso nella situazione di Mark.
«Angel no. Angel è tranquillo.»
«Te lo ha detto lui?»
Mark fece di no con la testa e abbassò lo sguardo sulla cravatta che aveva ancora in mano Julian.
«Non mi ha detto niente soltanto "ieri eri ancora in tempo per ripensarci, oggi no". Ma comunque non mi sembra agitato. Io sto per avere un infarto.»
«Non lo da a vedere.» gli mise un braccio dietro la schiena e lui appoggiò la testa sulla sua spalla. Gli ricordò quando Mark era bambino e i ragazzini più grandi lo infastidivano perché era più studioso di loro, quindi andava dal padre per farsi consolare. Sorrise a quel ricordo.
«Dici?»
«Può essere.» rispose vago Julian.
Mark emise un verso che al padre non sembrò tanto normale e si alzò ancora una volta, avvicinandosi di nuovo allo specchio. Una gocciolina di sudore gli scivolò dalla tempia. Sapere che probabilmente anche Angel era agitato lo aveva fatto calmare un poco, ma non abbastanza da fermare il tremolio e la sudorazione.
Poco dopo nella camera entrò anche Matilde, seguita da Martina e Marvin e, ovviamente da Angel, ormai pronto.
«Ma quanto mi sta bene il completo?» si vantò il cuoco piantando davanti allo specchio accanto Mark, che gli lanciò un'occhiataccia e lo spinse indietro. Odiava tutta quella sua sicurezza. Però doveva ammettere che aveva ragione: Angel stava dannatamente bene in completo!
Mark guardò il padre che si alzò anche se il figlio non disse una parola, gli si avvicinò e gli mise la cravatta. Angel scosse la testa divertito e si trattenne dal fare qualche battuta, non aveva intenzione di tirarlo più di quanto non lo fosse di già.
Quando julian finì, Mark lo ringraziò e abbassò il colletto, andando poi a recuperare la giacca nera per finire di vestirsi.
«Rilassati, Mark.» gli disse Angel chiudendo al posto suo i bottoni della giacca. Gli sembrava così impacciato...
«Come fai tu a essere calmo?»
«A essere sincero non sono calmo. Sicuramente più di te, questo è sicuro, ma...» si bloccò decidendo di non andare oltre. Gli mise le mani sulle spalle e lo guardò dritto negli occhi. Se non l'avesse conosciuto bene avrebbe detto che stava per scoppiare a piangere.
«Stanno per arrivare Molly, Gionni e Chris, quindi vai a sciacquarti e fai dei lunghi respiri.» gli sorrise e fu felice di vedere che il suo petto ora si alzava e abbassava a un ritmo normale.
«Ho la nausea.» lo informò il biondo.
«Se vomiti addosso a me giuro che ti strozzo.» disse lasciandolo andare, finalmente vide un piccolo sorriso sulle sue labbra. Quando Mark andò in bagno, Angel tirò un sospiro di sollievo e alzò entrambi i pollici.
«Ma Chris è il ragazzo...?» stava per chiedere Marvin, ma Martina gli disse di stare in silenzio facendogli l'occhiolino. Il bambino si mise una mano davanti la bocca e ridacchiò, lasciando molti punti interrogativi nella testa di Angel, che però non riuscì a chiedere niente a causa del citofono che suonava.

Era fatta. Angel e Mark erano ufficialmente sposati. Nessuno dei due riusciva ancora a crederci, si guardavano con un mix di emozioni negli occhi che non avrebbero saputo descrivere in alcun modo. E stranamente/fortunatamente, non era stato un tremendo disastro come aveva temuto Mark: a casa, dopo l'arrivo di Molly e Giovanni e Chris, avevano fatto le fotografie -fin troppe fotografie, per i gusti del biondo-, alcune loro due da soli altre dove erano tutti i presenti. Foto finite si erano avviati al comune, dove si sarebbe svolta la cerimonia. Mark aveva esitato molto prima di entrare, un improvviso attacco di panico misto a molto imbarazzo lo fece bloccare all'entrata, ma poi, Angel e soprattutto Martina, riuscirono a farlo entrare. Fortunatamente non svenne come nei pensieri di Julian, anzi, si mostrò stranamente poco ansioso e parlava senza né tremare né sudare, ma al momento del bacio si bloccò ancora una volta. Lì fu Marvin a intervenire, avvicinandosi a loro e mettendo le mani sui fianchi gli aveva detto "non fare il bambino cattivo e dagli un bacio!", facendo ridere tutti, ma alla fine ottennero ciò che volevano. Fu impossibile non notare l'imbarazzo di Mark, non abituato a baciare qualcuno in pubblico.
Usciti dal comune ci furono ancora delle fotografie, dopo il ristorante, dove avrebbero mangiato e, per sfortuna del povero Mark, anche ballato. Scherzando -forse non più di tanto- aveva detto che il momento più traumatico di tutti sarebbe stato il ballo. Non ne era capace, anche se a casa avevano provato ad insegnarglielo.
Era riuscito a rompere un vaso, sbattere contro la porta e calpestare i piedi a chiunque avesse provato a insegnargli qualche mossa ma non aveva imparato niente. Sarebbe stato un vero e proprio inferno, e si era pentito di dire sì a quando Chris gli aveva proposto di riprendere l'intera giornata. Voleva dire che, quando avrebbero avuto voglia di prenderlo in giro, avrebbero avuto le armi a disposizione. Sempre.
E risero, risero di gusto tutti quanti quando Mark e Angel si trovarono a terra in un groviglio di braccia e gambe. Esperienza che non avrebbero mai voluto riprovare, ma che al tempo stesso li aveva fatti divertire un sacco. E poi, fra una portata e un'altra, Chris era salito su un palchetto, posto all'angolo della sala, affiancato da Martina da una parte e Marvin dall'altra, spiegando che, sotto richiesta della ragazza aveva preparato un video per loro due.
Nessuno lo sapeva, soltanto Martina e Marvin, appunto, in quanto i figli degli sposi avevano deciso di fare questa piccola sorpresa, sperando avessero gradito.
Purtroppo non avevano molto a disposizione, ma con poche foto e brevi video, accompagnati da musica e da frasi dettate dalla ragazza, era uscito fuori qualcosa che era riuscito a far commuovere anche il biondo, non avevano però capito se fosse più per la presenza delle foto di Manuel o per l'intero video, a ogni modo li avevano visto felice, quindi non si potevano lamentare.

In quel momento Angel e Mark erano fuori a prendere un po' d'aria, anche se c'era molto freddo e il vento era quasi insopportabile. Dopo un'intera giornata in compagnia di molte persone avevano voglia di stare almeno dieci minuti da soli. Rimasero però in silenzio, si erano soltanto guardati e si erano scambiati piccoli sorrisi,e si erano tenuti le mani per farle scaldare un poco.
A interrompere il silenzio fu Mark.
«Abbiamo fatto una figuraccia cadendo, ma almeno non c'è stato quel maledetto trenino!»
Angel ridacchiò ma non rispose, guardandolo come per dire "io non ho colpe."
Mark spalancò gli occhi e Angel scoppiò a ridere.
«Prenditela con tuo padre. È stata una sua idea!»

☆☆

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