.Prologue.

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-"Louis!" sento l'urlo di Lottie provenire dal piccolo vicolo, ha la voce spezzata e posso sentire ogni lettera del mio nome risuonare nelle mie orecchie in sincronia con il battito del mio cuore. Inizio a correre verso la direzione da cui proviene il suono acuto, muovo le gambe a un ritmo irregolare, alcune volte inciampando sui mie stessi passi. Continuo fino a quando non vengo spinto al muro e quindi la mia corsa si ferma con questo movimento brusco.

Un pugno si assesta nel mio stomaco, mi toglie il respiro per una manciata di secondi e mi fa gemere dal dolore. Sento formicolare la parte colpita e delle lacrime arrivano fino agli occhi, non scendendo però sulle guance. Contemporaneamente, un altro urlo squarcia il silenzio, è la voce tremante di mia sorella che fa in modo che il mio corpo reagisca. Continuo a respirare nonostante la fatica mentre cerco di inquadrare la persona che mi ha brutalmente colpito. È tutto molto confuso e appannato ma mi sforzo di mettere a fuoco quello che ho davanti.

È un ragazzo alto e con dei capelli neri, sembra avere origini orientali ma non ne sono sicuro, la visuale non è poi così chiara sotto alla luce fioca del vicolo. C'è troppo buio. Vedo poco anche a causa dello stordimento e non migliorando la situazione, poco dopo un altro pugno mi colpisce esattamente sullo zigomo e non solo mi fa sbattere contro il muro alle mie spalle, ma mi fa incazzare ancora di più.

Mi riprendo, cerco la lucidità insieme a una mira verso un punto e così anche io inizio a colpire e lo prendo proprio sul naso, tanto da farlo indietreggiare.

È abbastanza da farmi avere lo spazio necessario per liberarmi dalla sua presa e arrivare a mia sorella. Mi avvicino come una animale feroce mentre cerca la sua preda e alla fine la individuo, un ragazzo biondo fasciato da una giacca di pelle, mentre sta quasi strappando la maglietta di Charlotte.

Vengo accecato da un momento di furia, tutte le cellule del mio corpo fremono all'idea di staccare il corpo di quel verme da mia sorella, quindi senza altri convenevoli mi precipito su di lui e quando, reagendo al mio colpo, il ragazzo si allontana, Lottie si accascia a terra tremando e continuando a piangere. Sento i suoi singhiozzi nel vicolo che rimbombano come rulli di tamburi. Costanti, a intervalli regolari.

Io però continuo, continuo a sferrare colpi, uno dopo l'altro senza una mira precisa tanto che uno lo colpisce al mento, uno nella guancia, mentre uno in pieno viso e proprio sul naso. Sento la pelle intorno alle nocche squarciarsi e la mano formicolare, lo sguardo annebbiato non mi da una visuale chiara, sembra come se mille macchioline opache si siano posate davanti agli occhi impedendomi di vedere e di realizzare cosa in realtà stessi facendo. È questa mancanza di lucidità che mi porta a continuare, alimentato dalla sensazione di avere la testa più leggera, che si sta lentamente svuotando da tutta quella rabbia.

Pronto per tirare un'altro pugno, vengo fermato da una stretta gentile sulla spalla, la quale anche se leggera mi impedisce di continuare. Non è la forza che ci mette, a fermare la mia ira ma la scarica di brividi nel realizzare lentamente quello che stava accadendo, quello che stavo facendo.

-"Lou basta così. Andiamo a casa per favore." mi fermo e lascio andare anche la giacca del ragazzo, per la quale lo avevo afferrato. Mi fermo per lo più condizionato dal tono di voce di Lottie, supplichevole come il miagolio di un gatto appena ferito. Non sposto lo sguardo, riprendo le capacità visive poco a poco, come se le macchioline che si erano con tanta prepotenza posate davanti agli occhi si stessero dissolvendo, facendomi così avere una visione più chiara. Rimango a cavalcioni sul corpo inerme e mi sento mancare le forze, la nausea mi attanaglia lo stomaco, non tanto per il sangue sulle mie mani e nemmeno per quello sulla faccia del biondo, tutto questo sembra passare in secondo piano dal momento che mi si palesano davanti le dinamiche della situazione. Che razza di bastardo che sono: era svenuto, inerme e senza le capacità di difendersi e io ho continuato, ho continuato a scaricare rabbia e frustrazione, a martoriare la sua pelle un tempo pulita. Ho continuato e non mi sarei fermato se non fosse stato per Charlotte.

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