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Maëlle

Sarò sincera, visto come erano iniziate le cose, ero convinta che Kyle ci avrebbe messo un bel po' ad accettare la nuova situazione.
Che avrebbe continuato a discutere con me, a provarci, a stuzzicarmi come eravamo soliti fare.

E infondo, era esattamente quello che volevo. Volevo che continuassimo la nostra amicizia senza il sesso e soprattutto, speravo che in quel modo si rendesse conto di quanto gli mancassi e tornasse verso di me, magari con l'intento di provare davvero ad avere una storia seria.

Ma evidentemente, nulla di quello che avevo previsto si era rivelato tale.

Dopo essersene andato via dal locale quella sera di quattro settimane addietro, non ci aveva quasi più rivolto la parola.

A lezione, faceva in modo di entrare in aula dopo di me proprio per sedersi il più lontano possibile. Mentre a pranzo si era presentato si e no tre o quattro volte nel giro di trenta giorni, scambiandosi a malapena qualche battuta con Charles.

Per il resto, era un fantasma.

Avevo provato più volte ad approcciare, magari fare qualche chiacchierata, ma non faceva che attivare la sua tipica modalità di risposta a monosillabi e tagliare corto con un classico "ci si vede" oppure "ho da fare".

Aveva completamente chiuso con me dall'oggi al domani.

Eravamo tornati ad essere due sconosciuti. Come se non avessimo passato quasi due anni perennemente insieme.

E quando dicevo perennemente, era davvero perennemente.

Pranzo, cena, colazione, merenda, spuntino, sonnellino, play station, studio, doccia, sesso, piscina, mare, montagna, campeggio, neve, da ubriachi, da sobri, sulle montagne russe, a fare yoga, in vacanza a Saint-Malo, in bicicletta sulle rive della Senna, a fare un picnic sotto la Torre.

Perennemente, proprio perennemente.

Nella mia testa non facevano quindi che frullare domande e interrogativi.
Perché diamine allontanarsi così di colpo?
Non era più facile far finta di nulla e continuare come semplici amici? Così come infondo era sempre stato?
Ma poi, perché smettere di parlare anche a Camille?

Più ci pensavo e più non trovavo risposte.

Alla fine ne conclusi che dopo la scopata con quella ragazza al locale, si era semplicemente reso conto che poteva davvero fare sesso con chiunque e che quindi non gli servivo più.

Tuttavia, il solo pensiero che davvero mi considerasse solo un pezzo di carne da scopare, mi faceva venire il voltastomaco. E gli occhi pizzicare, purtroppo anche quelli.

Quanto a me invece, se inizialmente mi ero sentita rinata per aver ripreso il controllo di me stessa e per aver saputo tenere a bada i miei istinti più profondi, col passare dei giorni, avevo riacquisito la stessa identica attitudine depressa che avevo avuto tutto il mese di gennaio.

Solo che almeno a gennaio, in un cassetto ben chiuso a chiave, c'era comunque la speranza che Kyle si decidesse a stare con me.

In quel momento invece, avevo pure il cuore spezzato poiché era totalmente chiaro, limpido e cristallino il fatto che di me non gli importava nulla.

E tutte queste consapevolezze, mi mandavano in frantumi mente e cuore.

Perché se fino a prima pensavo che tutta quella voglia di trovarmi un fidanzato ed essere amata, fosse dovuta al fatto che mi stessi per laureare, in quel momento invece ero certa di volere un fidanzato solo perché volevo che fosse Kyle ad amare me, lui e nessun altro.

***

"Heyla guarda cosa ho comprato alla migliore amica del mondo!" Esclamò di colpo Camille, facendo capolinea nella nostra stanza in pieno pomeriggio.

Subito sorrisi e la guardai curiosa.

"Cheesecake vegana alla confettura di frutti di bosco proprio come piace a te!" Gridò mostrandomi un pacchettino bianco con un fiocchetto sopra.

Da brava nostalgica quale ero, non potei fare a meno di ricordare che fosse anche il dolce preferito di Kyle.
Ma questo Camille non lo sapeva.

"Non è ancora il mio compleanno" ridacchiai allora afferrandolo comunque con gli occhi a cuoricino.

"Lo so, lo so. Ma non deve per forza esserci un motivo per celebrare che amica fantastica sei!" Affermò allora con decisione e un sorriso fin sopra le orecchie.
La guardai quindi con fare interrogativo poi sorrisi anch'io.

"Su mangia, mangia. Ah no, aspetta. Ti prendo un cucchiaino" disse alzandosi subito dal mio letto per afferrare e poi porgermi l'utensile.

"Sì ma mangiala con me" ordinai però, vedendo che se ne stesse lì ferma a guardarmi, in trepidante attesa di sapere se nonostante l'assenza di latte il dolce fosse buono comunque.

"Oh no! Io l'ho presa per te. Mangiala tutta tutta tu" decretò però lei, non volendo sentir ragioni e ridacchiai alzando gli occhi al cielo.

"Cam non sono malata. Non c'è bisogno di comprarmi dolci per assicurarti che stia bene" dissi quindi con un sorriso dolce sulle labbra.

Sapevo bene che faceva tutto quello perché non ero al massimo della mia forma fisica.
Non perché avessi problemi di qualche tipo, semplicemente perché ero mentalmente giù di morale.

Quattro settimane erano troppo poche per dimenticare tutto. Troppo poche per me ovviamente.
Il fatto che lui fosse praticamente sempre in compagnia di una ragazza nuova denotava quanto quelle sensazioni appartenessero solo a me.

"Oh no. Non ti compro dolci perché penso tu sia troppo magra. Ti compro dolci perché ti voglio bene e voglio vederti felice" ammise allora guardandomi negli occhi dolcemente.

"E anche perché col fatto che sei vegana già tante cose non vuoi mangiarle, se poi ci aggiungi che sei anche un po' depressa e non ti viene fame..." non poté fare a meno di aggiungere e ridacchiai sapendo di aver centrato il punto.

"Non puoi ridiventare di nuovo vegetariana? Magari un po' di calcio e un po' di uova ti tirano su. Sei bianca Maë" continuò poi con tono implorante e scossi la testa ancora più divertita.

"Sono bianca perché a Parigi è inverno e d'inverno le persone perdono l'abbronzatura. Non sarà una fetta di formaggio a tirarmi su" risposi terminando con un risatina.

"Va bene. Però mangiala tutta tu lo stesso" decretò, dandomi poi un bacio prima di andarsi a sedere sul suo letto.

Fissai quindi la mia tortina e mi decisi a mangiarne un pezzo. Alla fine era talmente buona che la finii nel giro di qualche minuto.

Mi premunii poi di chiederle dove l'avesse comprata sia per farla felice, sia perché davvero era deliziosa.

Poi tornai con la testa sui miei libri. Sfogliai qualche pagina cercando di concentrarmi, ma fu molto difficile.

Leggere la preoccupazione negli occhi della mia migliore amica mi aveva fatto rendere conto di molte cose.
Rimurginai poi per l'ennesima volta su tutto quello che era stato e mi decisi che non potevo continuare così.

Non volevo che lei stesse in pensiero per me.

Non volevo dovevo più in quello stato.

Era ora di smetterla di stare in quella stanza come se fosse avvenuta la peggiore delle catastrofi.

Dovevo reagire.

Fine Line Between Sex And LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora