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Prendemmo l'ascensore, ma al posto di scendere fin giù, ci fermammo al primo piano della torre. Poi, dopo aver fatto un ennesimo giro, decidemmo di raggiungere il suolo utilizzando le scale.

Ci fiondammo quindi correndo verso le rampe e una dopo l'altra le percorremmo tra schiamazzi e risate.

"Ho male ai piedi" mi lamentai varcato il quattrocentesimo scalino.

Lui si fermò guardandomi con il fiatone e con un sorriso a trentadue denti venne verso di me caricandomi sulle sue spalle.

"Non correre o cadiamo!" Urlai a squarciagola nel cuore della notte non appena prese a scendere.
Lui rispose ridendo semplicemente e accelerando la sua corsa.

"Porca paletta appena scendo ti ammazzo" gridai ancora stringendomi intorno al suo collo.

Finché per fortuna, prima che ci schiantassimo sul ferro battuto della torre, raggiungemmo il tanto agognato asfalto.
Borbottai mille insulti nei suoi confronti e lo seguii fino all'auto.

***

Per tutto il tragitto fino al dormitorio non facemmo che cantare canzoni del momento e osservare la città illuminata dalle luci fioche dei lampioni.

Poi parcheggiò l'auto e ci fiondammo nella hall del nostro dormitorio per combattere il freddo.

Chiamai l'ascensore con l'apposita tessera e proprio quando stavo per pigiare il bottone corrispondente al mio piano, Kyle mi tirò per un braccio e mi fece allontanare. Inutile dire che premette il pulsante corrispondente al suo di piano.

"Ho per caso dimenticato di precisare che avevo intenzione di tornare nella mia di camera?" Lo istigai quando dopo avermi spinta contro una parete dell'ascensore appoggiò il suo corpo sul mio.

"Mi sa di sì" mormorò soffiando a pochi millimetri dalle mie labbra. Subito sentii i brividi invadermi la schiena e dovetti tenermi a lui dato che le mie gambe erano tornate ad essere gelatina.

Prima che potesse baciarmi nuovamente però, l'ascensore ci segnalò l'arrivo, quindi si decise ad allontanarsi il giusto per permettermi di seguirlo.

Proprio quando stavo per mettere piede fuori dall'ascensore tuttavia, mi lanciai sul pulsante e premetti il numero del mio piano per fuggire via da lui.

Purtroppo però mi afferrò per una mano e mi trascinò nel corridoio proprio qualche attimo prima che le porte si richiudessero.

Poi, per essere certo che non scappassi per le scale, mi sollevò a mo di sacco di patate e mi posizionò su una sua spalla.

"Ti diverti a farmi impazzire eh bambina" mi ammonì tirandomi una sculacciata.

Io scoppiai a ridere fragorosamente e imitai il suo gesto prendendo a pugni il sedere tonico e definito che avevo proprio ad altezza viso.

"Sei tu che non sai cosa significa la frase 'voglio tornare in camera mia'" mi difesi allora, mangiando anche una ciocca di capelli per la posizione scomoda in cui ero.

"Certo che lo so. Infatti siamo in camera mia. Non vedo il problema" disse e tra una risata e l'altra fece scorrere la chiave nella serratura della sua stanza.

Solo dopo aver chiuso la porta alle sue spalle si decise a farmi scendere, così potei aggiustarmi i capelli e respirare regolarmente.

"Per poco non mi hai fatto vomitare cinquecento euro di cena" lo accusai togliendomi le vans dai piedi e lui scosse la testa divertito.

"Comunque..." incalzai qualche secondo dopo, incrociando teatralmente le braccia al petto.
"...attento a questo modo di fare maschilista. Non sono un giocattolino e tu non decidi come e dove devo passare la serata" lo avvisai con aria di sfida.

Fine Line Between Sex And LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora