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Se il mercoledì precedente, tornando dalla stanza di Paul, non facevo che pensare a cosa avrebbe fatto Kyle nei giorni successivi, arrivata a sabato persi ogni speranza.

Per due giorni non aveva mosso un fottutissimo dito.

Bel modo di dimostrare di volere una relazione- pensavo di continuo.

Si era limitato a sedersi accanto a me durante le lezioni, a passarmi delle penne colorate quando ne avevo bisogno, a fare battutine stupide in mensa con gli altri. Ma nulla, assolutamente nulla per stare con me.

Quando entrai quindi in camera il sabato pomeriggio sbattendo la porta con violenza, Camille subito alzò gli occhi nella mia direzione con fare interrogativo.

"Tutto bene?" Chiese quindi, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

"Non sta facendo niente Cam! Ero con lui in biblioteca fino a cinque minuti fa e non sta facendo nulla. Si limita a mandarmi quei sorrisini fin troppo sinceri mentre studiamo, a fare battutine sui prof, a parlare di materiali, ma niente. Non mi parla, non insiste, non fa nulla!" Gridai subito, dando sfogo alla mia frustrazione.

Lei allora mi guardò prima con compassione, poi rise beffandosi di me.

"Ti faccio ridere?" Mi lagnai allora come una bambina dell'asilo a cui non preparano la pasta preferita.

"No tesoro mio, certo che no. Mi fanno ridere i tuoi atteggiamenti. Lo hai rifiutato nel peggiore dei modi ben due volte. Fallo respirare un po'" ridacchiò allora divertita.

"Non ti sta ignorando, ha solo smesso di farti dediche d'amore" concluse scuotendo le spalle.

"Non mi ha mai fatto dediche d'amore" replicai allora con risolutezza.

"Dichiarazioni un po' violente e decisamente poco romantiche? Chiamale come vuoi. Ma tanto da uno come Kyle di certo non mi sarei aspettata petali, orsacchiotti e fragole al cioccolato" ribatté allora lei e sorrisi immaginando quanto sarebbe stato buffo vederlo fare certe cose.

"In ogni caso io fossi in te non mi preoccuperei. Sarebbe stato grave se avesse ricominciato a ignorarti e scopare con la prima ragazza a vista. Finché si concentra su di te, devi solo pazientare" spiegò con il viso rilassato. Negli ultimi mesi, non aveva mai dimostrato tanta calma parlando di lui.

"Pensi si stia concentrando su di me?" Domandai allora con una nuova scintilla negli occhi. Lei mi guardò con aria maliziosa e annuì.

"Bene, allora paziento. Tanto sono due mesi che lo aspetto" borbottai poi tra me e me. Non mi ero mai ridotta a tanto per un uomo.
Se mai mi avesse illusa, gli avrei fatto vivere l'inferno. Era poco ma sicuro.

Passammo quindi il resto del pomeriggio a studiare e poi ci preparammo per la famosa festa di Jules.

Mi feci una doccia veloce, poi indossai un semplice tubino nero, dei tacchi e una giacca per combattere il freddo.

Arricciai i miei lunghi capelli alla base e misi un filo del solito trucco ecologico.

Niente di più, niente di meno.

Poi, seguita da Camille raggiungemmo i ragazzi che ci aspettavano nella hall del nostro dormitorio.

Non appena arrivammo giù, erano già tutti pronti tranne uno: il solito.

"Che splendore" commentò subito Charles vedendo Camille e lo stesso fecero con me gli altri tre del gruppo.

"Sei raggiante stasera" disse Paul e arrossii lievemente regalandogli un gran sorriso lusingato e un bacio sulle labbra.

"Dove diamine sei Kyle?" Sentii poi urlare e con la coda dell'occhio vidi Mat con il telefono all'orecchio.

"Sono qua, sono qua" sentimmo poi tutti e dallo stesso ascensore che avevamo usato io e Camille, arrivò lui in tutta la sua bellezza.
In un qualsiasi romanzo d'amore l'avrebbero definito un dio greco, ma lui, lui era molto di più.

Jeans nero stretto, camicia nera sbottonata per metà, capelli folti arruffati e labbra rosse da mordere e succhiare allo sfinimento.
Era pura perfezione.

Feci allora scorrere il mio sguardo languido sulla sua figura e quando mi ritrovai a fissare le maniche a tre quarti che lasciavano scoperti gli avambracci e le mani, ebbi una scarica di adrenalina lungo la spina dorsale.

Mi faceva impazzire, diamine se mi faceva impazzire.

Salutò tutto il gruppo e poi, con una strafottenza senza paragoni, passò in rassegna tutto il mio corpo stretto in quel tessuto morbido.

Qualche attimo e fissò lo sguardo nel mio, prima di passarsi un pollice sul labbro inferiore.

Calmati Maë, devi calmarti- continuavo a ripetere mentalmente, ma l'attrazione e la tensione sessuale tra noi due in quel momento era oltre ogni minima immaginazione.

Dovette infatti intervenire Paul, mettendomi un braccio sulle spalle per risvegliarmi dallo stato di trance in cui ero caduta.

Almeno non avevo sbavato.

Scossi quindi la testa tornando in me e seguii il resto del gruppo fuori da quelle quattro mura troppo strette.

Subito l'aria pungente mi invase e tutto il tragitto fino a da Jules bastò a sedare  i miei bollori.

Aveva un appartamento su Boulevard Saint Michel a metà strada tra la cattedrale di Notre-Dame e i giardini di Luxembourg. Era gigantesco, con tanto di terrazza e vista mozzafiato.

Quando salimmo quindi su, ne ebbi la conferma: altro che Kyle e Paul, quello si che era un riccone del cazzo.
Lampadari di cristallo, parquet antico a terra, soffitti rifiniti, mobili pregiati, c'era di tutto e di più.

Volendo quindi dimenticare quanto io fossi effettivamente una poveraccia a confronto, posai subito la mia giacca e mi fiondai al bar montato per l'occasione.

"Maëlle!" Gridò di colpo l'organizzatore di quella festa e sorrisi pensando a come si fosse ricordato di me nonostante la sbronza.

In fondo, come poteva non ricordarsi?
Con me aveva sicuramente avuto il miglior sesso della sua vita.

"Jules!" Esclamai in rimando cercando di sovrastare la musica. Poi andai a dargli i soliti tre baci sulle guance della tradizione francese.

"Sono contento di vederti! Non ci incontriamo spesso nei corridoi" continuò e riuscii solo ad annuire poiché subito Paul fece capolinea dietro di me.

"Lui è Paul" lo presentai poi, non appena mise un braccio intorno alle mie spalle.

"Io sono Jules, piacere!" Rispose lui cordiale e gli tese la mano. Paul la afferrò con un gran sorriso e ricambiò il saluto.

"E Kyle? Dov'è?" Domandò poi, facendomi andare di colpo il mojito di traverso. Si ricordava anche di lui. Ma infondo non immaginavo diversamente. Era Kyle, tutti e 26 mila gli studenti della Sorbona lo conoscevano.

"Ehm... non lo so, sarà da queste parti" risposi vaga, succhiando distrattamente la mia cannuccia di acciaio.
Lui allora mi diede un altro bacio, poi si congedò alla ricerca di Kyle.

Non appena si dileguò tornai quindi a concentrarmi sul mio cocktail e sul mio accompagnatore che però, nel giro di qualche minuto mi abbandonò per ritrovare alcuni colleghi del suo corso.

Approfittai quindi dell'occasione per prendere un altro drink e scatenarmi nel salotto di Jules a suon di Aya Namakura, Maître Gims e Stromae.

"Balli con me?" Sentii poi di colpo e voltandomi di scatto vidi subito i suoi perfettissimi denti bianchi.

"Ti ringrazio, ma ho già un accompagnatore" risposi allora continuando ad ancheggiare sensualmente davanti a lui.

"Non mi pare di vederlo da qualche parte" disse allora al mio orecchio, incollando la mia schiena sul suo petto. Dire che ero in escandescenza era un eufemismo.

"Non rischierei se fossi in te" lo provocai allora, mordendomi il labbro nervosamente.

"Io adoro rischiare" mormorò con voce roca sul mio collo e dovetti utilizzare tutto l'autocontrollo possibile per allontanare le sue mani dal mio addome e svignarmela prima di finire a pomiciare su quel bel pavimento con lui.

Prima di sparire nella folla gli lanciai però un'ultima occhiata e ricevetti in cambio un sorriso malizioso e un occhiolino che mi fece perdere la terra da sotto i piedi.

Un drink. Avevo solo bisogno di un altro drink.

Fine Line Between Sex And LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora