33-deja vu

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Euforica pagai l'abito e mi avviai verso casa.

Arrivata, lasciai il vestito nell'armadio, andai a predere da mangiare e mi avviai verso la casetta.

Sentivo una strana sensazione addosso.

Entrai in casa e già dalla porta sentivo un terrificante respiro affannato.

Un deja vu.

Manu si trovava nuovamente in quell'angolino e respirava a fatica, poi realizzai.

Non era spaventato il giorno prima. È malato, forse d'asma.

Mi avvicinai e senza dirgli nulla lo abbracciai, per poi tirarlo su e stenderlo nel letto.

Versai dell'acqua in un bicchiere e lo appoggiai di fianco al letto.

Lo guardavo, lui mi guardava.

Mi sedetti ai piedi del letto a gambe incrociate ed aspettai che il suo attacco di asma/panico o qualunque cosa sia, cessasse.

Bevve l'acqua e mi disse "problemi respiratori. Non preoccuparti però...sto bene".

No affatto. Come potevo non preoccuparmi? Come potevo credere che stesse bene? Potevo portarlo all' ospedale? ero troppo piccola? Non avevo idea di cosa fare.

Per la cunfusione che avevo in testa, le lacrime iniziarono a percorrermi il viso e mi stesi a chiocciola ai piedi del letto.

Mi abbracciò di botto e mi disse "è da sempre che è cosí. Non devi preoccuparti. Sai quanto ti voglio bene. Non potrei mai lasciarti da sola."

Mi guardò negli occhi e mi sorrise.

Con la vista offuscata dalle lacrime non riuscivo a capire quanto fosse sincero il suo sorriso.

Mi limitai a dire "ho due biglietti una festa in riva al canale"

lost lightWhere stories live. Discover now