cap.22

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Era l'una di pomeriggio e ancora giravo per le strade della città. Avevo ancora troppa adrenalina in corpo per poter tornare alla base. Non mi ero divertito moltissimo all'esame. Me lo aspettavo più difficile, ma comunque è stato bello poter sperimentare un campo diverso dal solito.

Lì mi sentivo come un gladiatore nell'arena, in attesa delle bestie da uccidere, ma anche un vero e proprio predatore che caccia in solitaria.

Schivare i colpi dei robot è stata la parte più noiosa. Avevano tutti lo stesso schema di movimenti. Capito uno li capivi tutti.

Tornai alla base solo alle quattro. Per festeggiare avrei portato Eri e Himiko a mangiare un gelato.

Appena entrai nella sala bar un piccolo uragano azzurro si appiccicò alle mie gambe.

La presi in braccio e mi sedetti sul divano. Kurogiri, Toga e Shigaraki mi stavano guardando dal bancone.

"Quindi? Perché sei tornato così tardi?" Mi chiese bruscamente Tomura.

Aspettai un secondo, li guardai e poi sorrisi.

"Sono dentro."

Kurogiri e Shigaraki si guardarono soddisfatti. Himiko mi si fiondò al collo e Eri iniziò a saltellare per tutta la stanza.

Quando la situazione tornò sotto controllo presi in braccio il mio angioletto e porsi il braccio alla mia vampiretta.

"Puoi trasformarti ora, Himi, o devi andare a bere del sangue in camera?"

"Possiamo andare. Sono uscita sta mattina, quindi non ci sono problemi."

Con la piccola Eri da una parte, che continuava a chiedere dove stessimo andando, e Toga dall'altra, trasformata in una ragazzina della nostra età, ci dirigemmo verso una piazzetta vicino al centro.

Come la piccola vide che ci stavamo avvicinando a una gelateria iniziò ad agitarsi per scendere.

Corse davanti alla vetrina e ci aspettò per entrare.

Uscimmo con una coppetta cremino (Nutella e panna) e fior di latte per Eri e due coni, uno pistacchio e cioccolato per me e uno fragola e fondente per Toga.

Ci sedemmo su una panchina che guardava il piccolo parco giochi per mangiare i nostri gelati.

Appena Eri finì la coppetta corse verso lo scivolo.

La guardammo giocare mentre io raccontavo a Himiko cosa fosse successo all'esame.

"Wow. Bhe, che dire. Non avevo dubbi che ti prendessero. Per combattere i villain al meglio devi capire come si muovono. E chi meglio di un villain può capire un villain?" Sussurrò mettendosi a ridacchiare.

"Effettivamente, se ci pensi, è vero. Gli eroi fanno sempre lo stupido errore di considerarci senza sentimenti o affetti. Pensano che solo loro abbiano qualcuno a casa ad aspettarli. Non credono che noi abbiamo degli ideali abbastanza forti da essere una minaccia degna di nota. Se ci osservassero, invece che attaccarci e basta, capirebbero molto di più e forse io e te non saremmo qui a parlare."

Si erano ormai fatte le cinque e mezza e il sole iniziava a calare. Ci eravamo avvicinati a quei giochi dove i bambini si arrampicano. Eri era quasi arrivata in cima.

Quando la chiamai lei si sbilanciò e cadde. In un secondo fui sotto la giostra per prenderla.

Lei iniziò a piangere più per lo spavento che per il male, visto che l'avevo presa al volo.

Delle mamme mi guardavano. Ero giovanissimo, una bimba piccola che piangeva e c'era una ragazza altrettanto giovane che non aiutava, ma solo perché non avrebbe potuto fare nulla. Se non si fosse calmata si sarebbero probabilmente avvicinate per darmi una mano.

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