cap.42

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Finito il meeting al bancone del bar mi girai e mi misi ad osservare i due bambini.

Eri era tranquillissima in mezzo a noi, ma Kota era un tronco di legno. Non era abituato a tutto ciò. Gli avrei parlato più tardi.

I due stavano parlando mentre disegnavano. Eri stava probabilmente raccontando della sua famiglia, mentre lui continuava a girarsi verso di noi, allarmato.

Quando vide che li stavo osservando si girò di scatto. La piccola se ne accorse e si girò verso di noi. Appena mi vide fece un enorme sorriso e tornò a disegnare.

Mi avvicinai.

"Posso sedermi con voi? I discorsi dei grandi sono noiosi." Dissi sorridendo.

Con diversi toni accettarono entrambi.

"Cosa disegnate di bello?" Chiesi curioso sedendomi sull'ultima sedia libera del tavolo.

Eri alzò il suo foglio e me lo fece vedere tutta fiera.

"Guarda papà! Ho disegnato un gatto!"

"Ti piacciono tanto i gatti, non è così amore?"

"Sì! Sono bellissimi. L'altro giorno la zia Himiko mi ha portato al parco e ho fatto amicizia con un gattone bianco. Era tanto affettuoso. Ma la zia non mi ha permesso di portarlo a casa." Disse un po' triste.

Le diedi una carezza, un bacio sulla fronte e la presi in braccio.

"Cucciola. Sai che non possiamo avere animali domestici. Per il lavoro che facciamo io e gli zii non avremmo tempo per un animale. Dobbiamo prenderci cura di te e degli affari con la LOV. Poi il gatto rimarrebbe spesso a casa da solo e non va bene. Anche gli animali hanno bisogno di tanta compagnia. È come prendersi cura di un bambino. È impegnativo e non ne abbiamo la possibilità. Ti prometto però che quando sarai grande e avrai una casa tutta tua la prima cosa che ti regalerò sarà un micetto." Le continuavo a lisciare i capelli e lei aveva appoggiato la testa sul mio petto.

"E tu, tigre? Cosa hai disegnato di bello?"

Mi passò il foglio e mi fece vedere un disegno pieno di verde e blu.

"È molto bello. Cos'è?"

"È il campo della zia. Questo è il bosco e questa è la montagna. Queste sono le fiamme di ieri sera."

Povero bambino. Mi faceva tenerezza in quel momento. Si vedeva la tristezza nei suoi occhietti.

"Hey. Ti prometto che tornerai da loro. Appena tutto si sistemerà ti riporterò da tua zia." Dissi guardandolo dritto negli occhi.

Gli feci un sorriso e costi quel che costi avrei mantenuto la promessa.

"Tetsuya. La zia sta bene?"

Sospirai triste.

"No, Kota. Non sta bene. Lei e gli Hero che erano al campo li hanno mandati all'ospedale. Ma non sono gravi. Quando tua zia uscirà ti porterò da lei. Ora voglio che stai con me e mia figlia. Finché non tornerai da Mandalay potrai giocare con Eri e stare al sicuro con me. Non voglio lasciarti a degli Hero che ti porterebbero chissà dove senza protezione. Ora vieni qui. Dopo pranzo torneremo a casa."

Spostai Eri sulla gamba sinistra e feci sedere Kota sulla gamba destra. Entrambi appoggiati al mio petto che si facevano coccolare.

"Ve lo prometto piccoli. Finché sarò in vita nessuno vi farà del male." Diedi un bacio a entrambi e mi rilassai sulla sedia.

Ho sedici anni e sono responsabile della sicurezza e dell'educazione di una bambina dolcissima e ora di un bambino spaventato. Ho una doppia vita, la scuola e delle apparenze da fare reggere.

Mento costantemente alla maggior parte della gente.

È stancante, ma a tratti molto appagante. Mi sento bene. Mi sento amato come non lo ero mai stato.

Quei sorrisi che mi rendono invincibile e quegli sguardi che mi chiedono protezione e affetto.

Potrà essere stancante e prosciugati l'anima, ma è la soddisfazione più grande del mondo.

Li tenni stretti per non farli cadere e buttai la testa all'indietro pensando a tanto. Gli occhi fissavano il soffitto di legno e ascoltavo le conversazioni dietro di me.

A un certo punto nel mio campo visivo entrò Shoto.

"Hey."

"Ciao. Come ti trattano per essere il primo giorno?" Gli chiesi sistemandomi meglio sulla sedia mentre lui si sedeva accanto a me.

"Pensavo peggio. Quello con i capelli azzurri mi tratta malissimo e quella bionda ha già chiesto di accoltellarmi quattro o cinque volte. Gli altri sono diffidenti, ma li posso capire. Fino a poco tempo fa volevo solo diventare un Hero."

Mi misi a ridacchiare e lui mi guardò malissimo.

"Shigaraki tratta quasi tutti così. Solo Eri, Kurogiri e All for One non li tratta male. Poi ci siamo io, Himiko e Dabi che tratta umanamente. Gli altri li tratta tutti come pezze da piedi. Non è colpa sua. Non si fida di nessuno e usa quel caratteraccio come difesa.

Toga invece ti darà il tormento finché non le regalerai una boccetta con il tuo sangue per la sua collezione. Il suo quirk la rende particolarmente ossessionata dal sangue, ma quando la conosci è una ragazzina come tutte le altre della nostra età. Vuole solo una vita normale e divertirsi con gli amici. Gli altri... bhe. Li capisco. Non mi fiderei nemmeno io se fossi in loro. Ma vedrai che se non farai nulla di sospetto e non ci tradirai andrà sempre meglio. Ti includeranno nella famiglia e ti sentirai sempre meglio." Sorrisi e tornai a guardare il soffitto.

"Come sta?" Chiese riferendosi a Kota.

"È spaventato. Ha sempre vissuto con la zia e un villain gli ha ucciso i genitori. Ora è nella loro base e sua zia è in ospedale. La nostra fortuna è Eri. Almeno possono farsi compagnia e lei può sostenerlo per quel poco che serve. Ora dobbiamo solo aspettare. Sarà lunga." Sospirai alla fine. Non sarebbe stata dura e lunga come avere la fiducia di Eri, ma sarebbe stata comunque un'impresa stancante.

Arrivato mezzogiorno e mezza svegliai i bambini.

Li mandai a lavare le mani e andai con Twice e Compress a prendere le pizze che aveva ordinato Kurogiri per telefono.

In mezz'ora eravamo tornati.

Distribuimmo le pizze e mangiammo.

Presi i bambini e tornai a casa con Shoto e Himiko. Convinsi la ragazza ad andare da sola al centro commerciale a comprare dei vestiti per Kota. Le diedi la taglia dei vestiti che il bambino portava, i soldi e le diedi un bacio sulla guancia come ringraziamento.

Io e Shoto non potevamo accompagnarla perché risultavamo pubblicamente rapiti e qualcuno avrebbe potuto riconoscerci.

Tornò tre ore dopo con due borse di vestiti e anche un vestitino molto carino per Eri.

Rimanemmo insieme tutto il resto del pomeriggio e quando Dabi tornò a casa lei tornò alla base. Si era anche portato dietro una sedia dal bar, visto che ne eravamo sprovvisti.

Qualcosa è andato storto...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora