cap.46

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Per la miseria se passa il tempo...

Ormai siamo a giugno e un altro anno scolastico è finito. Tutti sono contenti che inizino le vacanze estive, ma io per niente.

È passato un anno dall'attacco al campo estivo e ormai il gruppo che ci ospitava, le Wild Wild Pussycats, si è ripreso a pieno. Hanno tutti finito la riabilitazione e tra due giorni li lasceranno uscire dall'ospedale. Ovviamente dovrò riportare Kota alla zia, anche se non voglio.

Mi sono affezionato tantissimo a quel moccioso dispettoso e anche Eri ci ha legato molto... forse anche troppo per i miei gusti. (mood papà geloso ON)

Ma non ci posso fare veramente nulla. Lo avevo promesso al piccolo che lo avrei riportato a casa.

Ormai mi ero abituato a quei due diavoletti che correvano per casa e facevano dispetti a tutti. Kota aveva aiutato tantissimo Eri ad avere più fiducia in sé stessa e Eri aveva aiutato Kota a sentirsi parte della famiglia.

Avevo fatto un discorso al bimbo tempo prima dove gli mettevo davanti una scelta a mio avviso moto egoista: dimenticarsi di noi o promettere di non dire niente a nessuno. Ovviamente non potevamo rischiare che dicesse qualcosa o la nostra attività, i nostri posti sicuri e le nostre coperture sarebbero state distrutte.

Aveva scelto di non raccontare nulla. Non so su quale base ma mi fidavo della sua parola. O meglio, volevo fidarmi e non fargli dimenticare i bei momenti passati insieme. Volevo che si ricordasse di me per poterlo salutare per le strade. Volevo che si ricordasse di Eri perché rimanessero amici il più a lungo possibile. Volevo molte cose e speravo nel profondo del cuore che non rompesse la promessa fatta, anche se il resto del gruppo non era troppo convinto della posizione che avevo preso.

Sapete... due giorni passano molto in fretta. Mi ero dato appuntamento con Mandalay al parco in centro città nel pomeriggio.

Avevo detto tutto solo ai 'grandi'. Volevo che per Kota rimanesse una sorpresa. So quanto ci teneva a rivedere la zia.

Uscimmo di casa io, Eri e Kota verso le due del pomeriggio e lasciai Shoto a casa a preparare le cose del mocciosetto, per poi raggiungerci all'ora dell'appuntamento.

Portai i bambini al parco giochi e alle quattro arrivò Shoto con la valigia di Kota, giusto in tempo per fare merenda in gelateria con noi.

Verso le cinque io e il mio migliore amico ci trovavamo a controllare i bambini che giocavano allegri attorno alla fontana della piazza, quando mi sentii chiamare.

"Hito Tetsuya?" la voce era femminile e arrivava dalle nostre spalle.

Mi girai e la vidi. Mandalay era in abiti civili e sorrideva in modo gentile.

"Salve signora. Come sta?" Parlò Shoto al posto mio. Io mi sentivo pietrificato. Avevo sperato che quella donna non si presentasse, che si fosse dimenticata dell'incontro. Tutto a un tratto le cose si fecero reali e mi assalì un opprimente senso di sconforto.

"Decisamente bene adesso. Vi ringrazio infinitamente di esservi presi cura di mio nipote. Spero che non vi abbia dato troppi problemi. Conoscendolo vi avrà fatto disperare." Disse tra il rassegnato e il divertito.

"Si sbaglia. È stato un angioletto. Si comportava così perché nessuno lo aveva mai capito veramente. È un bravissimo bambino e diventerà un uomo eccezionale nonostante tutto e tutti." Mi alzai in piedi rivolto ai bambini e quella affermazione mi uscì abbastanza dura, e sapevo benissimo il perché. La donna si stupì non poco della mia reazione molto protettiva nei confronti di suo nipote.

Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, mentre osservavamo i due scriccioli giocare, la donna ritornò a parlare.

"Se non ricordo male, una volta, mi avevi detto di avere una figlia. È quella bambina che gioca con Kota?" Chiese per rompere il ghiaccio mentre faceva il giro della panchina e si sedeva accanto a Shoto.

"Sì. Lei è la mia piccola Eri. Immagino che ora vorrà tornare a casa. Si sta facendo buio e immagino che voglia sistemare le cose di Kota prima di domani."

"Già, immagini bene. A casa ci aspetta anche il resto del gruppo. Mentre eravamo in ospedale è mancato a tutti e ora vogliono vederlo il prima possibile." Disse alzandosi in piedi e lisciandosi i pantaloni che indossava.

Lo stesso feci io e richiamai i bambini.

Come i due si avvicinarono e notarono la donna sorridente si bloccarono di colpo a pochi metri da noi.

"P-papà? Chi è questa signora?" Chiese timida Eri.

"È la zia di Kota. Ormai sta bene ed è ora che lui torni a casa." Rispose Shoto al mio posto.

Non avevo la forza per guardare negli occhi quei due marmocchi. Mi fissavo le scarpe, che ad un tratto si erano fatte molto interessanti.

E a un tratto una vocina tremolante mi spezzò il cuore.

"N-non è vero. Papà. Dimmi che è uno scherzo. Kota non può andare via."

Strinsi gli occhi per evitare che affiorassero le lacrime e sospirai.

"Eri. Avevo fatto una promessa a Kota il primo giorno della nostra convivenza. Lo avrei riportato a sua zia appena fosse uscita dall'ospedale. Ormai è passato un anno e la signora sta bene. È ora che Kota torni a casa sua."

Alzai lo sguardo solo quando sentii i primi singhiozzi.

I due bambini erano abbracciati l'uno all'altra e piangevano. Eri singhiozzava e continuava a ripetere di non voler lasciare il suo amico, mentre Kota mi osservava tristemente e non emetteva un fiato.

Dire che Mandalay era sconvolta dalla scena era dir poco.

Mi avvicinai e mi inginocchiai davanti a loro.

"Ragazzi. Vi prometto che questo non è un addio. Appena finisce la scuola possiamo organizzarci per andare al mare, qualche volta, o per giocare insieme. Poi ad aprile Kota inizierà ad andare a scuola. Potremmo iscriverti al suo stesso istituto e essere in classe insieme, così potrete vedervi tutti i giorni." Dissi guardandoli negli occhi, mentre si asciugavano le guance e si soffiavano il naso.

"M-ma non è pericolosa la scuola per me? N-non potrei fare del male a qualcuno?" Chiese titubante la piccola.

"Sei diventata bravissima a controllarti, tesoro. Non ti avrei proposto di andarci se non fossi stato sicuro delle tue capacità."

I due monelli si guardarono un secondo negli occhi e poi mi saltarono al collo. Diedi un bacio sulla fronte a entrambi e poi mi rivolsi solo a Kota.

"Promettimi di fare il bravo con la zia, d'accordo Tigre? E ricordati della nostra promessa." Ci stringemmo il mignolo come per suggellare il nostro patto.

Solo pochi minuti dopo lo osservavo andarsene al fianco di Mandalay.

"Papà?"

"Dimmi, amore."

"Perché non è potuto stare di più con noi?"

Sollevai Eri e la presi in braccio.

"Perché gli avevo fatto una promessa e sai che mantengo sempre la parola data."

"Quando ci rivedremo?" Chiese guardando il punto in cui erano appena spariti.

"Presto, ma non so quando. Ora però dobbiamo tornare a casa, se no lo zio Dabi si preoccupa."

Mi girai verso Shoto. Ci guardammo per poco negli occhi. Sospirai profondamente, sorridemmo e tornammo a casa.

Qualcosa è andato storto...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora