cap.39

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Sta mattina mi sono svegliato con le prime luci dell'alba, come ogni giorno.

È strano svegliarmi senza nessuno accanto. Sono talmente abituato a dormire con la mia piccola Eri che questa notte ho dormito persino male.

Mi preparo e esco dalla zona notte della struttura. Nessuno è ancora in giro, nemmeno i professori.

Mi dirigo verso il bosco e inizio ad allenarmi come farei a casa, tranne per l'assenza di armi. Inizio con una corsetta, poi faccio piegamenti e flessioni, per poi arrampicarmi su un albero e esercitare il mio equilibrio e forza fisica saltando da un ramo all'altro, rimanendo sempre sospeso.

Sento in lontananza la sirena della sveglia suonare. Devono essere già le 7 del mattino. Scendo dagli alberi e torno alla struttura per andare a farmi una doccia prima di colazione.

Appena passo per un corridoio una voce familiare mi ferma.

"Dove sei stato? È presto." Aizawa mi scruta dall'alto in basso.

"Ad allenarmi, professore. Non vede che sono sudato?"

Ovviamente mi crede. Sono bagnato come un pulcino e ho foglie dappertutto, anche tra i miei capelli castani.

A un certo punto mi guarda meglio e la sua espressione si fa interrogativa.

"Ma non hai gli occhi marroni?"

"S-sì, perché?"

"Sono verdi ora." Mi risponde.

Cazzo! Ho dimenticato le lenti sta mattina. Ma sì può essere così scemi?

"Ah, già. Diventano verdi solo di prima mattina, e non sempre. Mio padre aveva l'abilità di cambiare colore degli occhi." Sparo per salvarmi in calcio d'angolo.

Il professore sembra crederci. Mi manda a fare una doccia e mi ripete ancora una volta che la colazione è alle 7.30. Fondamentalmente mi dice di spicciarmi.

Entro nei bagni, che sono in comune, e trovo Shoto a lavarsi la faccia, già vestito e pronto per andare.

Mi guarda, poi fa un'espressione stranita.

"Perché non hai le lenti?"

"Le ho dimenticate in borsa prima di andare ad allenarmi. Anche Aizawa l'ha notato, ma quando gli ho detto che era un'abilità che mi ha trasmesso mio padre mi ha dato l'impressione che ci credesse." Dissi tirando il fiato.

"Ti aspetto?" Mi chiese sistemandosi.

"No, vai pure. Ci vediamo dopo."

Dopo 20 minuti ero lindo e profumato. Andai in mensa e notai che non ero l'ultimo ad essere arrivato. Anche altri compagni non erano ancora presenti.

Individuai subito Shoto seduto a un tavolo, non molto lontano da Kota, che aveva un faccino assonnato.

Mi sedetti accanto al mio migliore amico e feci segno al bimbo di avvicinarsi.

"Hey mocciosetto, dormito bene?" Dico posandogli una carezza da sopra il suo inseparabile cappello rosso.

"Sì. Tu?"

"Anche io, grazie. Senti, Kota. Lui è il mio migliore amico, Shoto. Vorresti fare amicizia anche con lui?"

Il bambino mi guardò un po' storto.

"Perché?"

"Perché la pensa come noi e se non fosse una brava persona, e soprattutto affidabile, non sarebbe mio amico, non ti pare? Dopo quello che ti ho raccontato ieri puoi ben capire che non mi fido di tutti."

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