Causa ed effetto

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1 Novembre 1997

Dopo aver passato varie settimane in compagnia dei suoi amici e di nascosto, anche con Draco Malfoy, Leilah credeva di essere giunta ad una conclusione: era certamente arrivato il momento di dover confessare tutto ai suoi migliori amici, poiché non poteva continuare a mentirgli spudoratamente e prima o poi – dato che il ragazzo Serpeverde aveva anche accettato la decisione della giovane Grifondoro di comunicarlo agli amici – avrebbe dovuto trovare il coraggio per dirgli la verità.

Osservò il paesaggio al di fuori della finestra in vetro della sua camera; il cielo quella mattina pareva particolarmente uggioso e minacciava di dover piovere da un momento all'altro e quello scenario, le faceva venir voglia di rimanere comodamente sdraiata sul suo comodo e caldo letto, mentre scrutava le tende rosse e lasciava che la sua mente vagasse libera.

Udì la contagiosa risata del ragazzo Serpeverde a pochi centimetri dal suo viso.

Avrebbero dovuto studiare qualche materia che quel giorno, sembravano aver dimenticato totalmente. Abbandonarono le borse contenenti i libri in un angolo buio della Stanza delle Necessità e si sedettero a terra, davanti al camino acceso; quel pomeriggio sembrava esserci parecchio freddo rispetto ai giorni precedenti e Draco afferrò la coperta che aveva trovato poco prima ordinatamente piegata su una delle due poltrone ai lati del divano. Si posizionò dietro la ragazza, seduta sul pavimento davanti al camino, abbracciandola da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla, con un rapido gesto, si mise la coperta intorno alle spalle e strinse a sé la ragazza, in modo da poter coprire e riscaldare anche lei, che sorrise sotto il suo tocco.

Ancora, ogni qual volta si sfioravano, pareva sempre la prima volta.

« Draco » disse piano Leilah, richiamando la sua attenzione.
Ogni volta che udiva la voce della ragazza pronunciare il suo nome, sembrava quasi che il cuore smettesse di battere per qualche secondo, per poi ricominciare a battere molto più forte di prima.

« Mhh » mormorò lui, lasciandole un bacio sulla guancia.

« Perché proprio io? » domandò lei pensierosa, era una domanda che si era posta molteplici volte.

« Che intendi? » chiese lui in risposta, aggrottando le sopracciglia.

« Voglio dire... perché ti piaccio proprio io.
T-tu hai sempre odiato i mezzosangue » confessò lei non guardandolo negli occhi, ma osservando il fuoco scoppiettante del camino di fronte a lei.
Lui arrossì un po' a quella domanda, non era mai stato il tipo di ragazzo che parlava di sentimenti ed emozioni così private.

« Non lo so » rispose lui sinceramente.
« Credo mi abbia incuriosito il tuo essere così, come sei » cominciò a spiegare notando il suo viso confuso.

« All'inizio ti vedevo star male per le mie offese ma nonostante questo, sembravi comunque... buona, con me.
Credo di essermene reso conto per la prima volta quando quel maledetto Ippogrifo mi ha graffiato... »

« È stata colpa tua » disse lei con un faccia buffa, interrompendo il suo discorso.
Lui riprese a spiegare, non prima di aver riso e aver alzato gli occhi al cielo a quella affermazione.

« Tu sei rimasta con me in infermeria e mi chiedesti se avevo bisogno di qualcosa, anche se non lo meritavo, il tuo aiuto. Il giorno del Ballo del Ceppo, quando vidi quell'idiota provare a baciarti, credo di essere andato in confusione, provavo invidia e gelosia, anche se non volevo ammetterlo, così il quinto anno ti ignorai completamente. Speravo così di poter interrompere qualunque cosa stavo iniziando a pensare, o provare. Continuavo però a notare il tuo sorriso, i tuoi modi sempre gentili con chiunque e sapevo di ragazzi che volevano provarci con te e poi tu... diventavi sempre più bella » spiegò tutto d'un fiato, gesticolando nervosamente con le mani e tenendo lo sguardo basso, imbarazzato.

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