Pranzi irrequieti

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12 Aprile 1998

La giovane Grifondoro afferrò saldamente il braccio sinistro del Serpeverde al suo fianco, strinse forte la sua mano contro quella del ragazzo e si avvicinò a lui il più possibile.

Nonostante per lei quella non fosse la prima volta, la strana sensazione era rimasta immutata, sempre sgradevole e fastidiosa. Sentì quell'ordinario senso turbinoso, come se stesse vorticando per aria a occhi chiusi; provò quell'orribile sensazione di compressione, come se qualcosa la stesse schiacciando e spremendo, fino a farle mancare il respiro. Quando poi quell'atroce pressione svanì, fu improvvisamente di nuovo in grado di respirare, e fu assalita da un familiare e irritante mal di stomaco. Un attimo dopo però, alzò gli occhi e si ritrovò dinanzi a quella che pareva una tenuta di campagna, una bella e grande dimora nobiliare con delle vetrate a rombi.

Si trovava nella zona Sud Ovest dell'Inghilterra – parecchio lontana da casa sua – precisamente nel Wiltshire; scrutando l'abitazione, non sapeva adesso se quella nausea e il mal di stomaco fossero dovuti alla Smaterializzazione o all'agitazione e al timore che l'avevano improvvisamente aggredita.
Pure Draco Malfoy vicino a lei, con le dita ancora intrecciate alle sue, sospirò profondamente alla vista della tenuta della sua famiglia, come se stesse condividendo con lei le medesime sensazioni di preoccupazione e incertezza.

Leialh si sentì ancora più titubante avvertendo il respiro incerto del giovane; un attimo di esitazione si fece spazio nella sua mente, portandola anche a riflettere sul perché avesse deciso di passare il giorno di Pasqua proprio con la famiglia di quel ragazzo piuttosto che passarla con la sua famiglia, provando a ristabilire il rapporto con il padre che, alla notizia di dove sarebbe andata, si era solo infuriato maggiormente.

I due giovani si voltarono simultaneamente l'uno verso l'altro e la grifona incontrò gli occhi limpidi del ragazzo biondo platino, anch'essi esitanti e incerti, proprio come i suoi; con quella occhiata e con l'accenno di un sorriso da parte di lui, Leilah ricordò le motivazioni che l'avevano spinta a seguirlo in quella casa.

Lo stava facendo per lui, perché ne era innamorata e perché sapeva quanto ciò, nonostante provasse a nasconderlo, lo avrebbe reso felice.

Il giardino verde e perfettamente curato era circondato da siepi di tasso e da magnifici pavoni che scorrazzavano tutti lì intorno; gli esemplari maschi avevano la testa e il collo ricoperti di piume blu elettrico con riflessi quasi metallici, la zona intorno all'occhio invece era bianca interrotta da una striscia nera mentre il petto e il dorso erano ricoperti da grandi piume blu-verdi, le ali bianche, e i fianchi giallo-arancione. Gli esemplari femmine invece erano molto più semplici e meno elaborate: la testa era bianca e bruna, il collo e il petto verde metallico, mentre le ali brune e marezzate di nero.

« Ti piacciono? » le domandò il ragazzo, forse per alleviare il palpabile nervosismo.

Leilah annuì continuando a fissare quegli incantevoli animali, si voltò solo quando dovettero attraversare i vistosi gradini in pietra dell'ingresso. Arrivarono nell'atrio ove si capiva perfettamente che tipo di famiglia nobile abitava l'edificio, dato l'arredamento sfarzoso. Malgrado fosse poco illuminato, scrutò i ritratti appesi alle pareti, tra cui alcuni che parevano essere abbastanza vecchi.

« Questo è mio nonno... » mormorò Draco fermandosi davanti a un ritratto; Leilah lesse la piccola targhetta dorata incassata sotto il dipinto, nel legno della cornice, Abraxas Malfoy.

Superarono l'atrio per arrivare nel ricco salotto; Leilah osservò le pareti viola (un colore che non immaginava di trovare in una simile dimora) e gli altri ritratti appesi a esse. Alzò lo sguardo per ammirare il lussuoso lampadario di cristallo che pendeva dall'alto per poi spostare gli occhi sul camino di marmo sormontato da un grande specchio con una cornice dorata a volute.

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