La redenzione di Draco Malfoy

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I due studenti se ne stavano sdraiati su quel letto che la Stanza delle Necessità aveva offerto loro, con i corpi nudi coperti solo da sottili lenzuola; erano così stremati che nessuno dei due sembrava aver voglia di alzarsi, oppure non volevano perché il contatto tra la loro pelle nuda era qualcosa di divino. Così decisero di rimanere ancora lì, saltando tutte le lezioni di quella giornata.

« Perché credi che siano così insopportabili? » chiese lei, scrutando il suo viso pallido con attenzione.

« I Weasley sono dei traditori, una famiglia di purosangue amica dei babbani, e poi sono così poveri... » disse il Serpeverde quasi con ribrezzo.

« E adesso che stai con una traditrice di sangue, dovrebbe avere ancora importanza? » domandò lei alzando le sopracciglia.

« Quell'Harry Potter invece... » cominciò a dire Draco Malfoy, con lo stesso tono disdegnoso di poco prima, ignorando la domanda della ragazza.

« È solo uno stupido e altezzoso ragazzino, appagato nell'essere sempre al centro dell'attenzione, qualsiasi cosa faccia. »

« A Harry non interessa essere al centro dell'attenzione, ci si è ritrovato in questa situazione, senza averlo richiesto » tentò di spiegare la grifona.

« E ciò è successo perché un Mago Oscuro ha ucciso i suoi genitori, e ha tentato di uccidere pure lui, e uomini come tuo padre, suoi fedeli seguaci, hanno contribuito a questo scempio Draco » disse guardandolo accuratamente.

« Come ti sentiresti se qualcuno uccidesse i tuoi genitori? »

Silenzio.

Draco Malfoy abbassò lo sguardo, non riuscendo più a sostenere quello della ragazza di fronte a lui. Era confuso: lui amava incondizionatamente i suoi genitori e mai avrebbe permesso a qualcuno di potergli fare del male, tuttavia, si sentiva tremendamente in colpa per quella domanda e a causa della risposta su cui la sua mente rifletteva; probabilmente perché se lui non avesse avuto i suoi genitori al suo fianco, si sarebbe sentito libero.

Libero di crescere senza alcun tipo di pregiudizio, libero di poter formare lui i suoi pensieri, le sue idee e i suoi giudizi, libero di stare con chi aveva voglia, libero di poter prendere qualsiasi decisione senza il peso di essere una delusione per le persone che l'hanno messo al mondo, ma soprattutto, libero di poter essere chiunque avesse voluto.

Leilah indossò la sua consuetudinaria divisa scolastica contrassegnata dai colori rosso e oro e, dopo aver aspettato Hermione che stranamente quella mattina si svegliò più tardi del solito, insieme si avviarono giù in Sala Comune ove i ragazzi le stavano già aspettando, pronti per scendere in Sala Grande per la colazione. La giovane Grifondoro comunicò agli amici che si sarebbe fermata poco prima di varcare la soglia di quella sala, con l'intenzione di aspettare il ragazzo biondo platino.

Si allontanò dai suoi amici infatti, non appena arrivarono al corridoio che li avrebbe condotti in quella grande sala, poggiando la schiena sul freddo muro in pietra in attesa del Serpeverde. Sperava che il ragazzo non avesse cambiato improvvisamente idea, poiché quello che avevano programmato di fare quella mattina, lei lo considerava qualcosa di estremamente importante, ed era grata che il ragazzo avrebbe provato a fare questo enorme passo avanti solo per renderla felice. Non voleva però, metterlo in una situazione di difficoltà, e con ciò si era imposta che qualora il ragazzo avesse cambiato idea sulle sue intenzioni, lei avrebbe dovuto comprenderlo.

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