Capitolo Sette

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Le pareva un miracolo, ma invece era successo davvero. Era riuscita a dormire più di sette ore consecutive. Certo, non ricordava come fosse arrivata a casa e tantomeno chi l'avesse spogliata, ma il riposo ristoratore aveva cancellato l'ansia del dubbio.

«Oh, sei viva.» Shawn fece tintinnare le tazze del caffè mentre si sedeva sulla sponda del letto.

«Non del tutto.» Strinse il cuscino strofinando la guancia contro la stoffa.

«Quindi c'è ancora speranza?» Scherzò, ma nemmeno la macabra battuta rovinò l'umore dell'amica. Non ricordava cosa avesse sognato, ma le aveva lasciato un sorriso sul volto.

Camila si decise a lasciare definitivamente il mondo dei sogni e a tornare alla realtà. Grugnì mentre puntellava i gomiti al materasso, ma l'odore della caffeina fumante le addolcì nuovamente i lineamenti.

«Che diamine ho combinato ieri sera?» Domandò combattendo con ricordo frammentari e mal di testa costante.

«A parte cantare e svenire?» Rise Shawn, evidentemente conscio di episodi a lei sconosciuti.

«Svenire?!» L'alcol le aveva alleggerito non solo le ginocchia ma anche la memoria.

«Tranquilla, sei riuscita a terminare Don't stop me now prima di accasciarti al suolo. Dovresti avere un ricordo sul polpaccio. Hai sbattuto cadendo.» Sollevò le sopracciglia mentre sorseggiava il caffè osservandola da dietro il bordo.

«Oh Mio Dio.» Lanciò la testa all'indietro sospirando. Non era nemmeno troppo infastidita dall'essersi messa alla berlina davanti ai suoi nuovi colleghi, no. Le rodeva dover dare ragione a Lauren: era meglio se beveva solo succhi.

«Non preoccuparti. I ragazzi sono tutti affascinati dalle tue doti canore. Nessuno ricorderà il finale.» Se stava tentando di tirarla su di morale, non ci stava riuscendo nemmeno un po'.

Camila lo fulminò con lo sguardo. Mugugnò a lungo nel tentativo di diluire la vergogna, ma il tempo non lasciava spazio ad indugi. «Oggi abbiamo tanto da fare. È meglio se ti prepari.» Consigliò Shawn, prendendo in carica la tazza vuota mentre si trasferiva nell'altra stanza.

Camila sperò solamente di essere stata vista dal minor numero di astanti possibile, ma dal primo momento che mise piede in officina seppe come si doveva sentire Lauren con i riflettori puntati addosso. I suoi non emettevano flash, ma se le iridi avessero potuto sarebbe stata tempestata di luci.

«È arrivata la nostra star!» Fischiò qualcuno di cui nemmeno ricordava il nome. Strinse le labbra in un sorriso, ma tenne lo sguardo basso.

Qualcuno applaudiva al suo passaggio, altri ululavano chiedendo il bis. Shawn ridacchiava ad ogni reazione. Camila non gli risparmiò un'occhiata obliqua. Quando sopraggiunse alla sua postazione, le parve che le sette ore di sonno fossero svanite in due minuti. Shawn la lasciò con una carezza sulla spalla, e le disse anche di non preoccuparsi troppo, erano tutti amici ormai. Forse avrebbe persino creduto alle sue parole, se non avesse incontrato Lauren l'attimo dopo.

La corvina le passò davanti mordendosi un sorriso sghembo. «Stamani sei più in vena di Starway to Heaven o Imagine

«Sono più in vena da Kill them all.» Incurvò le labbra nel modo più falso che conoscesse, sperando bastasse per allontanarla almeno per tutta la giornata. Non erano amiche, l'aveva detto chiaro e tondo, e si, si lo ricordava bene, perciò non doveva comportarsi da tale.

«Lo hai già fatto ieri, ucciderci intendo. Con la tua voce.» Quindi tirò a dritto, lasciandola a rimuginare e bofonchiare. Perché non indossi il casco ventiquattro ore su ventiquattro? Inveì alle sue spalle Camila, maledicendo il giorno in cui si era domandata cosa vi si nascondesse dietro la visiera: un terribile sbaglio.

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