Capitolo Trentanove

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Scusate l'anticipo dell'aggiornamento, non credo avrei potuto alle 19.

Prometto che questa è l'ultima volta che cambio copertina. Siate clementi che è la seconda copertina che mi auto produco, grazie.😂

Buona lettura!

«Mi hai appena dato della grezza?» Inarcò un sopracciglio la corvina, individuando l'espressione di Camila anche se poteva osservare solo le sue spalle.

«Ho solo detto che avresti potuto metterti quacosa di più formale per un colloquio di lavoro.» Roteò gli occhi la cubana, che però non equivalsero l'increspatura delle labbra. Il lato permaloso dell'altra l'aveva sempre fatta molto ridere.

«Non capisco cosa ci sia di sbagliato in un paio di sneakers e un giubbotto di pelle, ma a quanto pare l'esperta di moda sei diventata tu.» La punzecchiò, ma non si lamentava affatto della gonna a tubino o della camicia elegante che le cesellavano il corpo. Anche se continuava a preferirla in jeans, vagheggiava ogni suo nuovo cambiamento come una scoperta da custodire.

Camila afferrò con slancio la maniglia, dopodiché si voltò con la medesima determinazione trafiggendo l'altra con uno sguardo incandescente. Non c'era bisogno di parole per rispondere alla sua frecciatina. Lauren si morse il labbro per non sorridere e continuò a morderselo quando la cubana le camminò davanti, ma per trattenere altro.

Mentre l'edificio era nuovo di pacca -si poteva ancora sentire l'odore di intonaco nell'aria- Christian era una vecchia conoscenza della cubana. Non avevano scambiato più di qualche consiglio e conferenza nella loro carriera, ma a quanto pare era bastato per gudagnarsi la fiducia dell'agente. O perlomeno un po' del suo tempo. Che forse valve sa che più della prima.

Camila non si impressionava più per gli studi lussuosi in cui il costo di un quadro non aveva niente da invidiare ad una penna che firmava un contratto da quattro zeri. Lauren, invece, c'era cresciuta nell'opulenza, ma l'aveva rifiutata quando suo padre l'aveva prediletta alla serenità, ed era per questo che ancora abbassava gli occhi quando era circondata da pareti dispensiose: perché non si era ancora perdonata per le scelte altrui. Eppure quel giorno si trovava lì proprio per rivaleggiare con tali scelte, per questo sollevò lo sguardo prima di sedersi, per poter stringere la mano di Christian senza vergognarsi.

«È un piacere conoscerti, Lauren.» Si aggiustò la cravatta, come se fosse lui quello che stava per sostenere un colloquio. «Su quella sedia si sono seduti tanti fondo schiena eminenti, ma il tuo è sicuramente quello più apprezzato.» Scherzò tirando più la pazienza della corvina che il nodo al collo. Non sai quanto hai ragione, pensò invece Camila, senza fare troppa ironia.

Tutti si ricomposero prima di intavolare una conversazione seria e deontologicamente accettabile. «Allora, ho discusso della proposta con i capi alti, e sono entusiasti! Ci terrebbero a informarti che sono disposti anche a siglare un contratto più duraturo...»

«No,» lo interruppe bruscamente Lauren, scuotendo la testa irremovibile. «La ringrazio, ma non sono interessata. Ci tengo a terminare la mia carriera quest'anno, niente di più.» Con Camila si erano messe d'accordo su cosa dire per giustificare la sua presa di posizione, perché confessare che voleva sfruttare una scuderia solo per vendicarsi del padre invischiato in affari criminosi non era proprio una buona presentazione.

Christian sospirò visibilmente dispiaciuto ma non deluso. Doveva aspettarselo. D'altronde la specialità della corvina erano le auto, mentre la specialità dell'agente erano le persone, ed entrambi avevano in comune un'abilità: sapevano prima di sedersi alle loro rispettive postazioni cosa li aspettava sul percorso.

«Non c'è problema.» Si manifestò pronto e corretto, sfoderando un contratto che includeva tutte le richieste della corvina. «Se vuoi contrattare sul prezzo di cartellino...» Azzardò più nervosamente Christian, come se sperasse di non doversi scomodare tanto.

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