Capitolo Ventisei

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Camila si stiracchiò come ogni mattina, solo che adesso lo spazio nel letto era più ridotto. Non il suo sorriso però. Lauren si era addormentata mentre le raccontava come avesse preso la decisione di non correre più dopo aver estinto il suo debito.

Le auto erano sempre state il suo sogno, ma l'incubo che stava vivendo l'aveva fatta sentire così in gabbia in quell'abitacolo che una vittoria era la peggior condanna che le spettasse una volta tagliato il traguardo. Ma la verità era che non aveva trovato altra ammenda per ripulirsi la coscienza che rinunciare a ciò che amava di più. Era ciò che riteneva abbastanza punitivo per riconoscersi di nuovo allo specchio almeno: controbilanciare ciò che aveva tolto ad altri perdendo ciò che ancora le apparteneva.

Camila sospirò amorevolmente mentre la osservava dormire con il naso troppo premuto nel cuscino per non spostarle leggiadra un ciuffo di capelli dietro l'orecchio per accertarsi stesse respirando, ma l'unica reazione che ottenne fu uno sbadiglio. «Buongiorno,» biascicò la corvina allungando un braccio verso la vita della cubana.

«Ciao.» Camila adagiò il capo contro la testiera del letto.

«Perché non stai dormendo?» Chiese la corvina con le palpebre ancora caparbiamente serrate, come se non avesse affatto voglia di abbandonare il mondo dei sogni. Perché avrebbe dovuto? Anche i suoi incubi talvolta erano migliori ella realtà che doveva sopportare.

«Avevo di meglio da fare.» Rispose affabile, solleticando il braccio dell'altra con i polpastrelli.

«Tipo spiarmi?» Anche se le iridi giocavano ancora a nascondino dietro la corteccia dei sogni, il sopracciglio inarcato rese bene la sua espressione.

«Tipo pensare.» La corresse la cubana, colpendola delicatamente sul lembo che prima stava carezzando.

«È troppo presto per pensare.» A quanto pareva non aveva intenzione di schiudere le palpebre, anzi. Desiderava indurre quelli di Camila a serrarsi.

«È quasi mezzogiorno, Lern.» L'aposotrfò dolcemente Camila, che fu sicura di esser riuscita a farle roteare gli occhi anche se chiusi. Il grugnito successivo della corvina fugò ogni dubbio.

Lauren puntellò i gomiti sul materasso e si mise a sedere all'altezza dell'altra. Solo allora si convinse a schiudere le palpebre e, proprio come Camila sospettava, scagliare un'occhiata torva che però venne ricambiata con una carezza sulla sua guancia sgualcita dal cuscino.

«Spero che almeno stessi pensando solo cose belle, perché adesso ne avrei bisogno per convincermi di aver fatto la scelta giusta.» Disse in tono ironico ma con un sonoro sbadiglio che un po' colpevolizzò la cubana.

«Mhh.» Mugolò la cubana, e allora qualsiasi residuo di sonno svanì dal volto di Lauren. Nonostante le stimmate sul viso, il suo sguardo era più che vigile. Camila la tranquillizzò con un sorriso.

Non aveva intenzione di ritrattare il perdono che le aveva concesso poche ore prima, stava solo progettando un modo per accaparrarsi il suo. Almeno nel suo caso, aveva la fortuna di potersi permettere un'alternativa più che vantaggiosa: dire la verità. Lauren non ne sarebbe stata contenta, ma fra loro erano sempre stati gli scivolosi segreti il problema, non la durezza della realtà. E poi, era stata lei a chiederle di essere sempre sincera, come non poteva rispettare la sua stessa etica?

«Beh, oggi ci sarebbe una gara, e io sono invitata ad andarci. Mi piacerebbe tu venissi con me... Ma voglio tu sappia che si terrà alla scuderia Nest.» Sperava che le sinapsi della corvina fossero quantomeno rallentate al mattino, ma le sue palpebre si sbarrarono subito, sollecitando quelle di Camila a socchiudersi.

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