Capitolo Diciotto

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Dopo quel lunedì sera non ve ne erano stati molti simili. Lauren non aveva fatto passi indietro, ma nemmeno avanti. Lo stesso valeva per Camila. Aspettava fosse la corvina a decidere se ancora non voleva "una come lei accanto", oppure se era pronta per farle spazio non solo sul sedile della sua auto, ma anche al tavolo di cucina, o nel letto, o dovunque potessero condividere uno spiraglio di quotidianità.

Intanto Lauren, in quelle due settimane, aveva corso un'altra gara, piazzandosi nuovamente prima. I giornali fremevano per ottenere un'intervista con la corvina, che a tutto accondiscnedeva tranne alle apparizione pubbliche. Sapeva che un microfono era più che altro una pala: scavava nel terreno privato, e Lauren sapeva stamparsi un sorriso solo quando gli argomenti restavano inerenti a motori o avversari.

Mike, però, aveva tenuto fede al loro patto fino a quel giorno, poi aveva accordato quattro domande ad una rivista di prima categoria. Lauren aveva scalpitato più di quanto le fosse concesso dagli sguardi infastiditi dei lacchè di suo padre, ma oltre rumorosi sospiri non incassò altro, oltre ovviamente la rassegnazione.

Ai riflettori era abituata solo se illuminavano a metri di distanza o scattavano flash in lontananza, ma adesso che la luce azzurrognola la colpiva direttamente sulle palpebre, la corvina tenne le sopracciglia accigliate per tutta la durata dell'intervista, trasmettendo un'immagine austera di sé stessa che non le apparteneva affato, ma che in qualche modo parve soddisfare l'opinione pubblica. A tutti piaci se appari come già ti immaginano, ecco la verità.

Camila, dal canto suo, non aveva un fotogramma chiaro di Lauren. Le sue azioni la confondevano, la sua vicinanza annullava le incertezze, ma la lontananza acuiva le inconsapevolezze e se c'era una condizione in cui Camila non riuscisse a sopravvivere era il dubbio, motivo per cui preferiva chiudersi fra le sue mura che osservare un cielo pieno di nuvole. Conoscendosi sapeva anche che una volta chiusa la porta non avrebbe più abbassato la maniglia, così, prima di girare la chiave, voleva parlare con Lauren per cercare di capire quante mandate avrebbe dovuto dare per trincerarsi.

Quella sera avrebbe avuto occasione di farlo finalmente, perché uscivano tutti dalle tute per agghindarsi un'ultima volta con cravatte e paillettes per l'ultimo giorno dell'anno.

Camila era intenta a riciclare un abito già indossato precedentemente, ma Shawn le aveva ostacolato categoricamente il tentativo, trascinandola in un negozio fuori città con Claire. Non avevano niente in comune le due donne, ma erano proprio le loro lacune che costruivano un ponte fra le due. La scarsa competenza di Camila in ambito di tessuti era supplita dall'occhio esperto di Claire, che con una sola giravolta bocciava o promuoveva un vestito per come le fasciava la vita o metteva in risalto l'incarnato della pelle. Per Camila, invece, erano tutti uguali: non le stava bene niente che non avesse tasche o fosse realizzato in jeans. Per fortuna anche Shawn forniva un parere amicale e disinteressato, sfatando le sue ubbie.

Uscirono dal negozio due ore dopo. Le pareva di aver corso più fra un camerino e l'altro che in pista. Forse avrei dovuto portare il casco, pensò traendo un respiro profondo mentre usciva in strada.

Si sforzò di sorridere quando Claire l'abbracciò. «Ci vediamo stasera.» Disse la bionda. A quanto pareva non abbisognavi di un invito se indossavi una fede al dito.

«Certo, grazie Claire.» Salutò entrambi con la mano mentre si allontanavano in auto.

Erano stati gentili, ma si sentiva già tremendamente stanca prima ancora che iniziasse la serata. In più, si era proposta di comprare un abito per capodanno, invece ne aveva acquistati abbastanza per tutto l'anno.

Si stava ancora rimproverando quando posteggiò la macchina davanti a casa, ma perse il filo del discorso quando notò un famigliare cesto di capelli corvini stazionato di fronte alla veranda. Lauren si era seduta sui gradini di legno, le gambe ballavano nervosamente, ma le mani erano ferme sul viso. Udendo il rumore del motore, alzò lo sguardo.

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