Capitolo Dodici

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«Il fatto che tu sia brava non basterà per farti vincere. Devi anche avere un buon tempismo, essere tenace, saper riprendere terreno se dovessero superarti... Non è solo velocità.» Per la milionesima volta Lauren le ripeté la tiritera.

«Non vorrei essere scortese, ma puoi far partire il cronometro e basta, per favore?» Supplicò esacerbata Camila, guatandola attraverso il finestrino abbassato.

Lauren le resitutì un'occhiata risentita. «È già partito.» Sentenziò, sorridendo solo per quanto si sgranarono gli occhi all'altra.

Camila incespicò arrabattandosi fra l'accensione e la partenza. «Stronza,» Proferì a denti stretti, ringraziando il casco di nasconderle quantomeno il labile.

Camila sfrecciò impavida e baldanzosa sul terreno argilloso, cavandosela eccezionalmente anche con gli ostacoli che Lauren aveva disseminato sul selciato per aumentare la difficoltà. Solo sull'ultima curva, come sempre, si complicò l'andatura irreprensibile dell'auto, che slittò a causa del plissé a gomito. Frenò con qualche metro di troppo, inzaccherando la punta delle scarpe di Lauren, che serrò la mascella ma fece finta di niente.

«Due minuti e nove secondi.» Decretò piatta, strappandole un rantolo esausto che nemmeno le labbra ancora compresse ovattarono. Camila si sbarazzò del casco, depositandolo sul sedile di fianco a lei.

«È impossibile che ottenga un tempo migliore.» Incrociò le braccia sulla base del finestrino, sporgendo sia viso che labbra all'infuori.

«Io lo ottengo sempre.» Rincarò la dose Lauren, mutando il broncio dell'altra in un ghigno. Aveva il potere di riscaldare la sua parte competitiva in un nanosecondo, ma ormai lo sapevano entrambe. I loro punti deboli erano esposti quando si trovavano nella stessa stanza.

«Tu ti alleni da una vita, io da una settimana. E ho già fatto meglio dei tuoi primi trenta tentativi, come minimo.» Evidenziò accalorata, sperando che il fuoco delle parole non si propagasse sulle guance.

«Ma non devi fare meglio di me,» sottolineò insoddisfatta del volto ancora troppo pallido dell'altra. Doveva tirar fuori lo scarlatto per avere il meglio da lei. Lo sapeva. «Devi far meglio di altri venti piloti che sfiderai tra una settimana, e ti faranno mangiare la polvere se continui così.» Portò le braccia conserte, compiaciuta per come l'altra aveva drizzato spalle e testa d'un colpo.

Sai cosa ti faccio mangiare io, eh? Nella sua testa suonò minatorio solo la prima volta, ascoltandosi una seconda decise che era troppo ambiguo per lo sguardo già malizioso della corvina.

Lauren si passò una mano sul viso quando l'audacia di Camila si spense in un sospiro sconsolato. «Non volevo scoraggiarti, anzi... È solo che non ci rimane molto tempo per migliorare.»

«Lauren, sto già facendo il massimo.» Lo sguardo mortificato fu un pugno allo stomaco per la corvina.

«Lo so, lo so.» Nascose il cronometro in tasca, agitando le mani come per cancellarne il ricordo. «Abbiamo già fatto abbastanza prove su questo circuito. Andiamo su quello vero.» Proclamò spavalda, vantandosi del sorriso che colorò nuovamente il volto di Camila.

Una volta sopraggiunte all'officina, tutto lo staff era messo al corrente delle intenzioni di Lauren. Le auto erano allineate sulla linea di partenza. Erano state controllate e testate prima di essere approvate. Nel box vi erano tre facce sconosciute che crucciarono l'espressione di Camila.

Approssimò le labbra all'orecchio di Lauren, sussurrando: «Chi sono?»

«I piloti di riserva. Se mi faccio male, corrono loro al posto mio.» Disse senza giri di parola, come se non ci fosse niente di controverso nelle sue affermazioni.

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